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BAMBINI & GESTAPO

par Lucio Galluzzi

Publie le venerdì 12 ottobre 2012 par Lucio Galluzzi - Open-Publishing
3 commenti

Lettera aperta a capi, orchi e orchesse
e p.c. 
alle streghe e mangiafuoco

Non è interessate quello che hanno da dire, ora, gli esecutori, i mandanti, i sottosegretari, il capo della Polizia, genitori, Fini o Schifani, la Cancellieri e l’Anticrimine di Padova, presidi, insegnanti e personale scolastico di quella scuola in provincia della città del santo.
Non lo è, nella maniera più assoluta.
Spero che il tizio che impersona, a sua insaputa, il Presidente della Repubblica, non esterni, taccia almeno questa volta.
Le immagini terribili e le urla del bambino, portato via da agenti di polizia, come un trofeo di caccia grossa, trascinato, sbattuto su una macchina, usato come ostaggio nell’odio genitoriale, impongono solo la vergogna totale di tutti gli adulti che hanno a che fare, direttamente e indirettamente, con la vicenda.
E’ un pugno allo stomaco quello che si vede e si sente in quel video, fa rabbrividire, strappa l’anima.
Ci sono atti gravissimi che orchi e orchesse portano in essere, scientemente, fottendosene di quello che il bimbo grida a tutti loro.
Chiede aiuto, dice che non riesce a respirare, chiama il nonno, la zia, impreca contro i suoi sequestratori, si dimena, tira calci e morde, molla testate a quelle persone in divisa, che lo dovrebbero difendere, proprio perché hanno una divisa e invece lo stanno sbattendo su un’automobile per portarlo via da tutto.
Loro, i grandi con i distintivi, dicono cose inqualificabili, la frase più triste alla zia: "io sono un funzionario di polizia, lei è nessuno!"
Poi al telefono un certo Eduardo Suozzo, dirigente della Questura di Padova, aggrava ancora di più la posizione di questa Gestapo: "Voi giornalisti avete in mano un video che non è il nostro. Il nostro lo consegneremo domani agli inquirenti. Nessuno ha trascinato via il bambino. Lo dite voi, non il nostro video. Noi siamo arrivati a scuola e abbiamo consigliato al padre di avvicinarsi al bambino, abbracciarlo e poi portarlo via, ma il minore ha cominciato a reagire con veemenza, imprecando, dando calci, testate, urlando... ripeto... con veemenza, per questo siamo dovuti intervenire, abbiamo un’ordinanza in mano che toglie la patria potestà alla madre... l’abbiamo fatta rispettare."
Ma dove li prendete certi ignoranti?
Questo fa il dirigente di una questura e non sa che il termine "patria potestà" non esiste più, è stato sostituito per legge, da tempo, da "genitorialità".
Ma non basta: loro sono dovuti intervenire perché un bambino di dieci anni si rifiutava di accettare il tradimento di un abbraccio del padre, trasformato in morsa da rapimento [squallida "mossa" consigliata proprio dagli agenti]?
Come dire: tanto i bambini sono scemi, non capiscono, noi siamo i grandi, facciamo quello che vogliamo di loro e con loro e se i piccoli si ribellano sono botte e cancellazione del loro esistere in vita come cittadini.
Non basta ancora: tutti i compagni di classe del bambino sequestrato, hanno visto le quattro persone in divisa che trascinavano via il loro compagno, tra le grida, i pianti, la disperazione e la sconfitta.
Nessuno li ha fatti scendere, quei suoi compagni, non si sono aperte le porte della scuola per soccorrere quella preda che impazziva di dolore, non sono usciti insegnati e preside, personale scolastico, non sono intervenuti altri genitori che erano lì, a sottrarre il piccolo dalla furia degli orchi e orchesse, portarlo al sicuro, tranquillizzarlo.
Sarebbe interessante sapere se quelle stesse porte le hanno aperte prima, per fare entrare lor signori.
La sconfitta non è di quel piccolo figlio di tutti noi.
Siamo solo noi i perdenti.
Perché quelle immagini non hanno solo fatto il giro di tutte le testate giornalistiche italiane, stanno sui circuiti internazionali, e l’Italia, grazie sempre agli uomini in divisa, continua a fare la figura che merita: un Paese con le libertà sospese, dove le forze dell’ordine sono libere di fare quello che vogliono, perché tanto resteranno per sempre impunite, non perderanno il lavoro e continueranno scelleratamente a reiterare.
Un’Italia dove gli italiani accettano tutto, qualsiasi cosa, anche la più grave e non muovono un solo dito per dire "noi non ci stiamo".
E se viene permesso che un bambino sia trattato in questo modo, senza che quegli agenti siano "presi" di peso dalla folla e mandati al paese dove meritano, allora la frutta marcia dove pensavamo di essere arrivati è putrefazione.
Pochi giorni fa, a Roma, al corteo degli studenti contro i tagli alla scuola pubblica, un altro ragazzino, un 15enne del "Virgilio", è stato preso nello stesso modo da funzionari di polizia, dalle caviglie e polsi e trascinato via con violenza, come un cervo morto sparato a pallettoni dopo la battuta di caccia.
E Manganelli che fa?
Si scusa, come aveva fatto per i massacri alla Diaz, per i pestaggi di cittadini inermi scambiati per Black Bloc solo perché vicini ad uno stadio durante una partita serale, per i calci e i pugni ad un torinese che aveva la terribile colpa d’essere un po’ brillo, forse.
Si scusano per Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Federico Aldrovandri, Carlo Giuliani...
Si battono il petto, ridicoli!, e reiterano, peggiorandosi.
L’immagine concreta di queste forze dell’ordine è devastante e degna di un paese dittatoriale.
Trattare in quel modo, con quella strafottenza, abuso di potere, un bambino, riporta alla mente altre immagini, dolorosamente tristi e disumane, che si sperava fossero documentate solo in Schindler’s List e appartenenti ad un passato storico bieco e nero come le camicie brune di quelli che lo agitavano.
Invece no.
Niente scuse, finti pentimenti e maschere di dolore, niente perdono per queste streghe cannibali.
Le "forze dell’ordine" italiane hanno bisogno di pulirsi, radicalmente: non sono più da anni al servizio del cittadino, non lo difendono, anzi.
Gli uomini in divisa hanno urgentemente bisogno di studiare, formarsi, aggiornarsi; è inaccettabile che si offra un lavoro delicatissimo a gente priva di coscienza civile e umana.
Non è più tollerabile che: "gli agenti, i dirigenti polizia, con il loro comportamento di violenze inaudite al G8 di Genova, hanno discreditato l’immagine dell’Italia a livello internazionale, danneggiandone gravemente l’onorabilità; nei nostri Codici non esiste, purtroppo, il reato di tortura, seppure la Corte Europea ne ha sollecitato più volte la sua introduzione. I responsabili degli atti gravissimi alla Diaz non possono essere perseguiti neppure per gravi lesioni personali perché i reati che hanno commesso sono prescritti; resta la constatazione di questo Collegio, amara, che uomini al servizio dello Stato abbiano reso allo stesso Stato, cioè ai cittadini e ai giudici, false testimonianze, depistaggi nelle indagini, abusi di potere e inosservanza delle più elementari norme sulle libertà personali e diritti umani..." [Corte di Cassazione, Sentenza sui fatti G8 di Genova, Torture alla Diaz].
Nessuno dei responsabili ha pagato, sono tutti al loro posto, qualcuno anche promosso a ruolo superiore di sottosegretario.
Come nessuno pagherà per per l’azione della Gestapo di Stato al bambino di padova.
Come da sempre.
Tutti intoccabili, impuniti, protetti dalla Legge che hanno fatto, i loro veri capi, per permettergli di delinquere in nome di quella stessa Legge.
Orchi e orchesse sanno perfettamente che non saranno licenziati in tronco per quello che fanno perché: "io sono un funzionario di polizia e lei è nessuno".

