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16 gennaio 1943: Il Gobbo del Quarticciolo
par InfoAut
Publie le mercoledì 16 gennaio 2013 par InfoAut - Open-Publishing2 commenti
Il Quarticciolo è un’area urbana del settimo municipio del comune di Roma. Fa parte del quartiere Alessandrino, all’angolo fra viale Palmiro Togliatti e via Prenestina: la prima lo separa a ovest dalla zona di Centocelle, mentre la seconda lo separa a nord dalla zona di Tor Sapienza. Il Quarticciolo fu una borgata ufficiale tra gli anni ’30 e ’40, dimora soprattutto di immigrati del sud Italia e, insieme al Quadraro, Centocelle e Tor Pignattara, protagonista della Resistenza romana contro l’occupazione nazifascista.

Lo stesso Quarticciolo era anche base operativa della famosa "banda del Gobbo", capeggiata dal giovanissimo Giuseppe Albano, nato il 5 giugno del 1927 a Gerace Superiore (Reggio Calabria) e arrivato a Roma alla fine degli anni Trenta. Affetto da una malformazione alla schiena, postumo di una caduta, che gli procurò il soprannome di "il Gobbo", dall’età di 14 anni Albano divenne presto noto alle forze dell’ordine per i furti e gli atti di brigantaggio che svolgeva con i componenti della sua banda, composta da suoi coetanei per la maggior parte figli di immigrati del sud Italia, il cui vivere in borgata li rendeva indifferenti se non ostili all’autorità, indipendentemente che essa fosse rappresentata dallo Stato italiano o dagli occupanti nazifascisti.
Il 10 settembre del ’43, il Gobbo affrontò un manipolo di tedeschi in perlustrazione. Partigiano a suo modo: mirava ad uccidere e infliggere castighi. Il mito del Gobbo, poi, conobbe la sua fama soprattutto durante i primi mesi del 1944, quando si fece notare per aver disarmato due avanguardisti che lo minacciavano con un pugnale e successivamente quando comparì in una foto dell’epoca che lo immortalava a Porta San Paolo con il grembiule da garzone, mestiere che faceva in una farmacia, con ancora i calzoni corti, mentre combatteva contro l’occupazione nazista, al riparo dietro ad un carro armato. Italia libera, l’organo del Partito d’Azione cosi lo descrisse: "E’ il più leggendario, il popolo ne racconta le gesta fremendo...".
Per ben due mesi infatti, tedeschi e fascisti rinunciarono addirittura ad entrare nei quartieri Centocelle e Quarticciolo a causa delle fulminee azioni dei giovani resistenti della zona guidati da Giuseppe Albano (a volte con l’aiuto dei militanti di formazioni politiche divenute storicamente famose per la lotta partigiana, come Bandiera Rossa, o le brigate Garibaldi).
Sicuramente fu la sua banda la prima a reagire alla rappresaglia delle Ardeatine. Il 10 Aprile 44, infatti, a pochi giorni dalla strage, giustiziò tre nazisti nel quartiere Quadraro, in via Calpurnio Fiamma, e la reazione tedesca fu spietata: furono rastrellati 700 uomini del quartiere e deportati in Germania, ove ne morirono circa la metà.
Il 17 Aprile anche Albano venne arrestato, probabilmente in seguito ad una spiata, mentre si rifugiava, insieme ad un folto gruppo di compagni di "Bandiera Rossa" in un’azienda. Il fatto di essere stato sorpreso insieme a compagni di un gruppo diverso dal suo e lo stesso ridicolo ordine tedesco di arrestare tutti i gobbi di Roma - Via Tasso e Regina Coeli erano pieni di poveracci con le spalle curve - fece sì che Albano non fosse riconosciuto come il famoso partigiano e non fosse quindi eseguita la condanna a morte che era stata promulgata nei suoi confronti. Questo non impedì però che in Via Tasso fosse ferocemente torturato.
