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Aeroporto Marconi Bologna

Publie le sabato 17 luglio 2004 par Open-Publishing

Da un pò di giorni assistiamo alle sfilate di vescovi, presidenti, ministri e primi cittadini, per l’inaugurazione dell’aeroporto di Bologna che con il suo ampliamento può arrivare sui grandi mercati del mondo.

E infatti sin qui abbiamo letto di grandi cifre e di grandi concessioni, ma qualcuno ha ricordato delle compagnie che riportano in termini coatti immigrati a casa loro?
Qualcuno ci dice se saranno prese le misure di sicurezza (e la privacy viene rispettata?), ossia la cosiddetta PNR le schede nominative dei passeggeri? (

dai dati personali (nome, indirizzo, recapiti telefonici, e-mail, carte di credito ecc. alla data di prenotazione e partenza, informazioni sulle modalita’ di pagamento, dell’agenzia di viaggio, dati sull’emissione del biglietto e altro ancora?)

Ma di più, cosa ci dicono rispetto all’uso militare degli aeroporti civili? Ricordiamo:

Venti di guerra: aeroporti civili sotto stress Scali civili Concessi alle truppe USA
Con una lettera inviata al Presidente delle Commissioni Difesa di camera e Senato il 14 febbraio scorso, il Ministro della Difesa Antonio
Martino ha riferito che l’Italia ha concesso agli Stati Uniti, su richiesta del Governo USA, l’utilizzo delle infrastrutture di trasporto italiano, in rela-
zione agli sviluppi della crisi irachena. Il ministro ha spiegato che «Le attività rientrano nel quadro complessivo degli impegni assunti dall’Italia
nell’ambito delle alleanze e degli accordi internazionali. Rispetto ad esse è analoga la posizione degli altri Paesi della Nato».

Le infrastrutture di trasporto di cui l’Italia ha concesso l’utilizzo agli Stati Uniti contemplano strade, autostrade, porti, aero p o rti, ferrov i e . Attraverso queste infrastrutture i militari americani raggiungeranno alcune delle basi che tradizionalmente ospitano le forze Usa (in Italia tra le principali ci sono quelle di Aviano, Camp Darby, Sigonella), di cui e’ stato chiesto di aumentare le misure di sicurezza, per poi spostarsi nell’area del Golfo.

Oltre agli aeroporti militari, quindi, anche quelli civili sono a disposizione dei movimenti via area di truppe e materiale bellico, cosa che già viene
segnalata all’aeroporto intercontinentale di Fiumicino. L’utilizzo di strutture civili in particolare le ferrovie, ma anche gli aeroporti, ha già creato non poche proteste da parte dei pacifisti e dei "disubbidienti" che hanno tentato di bloccare i treni merci di passaggio in alcune stazioni per raggiungere le basi americane in Italia. Un gruppo di pacifisti è riuscito ad occupare per pochi minuti la pista dell’aeroporto di Ciampino durante una potesta presso lo scalo romano. Mentre altre manifestazioni si sono registrate presso l’aeroporto militare di Pisa.

Le preoccupazioni per la sicurezza Ma le preoccupazioni, le stesse che si registrarono anche durante la guerra nel Golfo del ’91 con manifestazioni contro l’uso degli aeroporti civili per scopi militari, ora si spostano sul pericolo di attentati terroristici che potrebbero avere come obiettivi gli aerei militari USA che utilizzano gli aeroporti civili e sor volano in fase di atterraggio e decollo i nuclei abitati intorno agli scali. Senza contare i pericoli che possono derivare dal traffico di aerei militari negli aeroporti civili per il personale che lavora sulle piste e nei servizi aeroportuali. Una problematica che per ora però non ha suscitato diverse prese di posizione, compresa la presentazione al Consilio comunale di Fiumicino di una mozione in proposito. Una denuncia della Filt-Cgil ha chiesto chiarimenti su "alcuni movimenti di aeromobili che hanno la tipologia di quelli civili, A300 e di DC10 cargo, che non hanno nessun simbolo di compagnia aerea" da cui erano stati visti scendere "anche militari" nell’aeroporto di Fiumicino.

L’organizzazione sindacale ha rivendicato inolre il diritto di essere informata sul carico. Un’altra organizzazione sindacale, la Sulta, ha denunciato lo scalo per oltre un mese nell’aeroporto romano di charter americani con truppe e materiale bellico per le operazioni in Iraq. Dal fronte sindacale, la richiesta di chiarimento è giunta in Parlamento. La Presidenza del Consiglio ha assicurato con una risposta al verde Fiorello Cortina che tali movimenti "Si svolgono naturalmente nel più rigoroso rispetto delle normative vigenti in materia di trasporti aerei civili e militari" e che le operazioni "vengono ’’tempestivamente e regolarmente preannunciati dal Governo alle competenti commissioni parlamentari".
Enac: in caso di guerra crollo del traffico

La crisi irachena e la possibilità di un conflitto preoccupa anche il settore del traffico aereo per le prevedibili ripercussioni sui costi del petrolio e
per la sicurezza: ’’Se scoppia la guerra è un disastro per il trasporto aereo, perchè il prezzo del petrolio schizza a 50 dollari al barile’’. Lo ha affer-
mato il presidente dell’Enac, Alfredo Roma, intervenendo all’assemblea di Air-Press in occasione della premiazione per il 2002 conferita all’am-
ministratore delegato di Alitalia Francesco Mengozzi. In caso di un nuovo conflitto nel Golfo, sarebbe molto ’’pesante’’ per le compagnie aeree, che
già devono affrontare costi elevati per la sicurezza che inevitabilmente aumenterebbero, soprattutto perchè ci sarà un calo del traffico come si è
verificato dopo l’11 settembre’’. Per il presidente dell’Enac ’’se poi ci saranno attentati si verificherà un crollo notevole soprattutto per le com-
pagnie che sono l’anello debole della catena’’. Roma ha, quindi, ricordato che dopo l’attentato del’11 settembre alle Torri Gemelle ’’sulle rotte
transatlantiche, nei primi tre mesi, c’è stato un calo del traffico del 33%.
Ora - ha proseguito - siamo nella stessa situazione di crescita del 2000, ma se questo trend si interrompe si taglia quel 5-10% di recupero che è
stato fatto’’.

Per quanto riguarda la sicurezza degli aeroporti, il presidente dell’Enac ha ricordato che ’’ sono in atto misure già sperimentate in parte
dopo l’11 settembre anche se le previsioni risultano adesso peggiori’’. In ogni caso - ha aggiunto - già è in atto ’’un controllo degli aeroporti e
della periferia degli aeroporti e controlli preventivi sui passeggeri, su richiesta degli Stati Uniti, per una verifica sull’identità. Il massimo livel-
lo di allerta scatterebbe in ogni caso se si verificherà un attacco o anche se ci saranno informazioni preventivi, senza però creare allarmismi’’.