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ALTERNANZA O ALTERNATIVA ?

Publie le venerdì 17 marzo 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Elezioni politiche 2006

di Giustiniano Rossi

Erano in tanti a volerci credere, quando finalmente sua Emittenza si é degnata di accettare un confronto con il suo avversario alle elezioni politiche nel rispetto delle regole del "faccia a faccia" all’americana, diventate ormai universali, come il chewing-gum, la Coca cola e il rock and roll, presso tutte le democrazie presentabili nel salotto buono della borghesia internazionale.

Certo, fra un Berlusconi livido, ormai finito, qualunque sia l’esito delle elezioni, costretto in una camicia di forza che non gli garantisce, come di consueto, il libero fluire della sua logorrea, le domande di pennivendoli compiacenti, le inquadrature complici, le interruzioni a profusione e tutto l’armamentario dell’arroganza del potere, senza altri limiti se non la fantasia del suo titolare, ed un Prodi rassicurante, paterno, tutto sommato competente, con quel suo faccione paffuto da democristiano d’altri tempi, a metà strada fra il rassicurante curato di campagna e l’amico della bocciofila, un po’ Don Camillo e un po’ Peppone, la differenza é grande, almeno sul piano dell’immagine.

Ma quando si passa dalla forma alla sostanza, l’idea che si ricava dal confronto fra i due diventa un’altra. Non ci interessa tanto dilungarci su Berlusconi, un uomo il cui mandato quinquennale é stato inaugurato dalla morte di Carlo Giuliani e sul quale la parte migliore del popolo italiano ha espresso ormai da anni il suo giudizio. E’ Prodi, colui che dirige la coalizione di tutti coloro che sono disponibili a combattere la balena azzurra ed il bestiario fascista, xenofobo, baciapile e razzista che l’accompagna, che ci interessa. Berlusconi, lo sappiamo, rappresenta il liberismo alla carbonara, un inestricabile coacervo di mafia e di P2, di Craxi e di Milano da bere, di TV spazzatura e di paradisi fiscali, di corruzione e di finanza creativa, di abusivismo edilizio e di revisionismo storico, pubblicità, pubblicità, pubblicità....

Anzitutto, cosa oppone Prodi a Berlusconi sul problema del lavoro? Chi si aspettava affermazioni decise sulla necessità di cominciare, almeno, a redistribuire la ricchezza sottratta ai lavoratori, i cui salari non bastano ormai neppure ad arrivare alla fine del mese, a contrastare la precarizzazione del contratto di lavoro, anzi la sua scomparsa, a tassare la rendita finanziaria almeno nella stessa misura degli altri paesi dell’Unione europea, ad introdurre una forte progressività del prelievo fiscale in modo da contrastare la tendenza alla concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi ed all’impoverimento dei molti che la producono, a reintrodurre la tassa di successione, a prelevare, per farla breve, dai portafogli dei padroni il necessario per dotare lo stato di risorse adeguate ai suoi compiti nei confronti dei cittadini, dei giovani, delle donne, degli anziani, dei migranti, dei portatori di handicap e di tutti coloro che dipendono dalla collettività per il soddisfacimento dei loro bisogni primari é rimasto a bocca asciutta, o quasi.

Ebbene, Prodi ha rassicurato il suo avversario ed i telespettatori che non intende distruggere quanto il governo Berlusconi ha costruito, ma solo procedere con mezzi diversi: egli ripropone la concertazione con le organizzazioni sindacali, si impegna a non introdurre nuove tasse, ad alleggerire ulteriormente lo stato e tutte quante quelle misure adatte a riportare l’Italia, fa capire, sulla carreggiata del liberismo classico, quello del Trattato Costituzionale europeo e della direttiva Bolkestein, della privatizzazione dei servizi e della loro apertura alla concorrenza internazionale e si vanta, infatti, dei giudizi positivi del Wall Street Journal ed altre testate della stampa "alternativa" internazionale nei confronti del suo programma, ormai sponsorizzato, come si sa, persino da Confindustria e dal Corriere della Sera.