Il 4 Giugno, con gli americani alle porte di Roma e i tedeschi in fuga, la popolazione assaltò Via Tasso e liberò i detenuti, tra cui il "gobbo". In seguito, nella Roma liberata, il Gobbo e i suoi parteciparono alla cattura di molti fascisti, per alcuni giorni addirittura in collaborazione con i poliziotti della Questura, divenuti per incanto tutti "antifascisti". Ma, come altri partigiani, fu ben presto deluso dalla non volontà del nuovo governo di "epurare" i fascisti ed anzi di cominciare a perseguitare i compagni. La banda si dedicherà quindi ad azioni di esproprio contro gli arricchiti della "borsa nera", distribuendo vettovaglie e generi di prima necessità alla popolazione affamata. In una di queste azioni rimarrà fortuitamente ucciso un militare inglese.
Giuseppe Albano strinse anche contatti con le varie anime della Resistenza, senza però dipendere mai da alcun partito o organizzazione politica. Fu così che per ordine di Pietro Nenni (PSI), si infiltrò nel gruppo "Unione Proletaria". Questo gruppo, con sede in Via Fornovo 12, nonostante il nome "di sinistra" e nonostante che fosse diretto da un ex appartenente di "Bandiera Rossa" - Umberto Salvarezza - in realtà aveva aggregato molti ex fascisti allo scopo di svolgere, d’accordo con ambienti monarchici (si dice fosse finanziato dallo stesso Umberto II, futuro sovrano), opera di provocazione contro le forze di sinistra.
Il 16 Gennaio 1945 , mentre usciva dalla sede dell’Unione Proletaria in Via Fornovo, il Gobbo venne ucciso con sei colpi di pistola, di cui uno alla testa. La versione ufficiale è che morì in un conflitto a fuoco con i carabinieri che lo ricercavano per la morte del militare inglese. Una successiva "controinchiesta", condotta da Franco Napoli, vera testa pensante della "banda del Quarticciolo", stabilì con certezza che Albano fu ucciso a tradimento da tale Giorgio Arcadipane, già spia dei tedeschi tra i detenuti di Regina Coeli, aggregatosi tra i provocatori dell’ Unione Proletaria.
La provocazione fu ancora più chiara due giorni dopo, quando centinaia di poliziotti e carabinieri circondarono il Quarticciolo, con la scusa di arrestare i complici del Gobbo.
A nessuno comunque dei partigiani della banda e nemmeno ai deportati del Quadraro sarà mai riconosciuta la pensione o altro riconoscimento dovuto per legge ai combattenti della Resistenza.
Come sempre dunque, ci accorgiamo che anche il semplice urtare e provocare poteri in via di assestamento, come quelli che andavano fondando la nuova Repubblica italiana, significa schierarsi contro un sistema che è democratico solo nelle parole, ma che nei fatti si è sempre dimostrato nemico di chi fa della lotta il proprio motivo di vita.
Spiega Bruno Gemelli, autore del saggio "Il Gobbo del Quarticciolo, vita e morte del calabrese Giuseppe Albano": "E’ stato una vittima della povertà e della crudeltà calabrese, uno dei tanti caduti nella lotta per la vita. Se la verità sciogliesse mistero e ambiguità l’avremmo già dimenticato".
Messaggi
1. 16 gennaio 1943: Il Gobbo del Quarticciolo, 16 gennaio 2013, 15:03, di K.
Si, tutto giusto, ma era il 16 Gennaio del 1945 e non del 1943 ....
Allego una commedia in romanesco sulla vicenda, spega molte cose, anche degli anni successivi ....
