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Alta tensione tra Ds e movimenti

Publie le lunedì 22 marzo 2004 par Open-Publishing

Il giorno dopo il corteo e la contestazione al leader della Quercia non
si stempera lo scontro tra le forze dell’Ulivo e della sinistra
Alta tensione tra Ds e movimenti

I “disobbedienti” a Fassino: «La politica dello struzzo non paga»
Diliberto: «E’ lui che ha creato divisioni nello schieramento»
Roma. Dalle 18 di sabato i rapporti,
a sinistra, sono diventati più
difficili. Non solo per la contestazione
al segretario dei Ds, Piero
Fassino, durante il corteo contro la
guerra, ma perchè pesano anche le
dichiarazioni degli esponenti dell’opposizione
che, durante la manifestazione,
hanno più volte criticato
la posizione della Lista Prodi durante
il recente voto sulle missioni
militari all’estero.

C’è tensione. Raccontano che
Fassino sia rientrato nella sede del
partito letteralmente imbestialito e
che il suo umore sia ulteriormente
peggiorato ascoltando in Tv i commenti
di chi, alla manifestazione,
ha partecipato da protagonista. Il
durissimo comunicato emesso dalla
direzione del partito rappresenta
solo l’inizio della controffensiva. Al
“Botteghino” giurano che, da oggi,
ci saranno diversi conti da regolare.
Da sinistra arriva un coro di “io
non c’entro”, ma anche nuove insinuazioni
sulla posizione considerata
ambigua della Quercia. «L’aggressione
a Fassino ed ai Ds è stata
opera sicuramente di un gruppo di
squadristi e di inquinatori che dovrebbero
essere definitivamente
espulsi dal movimento della pace.
Detto questo - dice Pier Luigi Bersani,
responsabile economico dei
Ds, facendo trasparire un nervosismo
ancora non placato - bisogna
ricordare che tutto questo è accaduto
perché è stata mistificata la
posizione dei Ds sulla questione
Iraq».

«E non ci è sfuggito - prosegue
di getto - che a questa opera di mistificazione
si sono prestati, in più
occasioni, anche esponenti del centrosinistra
che non hanno criticato,
come sarebbe stato legittimo fare,
ma le hanno letteralmente falsificate.
A questo punto è chiaro che
non può pretendere lealtà chi non
è leale». Parole minacciose che
hanno alcuni destinatari noti.
Innanzitutto gli esponenti della
sinistra dell’Ulivo e Rifondazione.
Ma ci sono anche gli esponenti dei
“movimenti” e dei girotondi. «Noi
abbiamo sempre sperato che i Ds
marciassero con noi contro la guerra.
E non mi sento responsabile di
nulla: tuttavia Fassino sa che si è
assunto una responsabilità politica,
manifestando giovedì assieme a
Bondi, Schifani e La Russa. E’ lui che
ha creato divisioni nel nostro
schieramento - così Oliviero Diliberto,
segretario dei “Comunisti
italiani”, replica alle accuse - Se si
va alla ricerca dei responsabili si
guardi con chi ha rapporti più
stretti con i “disobbedienti”: Rifondazione
e spicchi della sinistra Ds».
In altre parole: «Cercate in casa vostra
».

«Sono contrario a qualsiasi atto
di violenza, anche verbale.
Il leader ds Fassino contestato sabato al corteo pacifista di Roma
Figurarsi. Ma certo i Ds dovrebbero
prendere coscienza che la
maggioranza dell’elettorato di centrosinistra
è contraria alla guerra e
favorevole al ritiro» così risponde
Fausto Bertinotti a chi lo chiama in
causa. Certo che, però, le sue parole
contrastano, e non poco, con quelle
di Marco Ferrando, della sinistra di
Rifondazione: «Vanno sciolte le
contraddizioni: i liberali stiano con
i liberali, le sinistre rompano l’abbraccio
ulivista e rifiutino questa
egemonia».
«Si tratta di parole inaccettabili,
sconsiderate e pericolose - replica,
a muso duro, il capogruppo dei Ds
a Montecitorio, Luciano Violante -
Quando si ha una responsabilità
politica si deve orientare, bisogna
considerare le implicazioni delle
parole. E lo dico per il futuro: bisogna
stare attenti al modo in cui si
sta insieme in una coalizione». Ma
anche questa reazione dei vertici
del partito ha un contrappeso: il
correntone. Piero Folena esprime
tutta la sua personale solidarietà al
segretario ma, aggiunge, «accusare
gli alleati rischia di innescare una
guerra intestina in seno all’Ulivo».
Oltre i partiti, a sinistra, la parola
“solidarietà” non viene pronunciata
spesso. Piero Bernocchi, leader
dei Cobas, offre questa spiegazione
dei fatti: «E’ tutta colpa del servizio
d’ordine del segretario Fassino. Un
esercito di simil-rambo si è inserito
nel corteo in maniera arrogante e
dilettantesca, scegliendo proprio il
settore più polemico. In ogni caso
ora i Ds hanno imparato la lezione
».

