Home > 25 aprile in piazza: resistenza alla guerra
Due settimane di mobilitazione straordinaria, fino alla festa della
Liberazione che si colorerà di arcobaleno. Il movimento pacifista pronto
a tornare in piazza. In Senato presentata una mozione che chiede il
ritiro delle truppe
ROMA
Due settimane di mobilitazione straordinaria diffusa, con iniziative di
piazza e parlamentari, bandiere della pace dai balconi, presidi e
sit-in, azioni di controinformazione. In modo da arrivare a un 25 aprile
antifascista e «arcobaleno», di «resistenza alla guerra». Questi le
decisione prese nell’incontro, ieri mattina a Roma nell’ex cinema
Capranichetta, proprio davanti a Montecitorio, tra i parlamentari di
Samarcanda e del Forum per l’alternativa e il comitato Fermiamo la
guerra. E’ convinzione comune, infatti, che la data del 30 giugno,
quella del «lodo Zapatero» per intenderci, sia ormai superata dai fatti,
perciò «fittizia», come dice l’occhettiana Tana de Zulueta, e che
l’escalation bellica e il coinvolgimento italiano impongono di agire
subito.
Per questo c’è bisogno che il popolo della pace sceso in piazza
il 20 marzo torni a una mobilitazione permanente per costringere il
governo Berlusconi a ritirare le truppe. Su questo i deputati e senatori
pacifisti sono intenzionati a fare la loro parte fino in fondo. Come?
Chiedendo un incontro urgente al presidente della repubblica Ciampi
contro la violazione dell’articolo 11 della Costituzione, presentando
una mozione che vieti ai nostri militari in Iraq di intraprendere azioni
offensive e di repressione delle manifestazioni popolari di protesta, e
sostenendo la richiesta del Prc di una commissione di indagine
parlamentare sul ruolo e le regole di ingaggio del nostro contingente.
«Il lodo Zapatero non ha più senso, perché la situazione in Iraq è
cambiata.
Il governo italiano deve impegnarsi a cessare immediatamente
l’uso della forza», dice il diessino Cesare Salvi, seguito a ruota da
Elettra Deiana del Prc che spiega come il parlamento sia stato «tenuto
all’oscuro sulle regole d’ingaggio dei militari italiani». «E’ un
governo della menzogna, e per questo si deve dimettere», afferma più
bellicosamente l’altro rifondarolo Giovanni Russo Spena. Così, già nel
pomeriggio a Palazzo Madama i senatori Stefano Boco, Francesco Martone,
Sauro Turroni e Fiorello Cortiana (Verdi), Cesare Salvi (Ds), Gigi
Malabarba (Prc), Antonello Falomi (lista Occhetto-Di Pietro) e Luigi
Marino (Pdci) hanno presentato una mozione che chiede «l’immediata
cessazione di tutte le attività militari armate delle truppe italiane di
stanza in Iraq» e «l’immediato rientro del contingente e rafforzamento
della attività politico-diplomatica tesa alla tregua fra le fazioni e
alla pacificazione dell’Iraq».
Il movimento pacifista si è invece impegnato a promuovere due settimane
di mobilitazione permanente, con un particolare accento sulla
comunicazione, per contrastare la propaganda di guerra. L’appuntamento
principale, già previsto da mesi, sarà sabato 17 a Brescia, dove si
contesterà l’annuale fiera delle armi leggere Exa. La mobilitazione
culminerà, il 25 aprile, in una «giornata di resistenza alla guerra»,
nonostante le perplessità espresse dalla Cgil, preoccupata che si possa
stravolgere il senso delle manifestazioni organizzate dall’Anpi. «Non
c’è mai passato per la mente di alterare il significato della
celebrazione del 25 aprile. Siamo preoccupati per quello che sta
succedendo in Iraq. Valuteremo quali iniziative prendere per sostenere
la nostra posizione.
Penso più che a manifestazioni nazionali a
iniziative nel territorio», ha detto il segretario della Cgil Guglielmo
Epifani, che interverrà a conclusione della manifestazione di Milano,
quella principale. Per questo sono stati avviati contatti con
l’Associazione nazionale partigiani per far sì che le manifestazioni
possano svolgersi unitariamente. Ma per Alessandra Mecozzi della Fiom
non ci sarà nessun problema perché «il popolo del 25 avrà sicuramente
nella testa il pacifismo e il ritiro delle truppe dall’Iraq». «Già
l’anno scorso il 25 aprile era pieno di bandiere della pace, e l’appello
dell’Anpi parla anche della guerra», dice Raffaella Bolini dell’Arci.
Ieri pomeriggio, intanto, si è svolto un sit-in davanti a Palazzo Chigi,
a Roma, e altre iniziative in diverse città, da Trieste (davanti al
consolato britannico) a Mestre, dove i disobbedienti hanno manifestato
davanti alla sede del quarto battaglione carabinieri. A Vicenza, invece,
scritte anonime a favore della resistenza irachena sono comparse
addirittura all’interno della scuola carabinieri. Nel mirino dei
disobbedienti anche alcuni istituti bancari come il San Paolo-Imi, che
sarebbe l’unica banca italiana entrata nel consorzio internazionale
Trade bank of Iraq, attraverso il quale passano i finanziamenti per la
ricostruzione.
Questa mattina invece un gruppo di pacifisti andrà alla moschea di Roma
in occasione della tradizionale preghiera del venerdì per portare la
propria solidarietà alla comunità islamica vittima delle operazioni
«preventive» antiterrorismo del governo italiano.
Il Manifesto