Via Fornovo 12
– il giorno in cui il gobbo… -
un ragazzo vestito di stracci viene avanti. Imbraccia un vecchio mitra
RAGAZZO: io lo conosco… quello che ha scritto sta storia. Quello de Primavalle che… dice… voglio racconta’ de uno che… c’era la guera… c’era ancora la guera… era er ‘45… e a Roma, dopo li tedeschi, ce vennero l’ americani. Hai da vede’ che storia. Parla de uno coma a noi. Giuseppe, Giuseppe Albano detto… ‘er gobbo… er gobbo der quarticciolo’. Era un partigiano… ‘na specie de’ partigiano. Un po’ eroe e un po’ ladro che… fece ‘na fine che… nun se la meritava. Sto scrittore dice… la voglio racconta’ perché de certe cose de’ Roma nun se ne sa gniente, nun se racconteno… allora dice lui, lo scrittore, quello che…je piace di’ le cose come stanno e senza guarda’ ‘n faccia a nessuno che poi tutti, puro li compagni, so’ trent’ anni che regolarmente se ‘ncazzano co’ lui, Keoma se fa’ chiama’, me pare…., nun so…nun capisco… de certo lavora drentro ‘na banca e je piace parla’ der gobbo perche’ er gobbo era un po’ matto come lui che … dice… sempre…. damose ‘na mossa….e chi la mossa nun se la vole da’, regolarmente se la pia a male…..
Si avvicina Iolanda, una donna, giovane e anche bella
IOLANDA: a me m’era sembrato un brav’omo, un patriota che… sì, certo…… ma lui era tutto, era patriota, partigiano, era bandito e puro rivoluzzionario. C’era stata la guera e la guera è guera. È chiaro, te cambia tutto, a tutti cambia, figuramose a uno com’a lui…
RAGAZZO: bandito! (e ride)
si avvicina un uomo vestito in borghese
UOMO: io ce stavo. Ce stavo lì a via Fornovo quanno… un primo corpo. Un secondo e poi? Un terzo, quarto, quinto… ‘nzomma ‘na sparatoria che…! ‘Na paura!
RAGAZZO: doveva esse’ ‘na cosa come ‘nartra… un incontro… uno dei tanti co’ quer tipo, quello dell’Unione Proletaria… ‘nvece…
si avvicina una donna, quarant’anni
DONNA: se nun ce fosse stata quaa sciacquetta, Iolanda o come se fa’ chiamà, a ‘st’ora… Tutto filava liscio come l’ojo. Sembrava ce se dovesse pure aricchì co’ ‘ll’ americani, i trafici, quarche rapina giusto pe’ gradi’ e invece… era arivata quella e… me l’ha rincoglionito!
IOLANDA: io, ‘na mattina, stavo lungo la Prenestina, proprio affianco a la borgata… er ‘Quarticciolo’ intendo. C’avevo da porta’ arcune ova. In città. Da venne. A ‘na signora che… una di quelle ricche che viveno ai Parioli! M’aveva detto… ‘portame un par de’ dozzina de ‘ova’ e io… le ‘ova le stavo a porta’ quanno… quaa mattina… lungo la strada… daje che aspettavo er camion de li trasporti che me portasse a la città… quanno… an certo punto… me lo vedo arrivà
pausa
UOMO: li botti! li spari! Lì a via Fornovo neanche fosse ariscoppiata la guera!
RAGAZZO: ma che sta a di’? Ma che racconti? È stata ‘na trappola, solo ‘na trappola de uno che… co’ un corpo solo!
UOMO: io me ne stavo lì, a cammina’ lungo li muri. Dovevo andà all’ufficio de’ quer tale… Umberto Salvarezza. Sì, proprio lui.
RAGAZZO: era er capo de l’Unione Proletaria, quer partito… quella fazione, sì, communista, faceva finta de’ esse communista… beghe de la politica…. E’ robba che a Via Fornovo… era tutto un via vai de generali, de carubba…. puro certi ‘nglesi…. E certi fascistoni che mo’ diceveno d’ ave’ fatto li partigiani…. li mortacci loro … a noi e ar gobbo c’ aveva mannato Nenni a Via Fornovo… pe ‘ anfirtrasse e controlla’ Salvarezza e…. ortre a controlla’ er Guercio…. cosi’ lo chiamaveno che je mancava ‘n’occhio…..facevamo pe’ lui certi lavoretti…che pagava bene ….robba de ricatti a li costruttori che ereno stati cor fascio….. puro se li lavori mejo….se li facevamo ‘n proprio…..vero, ragionie’ ?