Quando viene toccato il tema delle donne, a partire da una domanda sulle quote rosa, Prodi ripropone l’immagine della famiglia classica, della mamma con tanti bambini, della donna il cui essere al mondo - questa é almeno l’impressione che dà - viene giustificato principalmente dalla sua funzione riproduttiva. Le donne presenti pensavano che parlasse di difesa della 194, di PACS, di conquista, finalmente, della laicità dello Stato contro le tendenze confessionali ormai dilaganti. Una laicità tanto più importante in un paese, l’Italia, dove le scuole, i tribunali e tutte le sedi dell’amministrazione pubblica sono da sempre piene di crocifissi, dove lo stato finanzia la chiesa e le scuole cattoliche, una laicità che é garanzia per la libera scelta delle donne in tema di sessualità, di maternità, di aborto. E non solo delle donne, ma anche di quanti, gay, lesbiche, trans non intendono più nascondere le loro vite o vergognarsene e chiedono parità di diritti con i cittadini eterosessuali.

Quando viene toccato il tema dell’energia, non una parola viene spesa da Prodi per denunciare l’urgenza di farla finita con le fonti d’energia non rinnovabile, di avviare programmi di investimento nelle energie alternative, nelle nuove tecnologie per lo sfruttamento dell’energia eolica, geotermica, solare, delle biomasse per evitare il collasso prossimo venturo. Stesso discorso per quanto riguarda la gestione dei rifiuti: Prodi loda il caso della Puglia, dove un impianto d’incenerimento viene realizzato, a suo dire, da una giunta di sinistra, dopo essere stato a lungo bloccato da un governo regionale di destra. Le lotte che un po’ in tutta Italia si sono sviluppate in questi anni contro gli inceneritori, per la raccolta differenziata, il riciclaggio e lo smaltimento con trattamento a freddo e definitiva inertizzazione del residuo sono lontane, lontane...

Quando viene toccato il tema delle grandi opere, Prodi sostiene che il problema é quello dei tanti cantieri aperti senza che i lavori vengano conclusi e quello della mancanza di concertazione con le popolazioni interessate. Promette sostanzialmente la realizzazione della TAV, che fa parte del corridoio Ovest - Est Europa, uno dei due assi fondamentali, secondo lui, per il trasporto di viaggiatori e merci. Neppure una parola sull’opportunità di rivedere il concetto di grandi opere infrastrutturali ed il loro rapporto con le piccole infrastrutture, che sono quelle che consentono alla gente di andare a lavorare, di disporre di acqua potabile, di essere al riparo da frane ed inondazioni. Tanto per fare un esempio, in un paese come il nostro, dove gli incidenti ferroviari sono ormai ordinaria amministrazione, dove i tempi di percorrenza sono rimasti agli anni 50 - o all’inizio del secolo, come in Sicilia ed in tutta l’Italia meridionale - dove la qualità del materiale rotabile é men che mediocre, dove la puntualità é un sogno, Prodi continua a magnificare la linea ferroviaria al Alta Velocità Firenze - Bologna, che ha dissestato l’Appennino, disseccato le sue risorse idriche, massacrato il territorio e provocato danni irreparabili per miliardi di euro senza tradursi in alcun beneficio per le popolazioni del territorio che attraversa.

Quando viene toccato il tema dei migranti, Prodi rassicura che i Centri di permanenza temporanea non si toccano, si tratta solo di passarne la gestione ai comuni, perché le forze di polizia, che hanno fatto fin qui, secondo lui, un ottimo lavoro, possano dedicarsi ad altri compiti. Davanti all’emergenza dell’emigrazione dovuta alla fame, alle guerre, alla mancanza di assistenza e di istruzione, ad una ripartizione mondiale della ricchezza la cui realtà é troppo nota perché la ricordiamo qui con delle cifre, la risposta non é dissimile da quella dell’immigrazione scelta in alternativa all’immigrazione subita, quella delle quote di immigrati contrattate con i paesi di emigrazione, perché "le imprese italiane hanno bisogno degli immigrati". Nulla o quasi nulla sulla cittadinanza di residenza.

