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il "privilegio" dell’astensione obbligatoria dopo il parto

Publie le mercoledì 30 giugno 2010 par Open-Publishing
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Gentile Ministro Gelmini,
l’altro giorno, leggendo la sua intervista sul
Corriere della Sera, in cui dichiarava che
l’ASTENSIONE OBBLIGATORIA DOPO IL PARTO è un privilegio, sono rimasta basita.
Che lei fosse poco ferrata sui problemi
dell’educazione, non era necessaria la laurea in
pedagogia, che io possiedo e lei no, o i tre
corsi post laurea, che io possiedo e lei no,
visto quello che sta combinando alla scuola
statale. Ma almeno speravo avesse competenze
giuridiche, essendo lei avvocato ed io no.

Certo, dato che lei, ora paladina della
regionalizzazione, si è abilitata in “zona
franca” (quel di Reggio Calabria), perché più
facile (come da lei con un’ingenuità e candore
imbarazzante affermato), lo si poteva supporre. E
allora, prima le faccio una piccola lezione di
diritto e poi parliamo d’educazione. L’astensione
dopo il parto, sulla quale lei oggi con tanta
leggerezza motteggia, è definita OBBLIGATORIA ed
è un diritto inalienabile previsto da quelle
leggi, per cui donne molto più in gamba di lei e
di me, hanno combattuto strenuamente, a tutela delle lavoratrici madri.
Discorso diverso è il congedo parentale, di cui
si può fruire, dopo i tre mesi di vita del
bambino, per un totale di 180g, solo in parte
retribuiti integralmente. Ovviamente per persone
come lei, con un reddito di oltre 150.000 euro
l’anno, pari quasi a quello del governatore della
California Arnold Schwarzenegger, discutere di
retribuzione, in questo caso più che un privilegio, è un’eresia.