UOMO: sì, ragioniere. So’ ragioniere e… dovevo porta’ dei documenti che… una cosa d’amministrazione pe’… sì, pe’ l’ Unione Proletaria. Anche loro c’hanno la burocrazia… le cose da’ paga’, i riscontri, roba de’ sto genere….
RAGAZZO: je giraveno i sordi a quelli. E pagaveno, pagaveno pure bene pe’ quarche lavoretto che… de quelli non proprio puliti… del resto, loro, de pulito c’aveveno poco… diceveno de sta a sinistra… ‘nvece…. co’ li monarchici e li fascisti cioscaveno eccome ! E puro co’ l’ inglesi…..
UOMO: io stavo a cammina’ quanno a un tratto… quasi giunto ar portone de’ via Fornovo, nummero dodici… sento li spari…
RAGAZZO: ma quali spari, quali botti! So’ tutte balle, balle che… giusto pe’ feri’ la storia, uccide er ‘gobbo’
pausa
DONNA: io era tempo che lo conoscevo. In pratica lui era regazzino. Io ero più granne, quasi ‘na sorella maggiore. Lo vedevo gioca’ co’ la fionda…
RAGAZZO: c’aveva ‘na mira che…
DONNA: o cor pallone e anche artro
RAGAZZO: eravamo subito diventati amici e…
DONNA: ‘na pena! Co’ quaa gobbetta che… trotterella qui… trotterella lì. Ma era uno sveglio, che aveva capito subbito che toccava dasse’ da fa’ per pote’ continua’ a vive
RAGAZZO: aveva messo sotto tutti. co’ la fionna sua e… co’ certi modi che te metteveno paura
DONNA: l’aveva capita subito che le donne, quelle belle com’a me… nun serveno solo a cucina’, a lava’ li panni…
RAGAZZO: certi sprechi!
DONNA: ma anche a quarcos’altro… e allora… del resto è er mestiere mio. Così… sa come so’ li regazzini… te vengono attorno, te scherzano dietro e… alungheno le mani…
RAGAZZO: a sora Marietta, che me lo da’ ‘n bacio?
DONNA: giusto pe’ capi’, pe’ fa i capetti. E daje ‘n bacio qui, ‘na carezza là… diventeno grandi
RAGAZZO: certe smandruppate!
DONNA: io je volevo bene a Giuseppe, ar ‘gobbo’. Lui inzomma nonostante tutto se dava da fà… era pure simpatico… duro… E lavorava, eccome se lavorava!
RAGAZZO: se dava da fa’ pe’ alza’ quarche lira… vende i giornali… spaccà la legna… le consegne pe’ la farmacia…. trovà giusto un modo pe’ campà… andà avanti!
DONNA: lui era venuto da poco da la Calabria che… là sì che se puzzano da la fame!
RAGAZZO: s’era cominciato così, quasi pe’ caso. La prima vorta… ‘na cosetta da gniente. Tiri fori le baiaffe e… ‘caccia fuori li soldi o sinnò…” e quello li sordi li tirò fori. Eccome! E noi… giù a ridere. Che te lo dico’ a fa’? De’ resto, doppo che li tedeschi se n’ereno annati… tutto sembrava dovesse esse’ possibile… arricchisse inzomma o fa’ la rivoluzzione, che noi nun vedevamo differenza, nun ce pensavamo proprio a ‘ sta differenza. Er motto nostro era … ladri, rivoluzzionari, e tutte e due le cose ‘nsieme, solo…. ‘nfami mai !
pausa
IOLANDA: ‘nzomma… quer giorno… lungo la Prenestina… se ferma ‘na gippe. Erano in tre: due che… nun me ricordo…
RAGAZZO: io… io c’ero… c’ero pure io… quer giorno…
IOLANDA: e uno co’ ‘na gobba che guidava…
RAGAZZO: io je dico: “lassamo perde, gobbo. È ‘na sciaquetta. Una bona giusto pe’ lava’ i panni e venne le ova ar mercato…”
DONNA: sì. Giusto. Giusto ‘na sciaquetta era quella. Una che avrebbe fatto mejo a fasse l’affari sua ‘nvece de chiosca’ co’ l’ omo mio
IOLANDA: ar volante c’era lui… giovane… manco diciott’anni. Ciaveva ‘n tono… ‘no sguardo che…
DONNA: te lo riccomanno!
