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20.000 VOTI DI PREFERENZE: NON E’ LA MINETTI, NE’ LA SANTANCHE’

par Lucio Galluzzi

Publie le sabato 10 novembre 2012 par Lucio Galluzzi - Open-Publishing



Signor Presidente del Consiglio, 

onorevoli colleghi, 

vedo con piacere che dopo due mesi di crisi, risse e litigi, avete trovato il modo di dividervi le poltrone. Spero che adesso ve ne starete un po’ tranquilli. 
Spero che adesso per un po’ lascerete in pace la gente; quella gente che è sempre più delusa, ha sempre meno speranze e sta comprendendo sempre di più che tutti questi inutili litigi in famiglia servono solo a chi cerca il potere e vuole usarlo senza essere controllato.
Il nostro è il Paese europeo in cui i governi e le legislature durano di meno, i cui elettori sono chiamati più spesso a votare, in media una volta ogni tre anni, ma in questo caso abbiamo rischiato di interromperla dopo neanche due anni dal suo inizio: un record dei record. 
Credo che denunciare tutto ciò sia molto importante per tutti. 
Il nostro rischia di diventare l’ultimo Paese in Europa e questo non certo a causa mia, cioè della strega eletta parlamentare, ma per queste crisi continue che servono solo a chi vuole trovare nuovi equilibri di potere, ignorando completamente i contenuti, le proposte, le cose da fare. 
Le formule di Governo cambiano, ma le vostre facce rimangono sempre le stesse. C’è sempre Gava, c’è sempre Mammì, c’è sempre Misasi, c’è sempre Andreotti. 
Siete sempre gli stessi, e la cosa più grave è che anche i problemi sono sempre gli stessi, ma voi fate finta di niente e continuate a chiedere voti, a far cadere i vostri stessi governi e a farli resuscitare. 
Gli anni passano e le vostre facce restano. 
Le facce di chi avrebbe potuto fare e non ha mai dato, di chi è sempre stato sospettato ma non è mai stato condannato, di chi si fa schiaffeggiare con finta tolleranza, di chi ha sempre promesso e non ha mai mantenuto.
A proposito di promesse non mantenute: quando era Presidente del Consiglio, Ciriaco De Mita promise che mi avrebbe cacciata dal Parlamento. 
È passato qualche mese, lui se ne è andato ed io sono rimasta.

[la Parlamentare parla poi di violenza sulle donne, di aborto, di Aids, di pari opportunità, di libertà di opinione, d’espressione, della libertà della cultura, del diritto dei detenuti alla sessualità, poi conclude...]

Cari colleghi, abbiamo un nuovo Governo: è un Governo vecchio, vecchio negli uomini, vecchio nei programmi, vecchio nelle parole; è un Governo vecchio, composto dagli stessi uomini che sono colpevoli di avere permesso che le periferie delle nostre grandi, grandi città diventassero simili a villaggi messicani e i nostri mari a insalate di alghe. 
Governi vecchi come questo ne abbiamo avuti tanti che votare la sfiducia a tutti alla lunga è anche faticoso. Cosi, giuro che mi era venuta la tentazione di votargli la fiducia, giusto per regalargli il voto della qui presente di cui tutti quanti avete molta paura. 
Sarebbe un regalo che imbarazzerebbe un po’ tutti i bigotti che ci sono tra voi; sarebbe un brutto regalo sicuramente, però ve lo sareste meritato. 
Poi ci ho ripensato: la fiducia è meglio darla solo al governo ombra di Achille Occhetto, il vostro è solo un’ombra di Governo e nulla merita.

Ma io spero che Andreotti mi smentisca prima della fine della legislatura.

Ilona Helena Staller,  alla Camera, il 29 luglio 1989, durante la X Legislatura

***



"Mi mancavano due mesi di contributi; ai tempi pagai 2 milioni di lire e adesso questo beneficio mi spetta. So che risulta impopolare, ma allora gli italiani dovrebbero cambiare la legge, mica l’ho fatta io. Sarei disposta a versare tutto in beneficenza, ma soltanto se lo faranno anche gli altri. Io me l’ero persino dimenticato. Ma non mi vergogno, non ho derubato nessuno, quei soldi me li sono meritati».




Ho lavorato duro, il mio non è stato il bunga bunga di un giorno, ma un ragionamento, una campagna elettorale intelligente. E faticosa. Giravamo per le piazze io, Moana e Ramba; ho perso molti chili per la fatica. E alla fine ho preso 20 mila preferenze, seconda solo a Pannella. Gli italiani mi hanno voluta. Partivo ogni mattina dalla Cassia con la mia Peugeot 205, mica avevo l’autista, un’ora e mezzo di traffico, spesso rientravo a mezzanotte. Il 60 per cento dell’indennità la davo al partito, mi restavano circa 3 milioni di lire. La metà li passavo ad un avvocato, che scriveva per me le proposte di legge. Ne ho fatte una ventina: affettività dei detenuti, parchi dell’amore, insegnamento del sesso nelle scuole, tasse ecologiche sulle auto, no alle pellicce. Quando feci un discorso contro la violenza sulle donne mi applaudì pure Nilde Iotti."


