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Attac Francia s’interroga sullo sbocco politico della sua azione
Publie le domenica 30 maggio 2004 par Open-Publishing1 commento
di Caroline Monnot
Quale significato ha la crisi che attraversa Attac Francia, illustrata dalla
decisione di alcuni dei suoi membri di presentare delle liste denominate
"100% altermondialistes" allo scrutinio europeo del 13 giugno?
Molti movimenti storici dell’altermondialismo sembrano attraversare un
periodo di domande. In Gran Bretagna, il movimento "Globalize resistance" ha
conosciuto una severa crisi interna. In Spagna, il "Movimento per una
resistenza globale" (MRG) si è autodissolto e, dall’altro lato delle Alpi,
il Forum Sociale Italiano, nato in occasione del G8 a Genova, non è più in
forma strabiliante. "A livello internazionale, commenta Gustave Massiah,
vicepresidente di Attac Francia, il movimento ’alter’ è in una situazione un
po’ difficile. Ha molto avanzato, ma non ha vinto. Si deve confrontare con
domande delicate: come rispondere alla guerra, all’offensiva neoliberale,
alla crescita della barbarie? Siamo un una nuova fase, che non sappiamo
ancora se corrisponde a un arretramento o a un attimo di respiro necessario"
.
In un contributo indirizzato al Consiglio Scientifico di Attac, Christophe
Aguiton evoca "la scissione di un certo consenso neoliberalista". "Le élites
si dividono sulle risposte da dare, tra chi continua a credere alle virtù
del neoliberalismo controllato dalle istituzioni internazionali, coloro che,
al seguito dei neoconservatori USA, spingono verso interventi armati
unilaterali, e chi critica le cose che ha fatto fino a ieri". All’
improvviso, secondo Aguiton, "non siamo più nella situazione degli anni 90,
quando, di fronte a politici che applicavano gli stessi orientamenti, la
sola risposta era il rigetto e la protesta, nella strada come nelle urne". E
aggiunge che "il rischio è ora che il dibattito non si sposti decisamente a
destra". In Francia, il panorama politico uscito dalle regionali ha dato
nuova forza a queste domande. "Le ultime elezioni, in Francia come in
Spagna, hanno mostrato un mutamento nei rapporti tra cittadini e mondo
politico: per la prima volta dopo anni, l’astensione arretra e la politica
sembra ritrovare un senso", afferma Aguiton.
"C’è in Francia un largo
accordo sul fatto che è necessario da una parte confermare lo scacco della
destra - e il movimento altermondialista ha giocato il suo ruolo nel rigetto
da parte dell’opinione pubblica delle sue basi ideologiche - impedendo però
l’egemonia dell’ala più liberalista del PS sull’insieme della sinistra"
spiega Massiah. E di qui, per raggiungere questi obiettivi, il problema di
"come fare a contare".
"CHE FARE DI PIU’?"
In realtà, esistono tre posizioni. Ci sono quelli che, come i promotori
delle liste "100% alter", credono che sia necessario scendere nell’arena
elettorale. Secondo Bernard Cassen, presidente onorario dell’associazione,
la loro scelta è comprensibile. "Quelli che si sono iscritti ad Attac cinque
anni fa non sono più gli stessi. Ormai, si pongono la domanda: che cosa si
può fare di più?", sostiene. Secondo lui, "l’offerta politica
antiliberalista non è proporzionata al sentire politico antiliberalista
della sinistra. Siamo all’interno di un percorso che staan fa che iniziando"
. E giudica che "questa evoluzione è del tutto normale e apportatrice di
benefici".
Ci sono poi quelli che pensano che gli altermondialisti possono giocare un
ruolo di stimolo all’interno di un largo raggruppamento di un polo
antiliberalista. "Ci sono già attori politici che operano su tematiche
vicine a quelle dei movimenti sociali e altermondialisti: l’estrema
sinistra, i Verdi, il PCF, una parte del PS. Senza dover passare attraverso
la costituzione di cartelli, è necessario radunare le forze per evitare una
dispersione generale", scrive Aguiton, secondo il quale "dopo le europee, ci
saranno tre anni prima di una nuova scadenza elettorale. Questo lascerà il
tempo per passi trasparenti".
Infine, ci sono coloro che credono che la dimensione di "alter" resti quella
di contare dall’esterno, in quanto contropotere. E parlaano paradosso: come
può un movimento che si è costruito sulla crisi di legittimità delle
istituzioni, che ha sempre affermato - nei suoi statuti, nelle sua
linee-guida e nelle sue pratiche - la neutralità verso il gioco elettorale,
pensare oggi a investire questo stesso terreno delle istituzioni, non più
solo come gruppo di pressione, ma, per alcuni dei suoi membri, direttamente,
passando per la strada delle urne?
Nell’attesa, a sinistra, i capilista alle europee si dimostrano molto
critici a proposito delle liste "alter". Harlem Désir, numero uno della
lista PS in Ile-de-France, membro del coordinamento Attac al Parlamento
europeo, crede che "queste liste fanno correre il rischio di ridurre le idee
altermondialiste a un punteggio che tutto indica marginale". Secondo Alain
Lipietz, capolista dei Verdi nella regione e iscritto ad Attac sin dalla sua
creazione, "questa iniziativa di qualcuno rischia di colpire a morte l’unità
di Attac Francia. Queste liste avranno un risultato minuscolo. Esse puntano
solo sulle liste di sinistra, nelle quali ci sono molti membri di Attac". E
assicura: " La sinistra plurale era lo sbocco politico degli
altermondialisti".
Fonte: Le Monde, 16 maggio 2004
Traduzione di Umberto G.B. Bardella
Messaggi
1. > Attac Francia s’interroga sullo sbocco politico della sua azione, 30 maggio 2004, 20:21
superdaccordo ,come sempre,con le analisi del/nel movimento del saggio esperto compagno Cristophe Aguiton..groupement artiviste.extreme jonction paris