I “disobbedienti” hanno inviato
una lettera aperta a Fassino per
replicare così: «Siete voi che avete
voluto sfidare il movimento. La politica
dello “struzzo” non paga».
La replica del professore Paolo
Flores D’Arcais, referente dei girotondi,
è, al contrario, articolata:
«Una tasso di stupidità statisticamente
fisiologico in qualsiasi iniziativa
è inevitabile. Resta una
grande manifestazione con alcuni
“fatti” che sono stati ingigantiti dalla
manipolazione massmediatica.
E, a “fare notizia” è stato il furibondo
comunicato della direzione Ds,
soprattutto per le esplicite accuse
ad alcuni “eletti nell’Ulivo” di essere
i veri facinorosi dell’ignobile aggressione.
Si tratta di accusa ignobili:
le critiche non sono affatto
“istigazione a delinquere”».
Angelo Bocconetti
Le diverse anime
diessine. Bersani:
«Troppe mistificazioni
da esponenti del
centrosinistra».
Folena: «Attenzione
alle guerre intestine» Roma. Molti gli attestati di «solidarietà»
ma anche una valanga di critiche rivolte a un
centrosinistra, che appare diviso e frastornato,
dopo le contestazioni al leader ds, Piero Fassino,
contestato ed escluso a forza dal corteo
per la pace. Per gli esponenti della Casa delle
libertà, il day after della grande marcia contro
la guerra è dedicato ai contrasti che fanno
emergere l’immagine di una «sinistra ormai a
pezzi» con «poche idee ma confuse», per dirla
con il leghista Roberto Calderoli, il quale è
convinto che un’opposizione così divisa non
riesce a tenerla assieme l’«incollatutto», e tantomeno
Romano Prodi.

Insomma, le contestazioni alla Quercia
aprono una ferita nella sinistra ma anche un
varco alle accuse della maggioranza, che coglie
l’occasione per girare il coltello nella piaga,
parla di «armata Brancaleone», di «grave malessere
», di «anime inconciliabili» e di «Ulivo
allo sbando». Il governatore del Lazio, Francesco
Storace, può ironizzare con facilità sul primo
fallimento di piazza dell’alleanza a sostegno
di Prodi: «Il Triciclo è già deragliato», commenta
l’esponente di An.
Non ci sono commenti di esponenti del centrodestra
che si limitano ad esprimere la «solidarietà
» a Fassino: tutti vanno oltre, prendono
la palla al balzo per sottolineare come l’Ulivo
non sia nelle condizioni politiche di aspirare
a governare. Il presidente
della Camera Pier Ferdinando
Casini si fa portatore della
«solidarietà del Paese» ma
poi avverte i ds e gli altri: «Il
nemico da battere è il terrorismo,
non Bush, Berlusconi e
il governo. Quando si perde
di vista il nemico da abbattere,
la conseguenza tragica -
secondo Casini - è che i nemici
si moltiplicano, diventano
i propri simili, magari i
più vicini, sulla base di inaccettabili
mistificazioni».

Nel giorno nero della sinistra, il ministro
dell’Interno, Giuseppe Pisanu, prende le difese
del segretario ds e afferma: «E’ stato leso il
diritto costituzionalmente garantito dell’onorevole
Piero Fassino a manifestare pacificamente
e senz’armi le proprie opinioni». Poi, il
ministro avverte i contestatori: se Fassino
avesse deciso di proseguire, le «forze dell’ordine
avrebbero garantito, con la necessaria determinazione,
l’esercizio di questo suo fondamentale
diritto di cittadino».
Per il resto, il centrodestra mette l’accento
sulle divisioni che dominano l’Ulivo e i suoi
alleati. Secondo il capogruppo di An al Senato,
Domenico Nania, l’aggressione contro Fassino
è stata «annunciata e organizzata nei minimi
particolari» ed è inoltre la prova del «grave
malessere, perfino degli odi e dei rancori, di
cui è pervasa questa armata Brancaleone che
si contrappone al centro destra». Insomma, la
maggioranza esibisce i fatti di Roma come la
dimostrazione che il centrosinistra non è in
grado di governare. «Se dovessero mai avere
la maggioranza, farebbero precipitare il paese
nel baratro di una ingovernabilità da terzo
mondo», dice Renato Schifani, capogruppo di
Fi al Senato.

Fabrizio Cicchitto, coordinatore di Fi, fa il
parallelo con l’aggressione a Luciano Lama negli
anni alla fine degli anni ’70 e con il G8 di
Genova per sostenere la tesi di «un settore della
sinistra che ha posizioni assai ambigue e
inquietanti». Così, il risultato è che «se oggi ci
fosse un governo di centrosinistra, esso sarebbe
in crisi su temi cruciali». Più diretta la sentenza
di Isabella Bertolini, il vice capogruppo
alla Camera di Fi: «L’Ulivo è allo sbando».
Ma il centrodestra non risparmia critiche al
corteo per la pace, a prescindere dallla vicenda
Fassino: «Una manifestazione politica a senso
unico», taglia corto il ministro Claudio Scajola.
Più esplicito il ministro Udc, Carlo Giovanardi,
secondo il quale «a Roma marciavano apertamente
fiancheggiatori del terrorismo islamico
e squadristi». Il che avrebbero dovuto indurre
i cattolici a non marciare mescolarsi con «chi
inneggia agli assassini dei nostri soldati a Nassirya
».

Michele Lombardi
la solidarietà DEL POLO
Casini: «Il nemico da battere
resta il terrorismo e nessun altro»
Casini
Roma.

Di nuovo in strada, il giorno dopo le contestazioni
alla marcia per la pace. Ma in silenzio.
Piero Fassino è tornato a manifestare anche ieri,
sempre a Roma.L’occasione l’ha offerta la Sinistra
ecologista, che ai Fori Imperiali aveva organizzato
un sit-in di sostegno alle politiche ambientali, nel
giorno del blocco del traffico a causa dell’inquinamento,
al quale ha preso parte anche Walter Veltroni.
Fassino è arrivato in compagnia della moglie,
non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti,
ed è stato salutato da applausi e da incintamenti
che gli dicevano «forza Piero». Il segretario
dei Ds ha parlato, tra i diversi interventi, solo di
ambiente: «Oggi il tema della qualità della vita è richiede
politiche e strumenti che oggi non ci sono».