IOLANDA: Giuseppe, dice che se chiamava Giuseppe e… era caruccio. Certo c’aveva quer difetto che…
RAGAZZO: la gobba
DONNA: c’è chi co’ la gobba c’ha costruito ‘na fortuna!
IOLANDA: all’inizio te faceva pure effetto. Poi però… abituaccese… sembrava pure carina
DONNA: carina saresti stata tu… se te ne fossi annata a fanculo
IOLANDA: se ferma la gippe e quello me fa’: “’ndo vai?” Io je risponno e quello me guarda e fa: “te c’accompagno io”
RAGAZZO: “lassa’ perde. Giuseppe. Annamo all’Unione che c’avemo fretta: er Salvarezza c’aspetta”
IOLANDA: lui invece nun ne voleva sapé. Fece scenne’ l’artri due e…
RAGAZZO: io nun me volevo move ma er ‘gobbo’ me fa: “scenni o te magno cappone!”. Ed io che faccio? Scenno
IOLANDA: ‘na vorta scesi quelli, lui me dice: “te le compro io le ova. Ecco er grano”. E me porge certe banconote belle dell’America. Io lo guardo senza sape’ che fa’. “Annamo a li Castelli. C’è uno che fa er pollo mejo der diavolo”
pausa
UOMO: a via Fornovo… proprio dar portone dell’Unione Proletaria… proveniveno li spari. “Mamma mia, che strizza!’” me dico. E cerco de’ capi’ ‘ndo devo annà. Ma lì, proprio lì attorno c’erano li carabinieri a fa l’agguato
RAGAZZO: proprio quarche giorno prima, giusto in borgata, è vero, avevamo alzato un polverone che… ma che te lo dico’ a fa’? Ferito un maresciallo… sequestrato un carabiniere e poi… certi artri de la banda, ma li’ er gobbo nun c’era…..pe’ sbajo….. aveveno steso puro n’ inglese…. Mentre che espropriaveno un borsaro nero…. pe’ distribui’ la farina alla popolazzione……. che se moriva de fame ….. come quanno ce staveno li crucchi
UOMO: a ‘n’ certo punto s’apre er portone e giù, escheno fori er ‘gobbo’ co’ quell’artri dua sparati come saette in mezzo a li colpi de’ pistola e quelli de li mitra
RAGAZZO: come quella vorta a Porta San Paolo, co’ li tedeschi che se voleveno prenne’ Roma. Io co’ lui a spara’ contro de loro. “Famoje vede’ chi semo!” pensavo io. E lo dicevo. “Zitto e spara” gridava er ‘gobbo’ “zitto e spara”… e io? zitto e sparavo. Sparavo pe’ difenne Roma da li nazisti. O come quanno, era Febbraio, avemo assartato er “Messaggero” pe’ fa’ fori Spampanato, er direttore boia e spia, e poi c’hanno tradito e c’ ha lasciato le penne Feruccio Bufacchi, uno de li mejo compagni de la banda. O come quella vorta, de Pasquetta, che cor gobbo avemo giustiziato tre nazisti……. a via Calpurnio Fiamma…….. pe’ vendica’ l’ amici morti a’ le Fosse Ardeatine.
UOMO: lì a via Fornovo, tutti co’ l’armi in pugno a dasse’ da fa’. ‘Na cosa che… Bum… pam… beng… parteno li colpi peggio che a’ la guera!