Lucio Galluzzi

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Messaggi

  • Ho sempre e costantemente in testa i vergognosi fatti della Diaz, per cui per me l’operato delle forze dell’ordine, salvo rari casi , è sempre e comunque da censurare e condannare a prescindere, in particolare in questo caso dove la vittima è un bambino.

    Non posso però fare a meno di stigmatizzare anche il comportamento dei genitori, che per una loro assurda, insensata, incivile, crudele guerra privata, hanno fatto sì che questo bambino divenisse un semplice oggetto da contendersi in tutti i modi leciti e meno leciti !!

    VERGOGNAAA !!!

    MaxVinella

  • tutte stupidaggini. la colpa è della madre a cui hanno sottratto la potestà per indegnità e quest’ultimo episodio lo conferma. C’è stato un processo lungo anni e la mamma neanche dopo la sentenza voleva dare il bambino al padre,per cui l’intervento della forza pubblica era obbligatorio.Sicuramente avrà detto al figlio che il padre se lo voleva mangiare o qualcosa del genere perchè la reazione del bimbo è di puro terrore e questo è innaturale e frutto chiaramente di un lavaggio del cervello del bambino che, per sua natura, è estremamente suggestionabile ed ha fiducia nelle parole della mamma. Ma poi vorrei fare un’osservazione: la polizia è andata a prelevare il bambino a scuola in un’ora in cui abitualmente non escono. non è strano che si trovasse la sorella della mamma pronta con la telecamera per creare ad arte " lo scandalo"?Povero bambino con quella mamma!!!michele

    • Il commento di tutti i genitori (veri) che ho sentito è stato: piuttosto che vedere mio figlio trattato così, che stesse con la madre (o con il padre). e’ lo stesso commento che farei io, se fossi padre, o madre. e ci sono passat*.
      Riportano che Salomone lo avesse pensato circa 3000 anni fa.
      * figl* non sono proprietà, di nessuno , * bambin* sono del futuro e basta.