Ovviamente lei non può immaginare, perché può
permettersi tate, tatine, nido “aziendale” al
ministero, ma LA GENTE NORMALE, che lei dice di
comprendere, ha a che fare con file d’attesa
interminabili per nidi insufficienti e costi per
baby-sitter superiori a quelli della propria retribuzione.
Voglio dirle una cosa però, consapevole che le
mie affermazioni susciteranno più clamore delle
sue, DA PEDAGOGISTA E DA ESPERTA, affermo che
fruire dell’astensione OBBLIGATORIA oltre che un
DIRITTO è anche un DOVERE, prima di tutto morale e poi anche sociale.
Come vede ho più volte sottolineato la parola
OBBLIGATORIA, che già di per se dovrebbe
suggerirle qualcosa. Ma preferisco spiegarmi
meglio, anche se è necessaria una piccola premessa doverosa.
Lei come tante donne, crede che l’essere madre,
anche se nel suo caso da pochi giorni, le dia la
competenza per parlare e pontificare su
educazione e sviluppo del bambino, ai quali
grandi studiosi hanno dedicato anni e anni di
studio. In realtà, per dibattere sulla pedagogia,
oggi chiamata più propriamente SCIENZE
DELL’EDUCAZIONE, bisogna avere competenze
specifiche, che dalle sue dichiarazione lei non sembra possedere.
Le potrei parlare della teoria sull’attaccamento
di Bowlby, dell’imprinting e di etologia, ma non
voglio confonderle le idee e quindi ricorro ad esempi più accessibili.
Basta guardare il regno animale per rendersi
conto come le femmine di tutte le specie non si
allontanano dai cuccioli e dedicano loro
attenzione massima e cura FINO ALLO SVEZZAMENTO
Non è una legge specifica relativa agli umani, ma
della natura tutta. Procreare, infatti, implica
delle responsabilità precise, è una scelta di
vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A
MAGGIOR RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA.
Sbaglia chi crede che l’arrivo di un figlio, non
comporti cambiamenti nella propria vita. Un
bambino non chiede di nascere, fare un figlio non
è un capriccio da togliersi, ma una scelta di
servizio, di dono di se stessi e anche del
proprio tempo. Non sono i figli che devono
inserirsi nella nostra vita, siamo noi che
dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura. Se
non facciamo questo, potremmo fare crescere
bambini soli, senza autostima e con poca
sicurezza di sé. Bambini affamati di attenzioni,
perché non gliene è stata data abbastanza nel
momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i
primi mesi di vita. L’idea che non capiscono
niente, che non percepiscono la differenza ad
esempio tra un seno materno e un biberon della
tata, è solo nostra. Ciò non vuol certo dire che
tutti bambini allattati artificialmente o che
tutti bambini con genitori che tornano subito a
lavoro, saranno dei disadattati. Ma bisogna fare
del nostro meglio per farli crescere bene, come
quando in gravidanza assumevamo l’acido folico,
per prevenire la “spina bifida”.
I bambini hanno nette percezioni, già nel grembo
materno. L’idea, che se piangono non si devono
prendere in braccio “perché si abituano alle braccia”, è un luogo comune.
Le “abitudini” arrivano dopo i 6 mesi, fino ad
allora è tutto AMORE. Non è un caso che studi
recenti, riabilitano il co-sleeping, (dormire nel
lettone) e i migliori pediatri sostengono la
scelta dell’allattamento a richiesta. Il volere
educare i bambini inquadrandoli come soldati, già
dai primi giorni di vita, non solo é antisociale,
perché una generazione cresciuta senza il
rispetto dei suoi ritmi di crescita può essere
inevitabilmente compromessa, ma è un
comportamento al di fuori delle più elementari regole umane e naturali.
Poi è anche vero che per molte donne, tornare a
lavorare subito dopo il parto sia una necessità
assoluta. Ma per questo problema dovrebbe
intervenire adeguatamente lo Stato e non certo
con affermazioni come le sue. Mi rendo conto che
il suo lavoro le permette di lasciare la bambina,
rilasciare interviste di questo tipo (di cui noi
non sentivamo la necessità) e tornare con comodo
da sua figlia. Ma ci sono lavori che richiedono
tempi e una fatica fisica e mentale che lei non
conosce. Tempo che sarebbe inevitabilmente tolto
ad un neonato che ha bisogno di una mamma
“fresca”, che gli dedichi la massima attenzione.
Noi donne infatti, se spesso per necessità ci
comportiamo come Wonder Woman, poi siamo colpite
da sindrome di sovra affaticamento.E non è vero
che è importante la qualità e non la quantità:
 perché la qualità del tempo di una mamma da
pochi giorni, che rientra nel tritacarne della
routine quotidiana, aggiungendo il carico della
gestione di un neonato, può essere compromessa.
 perché un bambino non dovrebbe scegliere tra
qualità e quantità, almeno nei primi mesi,
dovrebbe disporre di entrambe le cose.
Per non parlare poi del fatto, che se un genitore
non può permettersi qualcuno che tenga il bambino
nella propria casa, nel corso degli spostamenti,
lo espone, con un bagaglio immunologico ancora
carente, alle intemperie o alle inevitabili
possibilità di contagio presenti in un nido.
Infatti, è scientificamente provato che i
bambini, che vanno al Nido troppo presto, o che
non vengono allattati al seno, sono più soggetti
ad ammalarsi, con danno economico sia per le
famiglie che per il sistema sanitario.
Poi per carità, si può obiettare, che ci sono
bambini che si ammalano anche in casa, o come
succede anche ai bambini allattati al seno, ma è
come dire ad un medico, che giacché si è avuto un
nonno fumatore campato 100 anni, non è vero che il fumo fa male.
Bisogna dunque incentivare i comportamenti da
genitore virtuoso, anche con la consapevolezza
che i bambini non sono funzioni matematiche, ma
si può fare molto, per favorire una crescita
armoniosa, già dalla prima infanzia, se non
addirittura durante la gravidanza. E allora le
domando Ministro, di svolgere il suo ruolo
importante istituzionale con maggiore serietà,
cercando di evitare affermazioni fuori luogo come
questa, o come quella secondo cui “studiare non è
poi così importante”, prendendo Renzo Bossi come
esempio. Si dovrebbe impegnare di più
nell’analisi dei problemi, per evitare
valutazioni errate e posizioni dannose per lei, per gli altri e per il Paese.
Perché forse qualcuno potrebbe aver pensato che
tutto sommato il suo era un ministero poco
importante, che se guidato da un giovane ministro
senza competenze specifiche, “non poteva arrecare
grossi danni”, soprattutto obbedendo ciecamente
ai dettami del Tesoro, ma lei con la sua
presunzione di voler parlare di cose che non
conosce, sta contribuendo a minare il futuro di un’intera generazione.

Un’ultima cosa, lei che di privilegi se ne
intende bene, essendo un politico, la usi con maggiore pudore questa parola.

05-05-10 Rosalinda Gianguzzi

Messaggi

  • Vorrei poterTi abbracciare, cara sig.a Rosalinda (scusa il confidenziale tu).

    Aggiungerei che essere madre non vuol dire solo aver partorito, qualche tempo dopo l’atto del concepimento; è "mestiere" difficile, di più di quello del Politico che si può esercitare - quest’ultimo - senza concorso alcuno e senza abilitazioni, seppur conseguite ove è più facile.

    Essere educatrice, poi, è cosa serissima per forgiare le nuove generazioni che, istruite, non dovranno cedere il loro consenso ai pifferai di turno ed ai venditori di tappeti.

    Un caro saluto ed un grazie per la corposa lezione (lectio magistralis) che hai impartito, con eleganza da sapere, ad un Ministro della Repubblica, meritevole di critiche per ciò che sta sfasciando nella Scuola pubblica.

    luigi

  • Grazie Rosalinda, magari servisse tutto quello che hai scritto.
    Se alla Maria Stella dovesse arrivare la tua comunicazione la sottoscrivo per quanto riguarda critiche e commenti, per la parte "scentifica" forse Maria Stella non sa cosa farsene.

  • Cara Rosalinda
    mi auguro con tutto il cuore che il "Nostro Carissimo Ministro" legga la sua risposta e che si vergogni almeno un pò di occupare un posto che prorpio non merita.