RAGAZZO: ma quale guera? Quale sparatoria? Uno… fu un solo corpo che… giusto qui (si indica la nuca) proprio qui
pausa
IOLANDA: a li Castelli? Me portava a li Castelli? E chi c’era mai stata lì? Sì, forse sì. ‘Na vorta, co’ mi padre… regazzina. Ma ora, che so’ signorina, co’ uno in gippe che c’ha pure li sordi e me l’ha dati… Che faccio? Ce penso. Ar diavolo le ova! E so’ salita
DONNA: ‘a zoccola! Almeno io lo faccio pe’ lavoro, ma quella là? Pe’ pijasse ‘n’omo, eppure bello, com’a Giuseppe mio che io tanto je volevo bene. Tanto che me l’ero cresciuto da regazzino. Anche quanno li tedeschi lo aveveno arrestato e portato ar ‘Tasso” e torturato……
RAGAZZO: più che torturato… E lui? Tra tanti gobbi che li tedeschi aveveno pizzicato pe’ sgamà a lui, aveva fatto pippa e zitto, mogio mogio, era passato pe’ uno che nun c’entrava gniente!
DONNA: lo liberammo! Lo liberammo noi, noi tutti… imboccamio le prigioni pe’ libera’ tutti
RAGAZZO: “daje ar crucco! Liberate l’amici!” se gridava “morte a li fascisti e viva la libertà!”
DONNA: imboccamio via Tasso come a Regina Coeli! Pe’ fa scappa’ tutti prima che li tedeschi se li portassero co’ loro o ce facessero er concime. Un gruppetto….. pero’ se l’ ereno gia’ portati via…. li ammazzarono alla Storta
RAGAZZO: quanno era ar ‘Tasso’, prigioniero, quarcuno disse che li tedeschi l’aveveno pagato, j’aveveno dato li sordi pe’ fa er Giuda. “Appizza le ‘recchie”, j’avrebbero detto “cerca de sape’ chi, dove e quanno e noi te famo diventa’ ricco. Co’ li sordi e cor mercato nero”
DONNA: ma nun è vero, nun è proprio vero. Er ‘gobbo’ era ‘n compagno. Uno de’ quelli de’ valore ……..Puro quelli der Partito d’ Azzione, che ereno si’ coraggiosi ma puro….. borghesucci, dissero che er Gobbo ar Tasso era stato serio… aveva dato l’ esempio a tutti….
RAGAZZO: cacciati li tedeschi, combattuto come s’era combattuto, restava ancora molto da fa’: er socialismo, er sole dell’avvenire e arzà quarche sordo pe’ magna, beve e fa’ de più! Tanto der sol de’ l’avvenire nemmanco l’ombra! E allora? Quela vorta a Sutri, co’ quer furgone della ‘piesse’, avessi visto sì che robba! Eravamo annati a Viterbo co’ ‘n fregno de Bandiera Rossa, uno de Centocelle, pe’ smaschera’ ‘na spia che poi quanno er gobbo c’ ha parlato e’ risurtato che nun era spia pe’ gnente. E allora, oramai er furgone “piesse” ce l’ avevamo, e a Sutri amio svotato la pellicceria de un borsaro nero, uno che era stato pure co’ li repubblichini a Salo’. E co’ Beniamino Gigli? La storia che aveva voluto assiste’ a le torture ar Tasso? ‘Na barcata de’ sordi tirò fori a patto de’ facce’ tené er sorcio in bocca! De’ resto, a Roma eravamo diventati famosi, la “banda der ‘gobbo’”, ce chiamaveno, der ‘gobbo’ der Quarticciolo! Co’ li sordi de le pelliccie e der tenore fascista, avemo sfamato tutto Quarticciolo e Centocelle pe’ ‘n mese sano ! E c’e’ avanzato pure pe’ le tasche nostre…..