Sul tema della guerra non una parola sull’orribile avventura irakena, sembra di non essere in Italia, paese che in questi tre anni ha dato vita al più vasto movimento in Europa per la pace "senza se e senza ma" portando in piazza a manifestare contro la guerra milioni di persone. Su una eventuale collaborazione dell’Italia ad una "operazione chirurgica" nei confronti dell’Iran, Prodi specifica che essa potrà avvenire solo se decisa dall’ONU. Un progresso, certo, rispetto ai bombardamenti umanitari in Yugoslavia, sotto la gloriosa bandiera della NATO, per rendere il territorio del Kossovo atto ad ospitare due immense basi militari americane che servono, ne siamo certi, a presidiare le istituzioni democratiche e l’autonomia di quella provincia. Ma un progresso tanto piccolo che Prodi e Berlusconi raggiungono addirittura una specie di intesa bipartisan sull’argomento, esprimendo entrambi l’auspicio che il buon senso, naturalmente da parte iraniana, prevalga. Nemmeno una parola di critica alle potenze nucleari classiche, che pretendono di prescrivere ad altri quanto esse stesse non hanno mai applicato, o sulla politica dei due pesi e due misure, che pretende dall’Iran, chissà perché, cio’ che non é mai stato preteso da Israele, oppure dal Pakistan, o dall’India o chissà da chi altro! Sembra quasi, ma sicuramente é un’allucinazione, di essere negli USA, dove tutti sanno che, se le differenze fra il partito repubblicano e quello democratico sono minime in politica interna, esse sono certamente nulle in politica estera. Fu il democratico Kennedy, l’uomo politico al quale si ispira come ad un modello l’attuale sindaco di Roma, Walter Veltroni, all’origine della spedizione alla Baia dei Porci, a Cuba, più di quarant’anni fa.

La ciliegina sulla torta é quella che riguarda Bertinotti, il cui spauracchio viene agitato da Berlusconi insieme alla pericolosa armata Brancaleone di verdi, no-global, perfino di giovani dei centri sociali, tutti suoi alleati e tutti diabolicamente concordi nel voler introdurre un’imposta patrimoniale, impedire la realizzazione di opere pubbliche magari indispensabili come il ponte sullo stretto di Messina, la TAV in Val di Susa, le sacrosante autostrade, gli inceneritori o termovalorizzatori e chi più ne ha più ne metta. Prodi insorge in difesa di colui che qualche anno fa era stato il bersaglio di tutte le accuse quando, in seguito alla mancata applicazione di elementi di programma concordati, come la riduzione dell’orario di lavoro, aveva tolto il sostegno al suo governo, che pure esisteva grazie ad una vittoria elettorale di cui Rifondazione era stata elemento determinante. Bertinotti é un uomo d’onore e terrà fede alla sua parola: Prodi sente il bisogno di dare una tale assicurazione all’uomo del disonore, responsabile di corruzione, falso in bilancio, esportazione illegale di capitali, già iscritto alla loggia massonica P2, buon amico della mafia, compare di Craxi e di tanti altri ladri matricolati, sfuggito finora alla galera grazie ai suoi avvocati ed al suo denaro, che malgrado le tante leggi ad personam varate dal suo governo non é riuscito a liberarsi da tutti i processi che lo riguardano e che lo aspettano, almeno speriamo, dopo le elezioni. Si rimane perplessi. L’unica cosa chiara uscita dalla bocca di Prodi riguarda il conflitto di interessi, che il suo governo intende regolare per legge: é il solo elemento netto di autocritica nei confronti dell’operato del suo precedente governo e dei governi della sua coalizione!

Ma, purtroppo, per noi che lottiamo per un’alternativa e non ci accontentiamo di un’alternanza, non c’é, almeno attualmente, un’altra strada, dobbiamo provarci lo stesso: appuntamento un minuto dopo la vittoria di questo neonato comitato di liberazione nazionale, con l’impegno di lottare per impedire che, nel 2006 come nel 1945, siano i soliti noti, i veri responsabili della situazione attuale, quelli che sono arrivati a mettere sullo stesso piano i partigiani e i "ragazzi" di Salo’, quelli ai quali l’opportunismo fa smarrire persino la loro identità originaria, a raccoglierne i frutti inaugurando nuove, vecchie convergenze parallele grazie alla realizzazione della loro unica idea politica: la conquista del "centro".

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