 Ilona Helena Staller- Oggi-

***

Gent.ma Sig.ra Iotti,

le scrivo dalla pioggia di un pomeriggio di primavera. Uno di quelli ove è bello tenere la finestra aperta e sentire scivolare le auto sull’asfalto bagnato, come uno sfrigolio di pensieri in fuga verso il weekend che sta per arrivare. Purtroppo alla mia finestra non arriva soltanto questo. Ho appena letto che Daniela Santanchè l’ha paragonata a Nicole Minetti. Certo, ha ragione e me ne scuso: lei non conosce nessuna delle due. Dovrei fare qualche passo indietro. Diciamo per entrare in tema, che lei è rimasta a Cicciolina, pardon, all’on. Ilona Staller, che fu eletta alla Camera, con propri voti di preferenza, quando lei ne era presidente. Bene, anzi, male, siamo andati ben oltre. Scusi? Ah, perchè ho specificato con "voti di preferenza"? Ha ragione, cercherò di chiarire anche questo aspetto.

Deve sapere che dopo la sua dipartita sono cambiate molte regole del gioco. I partiti oggi nominano i candidati e al popolo è stato tolto il diritto di espremere il voto di preferenza. Pertanto, succede che qualcuno metta le sue favorite in lista: una contropartita stabilita sotto le lenzuola. Capita quindi che una bella ragazza e basta come Nicole Minetti, venga eletta al consiglio della Regione Lombardia perchè, diciamo sia "sponsorizzata" da Berlusconi, il quale, volendo cercare eufemismi, abbia giovato della sua generosità.

Daniela Santanchè invece è un politico di origine destrorsa. Il suo progetto più ambito è quello di non averla data a Berlusconi. Come cosa? Signora Iotti, mettiamola così. Diciamo che Daniela Santanchè ha deciso, salvo ripensamenti, che non schiuderà mai il cancello del suo giardino segreto a qualunque sortita del presidente del PDL. Come che sto dicendo? E’ di questo che oggi parlano i politici: per vedere cosa fanno di notte, basta vedere chi candidano di giorno. La Santanchè l’avrebbe paragonata alla Minetti perchè sostiene che anche lei senza Togliatti non sarebbe mai diventata presidente della camera. Sì, signora, non si arrabbi. Ha ragione, è proprio quello che volevo scrivere.

Purtroppo il nostro modo di pensare influenza le nostre azioni. Così, al tempo di mignottocrazia, capita che esponenti politici come la Daniela Santanchè, ignori che da ragazza lei era per esempio una staffetta partigiana e che ha costruito la sua carriera non nella camera da letto di Botteghe Oscure, ma per le sue capacità di politico. C’è anche un dato cronologico che la Santanchè ignora. Lei è diventata presidente della Camera nel 1979, "appena" quindici anni dopo la morte di Togliatti. Se la sua longevità politica è sopravvisuta alla morte del suo compagno, qualcosa dovrebbe pur dire. Peccato che l’on. Santanchè che ci ritroviamo in questo tempo, creda che le donne che fanno carriera in politica abbiano subito la legge del contrappasso: per la gioia della notte, una noia di giorno a pigiare bottoni. Perchè è così che oggi in molti vedono il fare politica: un continuo appiattimento a pigiare bottoni e intascare privilegi.

La saluto con stima e se per caso dovessero arrivarle delle voci, non ci faccia caso. C’è una parte di italiani, che utilizza spesso e bene la memoria, che spera in un cambiamento che si realizzi sotto la bandiera del merito. Dopo di lei e qualche altra che resiste, aspettiamo una stagione nuova. Ma intanto quì continua a piovere. Di colpo risento nel tramonto lo sfrigolio dei pensieri che si danno alla fuga.
- Carmine Egizio-

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Povera Patria

Il presidente del Consiglio, al telefono con Gianpaolo Tarantini, racconta il 1° gennaio 2009 la sua serata di Capodanno appena conclusa, dopo essersi scambiato gli auguri con l’imprenditore barese. "Erano in 11 e io me ne sono fatte solo 8 perché non potevo fare di più... Non si può arrivare a tutto. Però stamattina mi sento bene, sono contento della mia capacità di resistenza agli assedi della vita". Questo uno dei passaggi. "Vedi, Gianpaolo, ora al massimo dovremmo averne due a testa. Perché ora voglio che anche tu abbia le tue, se no mi sento sempre in debito. Tu porta per te e io porto le mie. Poi ce le prestiamo. Insomma LA PATONZA DEVE GIRARE!!! 

 Terry De Nicolò di professione escort fiera e convinta intervistata da a «L’ultima parola» su Rai 2, venerdì 18 settembre.-


Lucio Galluzzi

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