Puro ‘ na vorta ar Poggio Bustone, dovevamo fa’ nero de’ botte un repubblichino, ma li’ er gobbo c’ e’ annato leggero…. c’era er fijo de ‘sto fascista…. un pischelletto che piagneva come ‘na fontana…. Er gobbo disse “lassamo perde” ….. quer pischelletto poi diventera’ un cantante….. uno forte…… dicheno che era fascista pure lui …..io nun c’ ho mai creduto…. e quanno che e’ morto …..quarche anno fa…… so’ stato io a piagne come ‘na fontana !
pausa
IOLANDA: noi s’andava verso li Castelli, in gippe, e lui me parlava, eccome me parlava. tanto che io, ‘na ragazzina ancora, nun sapevo che dije, come rispondeje. Magnava ova, le succhiava, diceva cose e… m’allungava le mani…
DONNA: ‘a zoccola!
IOLANDA: a me, nun è che me dispiaceva…
DONNA: ‘a zoccola!
IOLANDA: era carino. Garbato. E poi le mani… nun era la prima vorta che quarcuno me l’allungava. Anche zio Pietro, fratello de mamma, c’aveva preso er vizio…
DONNA: la santerillina!
IOLANDA: tanto che ‘na vorta io je l’ho detto… jo dato ‘na pezza. E lui? Vedesse come m’ha ‘ccroccato, de botte, dico… me ne dette tante che poi… quanno continuava a fà nisconderella co’ le mani… jo faceva sempre finta de’ gniente. Lassavo’ fa’ e ridevo…
DONNA: je piaceva!
IOLANDA: …me ne annavo artrove, lontana… pe’ evita’ che je prennesse male e volesse magari fa de’ più de quello che se deve
DONNA: ‘a zoccola!
pausa
UOMO: tra tutti quii spari, io me so’ buttato a tera! Quarcuno gridava “Giuseppe, Giuseppe, annamo! È pieno de’ sbirri qua!”
RAGAZZO: un’esecuzione. Fu solo un’esecuzione. E n’omo, un omo solo fu a fà foco a via Fornovo. Un omo… e un corpo solo esplose… un corpo a bruciapelo
UOMO: er ‘gobbo’ che cade morto. Quell’artro che cade ferito e poi…
RAGAZZO: nun è così che annarono i fatti
UOMO: …’nartro morto accanto e poi…
RAGAZZO: quarcheduno tradì! Pe’ motivi politici lo fece. C’era de mezzo er re, Badoglio, se doveveno fa’ fori i communisti dar governo de allora. Toccava fa’ casino. E lui… Giuseppe, er ‘gobbo’, lo fecero fori perché ora dava fastidio, tanto fastidio. Doppo ch’era servito pe caccia’ li crucchi…… portare ordine, diceveno l’ infami !
Mortacci loro, loro che voleveno butta’ du’ bombe…. Era novembre del ’44….. contro ‘n corteo de communisti e socialisti ….. e er gobbo l’ ha sgamati…… l’ha detto a Nenni…. E se la so’ presa in quer posto !
UOMO: giorni doppo la morte del gobbo annarono a dà l’assarto ar Quarticciolo…
RAGAZZO: co’ li carri armati vennero. Fu ‘na battaglia quella. ‘Na battaglia vera!
UOMO: morti, feriti. Centinaia d’aresti e fu la fine. La fine della banda, de la leggenda der ‘gobbo der Quarticciolo’ e de ogni idea de fa’ la rivoluzzione a Roma. Doppo er Quarticciolo, tempo qualche mese, puro quelli de Bandiera Rossa, che puro ereno tosti, s’annarono a mette sotto la sottana de Tojatti. E nimmanco quanno, proprio a Tojatti je spararono…. io stavo pure la’….. a Roma e’ successo gnente, giusto du’ vetrine rotte a Via Veneto. Pe’ rivede’ un po’ de buriana, e’ toccato aspetta’ er ’60, l’ anno de’ l’ Olimpiadi, co’ certi matti co’ le maje a striscie. Poi, doppo ‘n’ artro po’, arrivorno cert’ artri, ancora piu’ matti, co’….li capelli lunghi….
