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5 GIUGNO: DICIAMO LA VERITÀ AL POTERE TUTTI ALLA CASA BIANCA
Publie le martedì 1 giugno 2004 par Open-PublishingL’Iraq è il Vietnam di George W. Bush
Raduno di massa e marcia sulla Casa Bianca il 5 giugno
Alla Casa Bianca migliaia di persone diranno:
"Bush e Rumsfeld - Colpevoli di crimini di guerra"
"Ho intenzione di essere a Washington DC il 5 giugno, al raduno per la pace. Marceremo dalla Casa Bianca di Bush alla casa di Rumsfeld, e spero che tutti coloro che in questo paese hanno a cuore la pace vorranno unirsi a noi." - Michael Berg
Michael Berg, il padre di Nicholas Berg che è stato assassinato in Iraq, parlerà alla dimostrazione di massa del 5 giugno di fronte alla Casa Bianca, indetta sulla parola d’ordine "Diciamo la verità al potere." Questo raduno rifletterà le voci della base, di coloro che hanno sofferto e stanno soffrendo a causa della guerra che l’amministrazione Bush sta portando in Iraq, in Palestina e ad Haiti, e anche qui, contro i lavoratori degli Stati uniti.
Al raduno "Diciamo la verità al potere" ci sarà la voce delle madri e dei padri dei soldati che si oppongono alla guerra; degli esponenti delle comunità musulmane e arabe le cui famiglie sono state sconvolte dalle incursioni, dalle detenzioni e dagli interrogatori segreti; dei rappresentanti delle comunità dei lavoratori di Washington, DC e di altri luoghi che soffrono a causa dello smantellamento dei programmi sociali. Ascolteremo le voci dei popoli di Haiti, delle Filippine e della Corea, che vivono sotto un regime di intervento e di occupazione militari degli Stati uniti. Il 5 giugno è l’anniversario dell’occupazione israeliana della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, e noi ascolteremo la voce del popolo palestinese assediato, che ancora adesso vede cadere i suoi figli e radere al suolo le sue case per l’escalation di una violenza sostenuta dagli Usa.
Il popolo parlerà chiaro e forte, e migliaia di persone marceranno per i quartieri popolari della capitale, arrivando sino alla casa (al palazzo) di Donald Rumsfeld. Il raduno e la marcia del 5 giugno, arrivando tre settimane e mezzo prima del finto "trasferimento di sovranità" del 30 giugno, saranno una grande sfida all’amministrazione e ai suoi progetti di prosecuzione dell’occupazione. I popoli e i mezzi di comunicazione del mondo guarderanno al 5 giugno per capire se il popolo statunitense si leverà in piedi contro le guerre di aggressione dell’amministrazione Bush.
Abu Ghraib e il Vietnam
Dopo la pubblicazione delle dichiarazioni di alcuni detenuti e di nuove eloquenti immagini da parte del Washington Post il 21 maggio, e la diffusione di nuovi video che documentavano alcuni degli orrori inflitti a un popolo occupato, l’obiettivo e la pratica sistematica della tortura, dei pestaggi selvaggi, dell’aggressione sessuale e della bestiale umiliazione dei prigionieri custoditi dagli Usa sono balzati sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Nessuno può dubitare neanche per un attimo che in quella regione la popolazione sia in fermento: essa, come tutto il mondo, adesso sa positivamente che le torture e le crudeltà sui detenuti dell’Afghanistan, di Guantanamo e adesso anche dell’Iraq, erano operazioni autorizzate da Bush e da Rumsfeld.
Lo stesso giorno in cui il Washington Post pubblicava le nuove orrende foto, l’aviazione Usa bombardava una festa di nozze nel nord dell’Iraq uccidendo più di 40 persone, compresi i due sposi e molti bambini. I militari Usa hanno completato l’operazione a terra sparando sui sopravvissuti a uno a uno. In risposta all’indignazione mondiale per questo massacro e per le immagini di bambini feriti, uccisi e decapitati, a Falluja il Maggiore generale James Mattis, comandante della 1^ Divisione della Marina, ha detto ai giornalisti: "Nelle guerre accadono sempre degli episodi di questo tipo. Riguardo alla condotta dei miei uomini non ho nulla di cui scusarmi."
Con tutte le ovvie differenze, è chiaro che, al fondo, l’occupazione dell’Iraq è il Vietnam di George W. Bush. La capricciose fantasie di Bush e di Rumsfeld saranno sconfitte: per molti versi sono già sconfitte sin da ora. Questo è ciò che fa della situazione attuale il loro "Vietnam". E comunque, se il popolo degli Stati uniti non reagisce subito, il massacro dell’Iraq andrà avanti per anni. Nel Vietnam massacri e assassini sono continuati per anni, dopo che i responsabili della politica Usa avevano compreso benissimo che non sarebbero mai stati in grado di sconfiggere militarmente i vietnamiti.
Fin dal 1968 i leader politici e militari degli Usa erano convinti che sarebbe stato impossibile vincere la guerra in Vietnam, eppure la guerra si trascinò per altri cinque, sanguinosi anni. I bombardamenti proseguirono, gli assassini degli oppositori nel Vietnam del Sud da parte della CIA (l’Operazione Programma Fenice) aumentarono, sino a raggiungere le decine di migliaia fra il 1968 e il 1973, negli stessi anni altri 30.000 soldati trovarono la morte, e ogni settimana i civili vietnamiti uccisi si contavano a migliaia. Quanto spreco di vite, che orribile crimine; tutto ciò si ripeterà anche nell’Iraq, a meno che il popolo unito non chieda a gran voce: Basta con l’occupazione, riportate subito a casa i soldati!
La posta in gioco è altissima. La mobilitazione del 5 giugno aprirà la prossima fase del movimento contro la guerra, una fase in cui l’utilizzo di nuove tattiche consentirà l’inizio di un’organizzazione di massa a livello di base in ogni comunità.
Altre informazioni sul sito di A.N.S.W.E.R
http://http//www.internationalanswer.org/