RAGAZZO: a via Fornovo… invece fu un’altra cosa. S’era aspettato l’omo, er Salvarezza e poi… mentre se ne stavamo a annà… quarcheduno… uno solo… una pistola… e fu un corpo, un corpo solo qui, a la nuca (si indica), a fallo fori. Quarcheduno aveva tradito. Perché er Gobbo, anche se bandito…
DONNA: santa canaglia
RAGAZZO: …c’aveva pure un ideale a sostenello, era compagno. Nun c’era solo un motivo pe’ fallo fori, ma due, uno piu’ grosso de quell’ artro. Troppi pe’ n’omo solo. E pure piccolo e co’ ‘na gobba che…
DONNA: tra cielo e terra
RAGAZZO: ribellione sociale….. er di’ de la riscossa….. quanno arzeremo sopra ar Quirinale….. bandiera rossa……
DONNA: tra cielo e terra
RAGAZZO: l’infamia si compia. A via Fornovo, si compia. L’esecuzione.
UOMO: io ce stavo lì. E no pe’ caso… la sparatoria, l’agguato. Li carabinieri… nun è vero gniente!
RAGAZZO: allora?
UOMO: bisognava fa tace’ quell’omo, er gobbo, nun faje rivela’ chi c’era dietro er Salvarezza e l’Unione Proletaria. C’erano in ballo le sorti de la monarchia, del re e de’ Badoglio, c’ ereno de mezzo puro l’ inglesi.
RAGAZZO: è come dico io!
UOMO: un corpo. Uno solo. Giusto qua (si indica la nuca) Pagheno bene. Pe’ certi lavori. Proprio bene
RAGAZZO: ragionie’, vor dì che lei… è stato lei a…?
UOMO: ragioniere? E chi lo conosce ‘sto ragioniere? Io so’ uno… uno che passa… va e viene e nun se ferma mai… mai! Anni dopo so’ stato a Milano, a Brescia, a Bologna due o tre vorte, senza mai fermamme…. A Roma ho bazzicato pe’ S.Basilio, via de li Specchi, Ponte Garibardi, puro a Barduina, davanti a ‘n benzinaro, era er ’77. In Sicilia me so’ fermato un po’, ‘n estate sana, ner ’93… da vecchio, poi, era luglio, so’ passato puro a Genova, a Piazza Alimonda….me ricordo un sartapicchio per tera, vicino a ‘n’ estintore…..
RAGAZZO: ‘nfame!….. assassino ‘nfame !!!
pausa
IOLANDA: doppo che lì, a li Castelli, da quell’oste che dice… fa er pollo mejo der diavolo… s’era magnato e bevuto come se deve…
RAGAZZO: er gobbo je fa: “famose ‘na passeggiata… du’ passi… che voi che sia?”
IOLANDA: e passo dopo passo, finimo in mezzo a un prato
RAGAZZO: “sedemose qui” je dice
IOLANDA: e così se sedemio. Poi… di’ ‘na cosa, dinne n’artra. Fuma qua, carezza là. Un bacio. Quarcosa de più. “Fa piano” je dico
RAGAZZO: piano, faccio piano
IOLANDA: me disse e se piazzò sopra a me. Co’ quella gobba sua che…
RAGAZZO: l’hai mai fatto ?
IOLANDA: “solo pe’ finta” risposi io.
RAGAZZO: pe’ finta? E che vor di’ “pe’ finta?”
IOLANDA: e me prese sua… sua… ma mica solo pe’ quella vorta. Pe’ artre e artre volte che… come a dì… fidanzati!
DONNA: a’ zoccola!
IOLANDA: sì, insomma. Quella cosa lì… innamorati! Pe’ quer poco che restò… in vita… fino al sedici del gennaio der ‘ 45 …. Nun ciaveva manco diciott’ anni, quanno e’ morto…… e aveva gia’ fatto ….. ‘na rivoluzzione….. pure drentro al core mio…….
UOMO: un colpo solo
FINE
1. 16 gennaio 1943: Il Gobbo del Quarticciolo, 16 gennaio 2013, 16:48, di K.
Comunque, la storia è raccontata meglio qua :
http://http.bellaciao.org/it/spip.php?article30543