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LETTERA DELLA CONVENZIONE PERMANENTE DI DONNE CONTRO LE GUERRE
Il manifesto politico di Prodi su Guerra e Pace ripropone un approccio
tradizionale al tema della guerra giusta. Dopo un inizio in cui si richiama
al ripudio costituzionale della guerra e ad una proclamata volontà di
ritirare le truppe dall’Iraq, riespone, in aperto contrasto con le
dichiarazioni di principio, le posizioni classiche di chi giustifica la
guerra e soprattutto le guerre che ha concretamente appoggiato o che si
appresta ad appoggiare.
A proposito dell’uso legittimo della forza si ripropone il solito vecchio
equivoco che porta a giustificare la guerra in Kosovo, la prima guerra del
Golfo e la guerra in Afghanistan. L’equivoco secondo cui vengono assimilate
guerra e operazione neutrale di polizia internazionale, vengono
assolutamente confusi i soggetti abilitati all’uso legittimo della forza e
le modalità di armamenti e di comportamenti che fanno tutta la differenza
tra guerra e interposizione. Dice Prodi: " l’uso della forza potrebbe e
dovrebbe essere ammesso solo in quei casi in cui essa servisse a proteggere
delle popolazioni". Su questa affermazione poniamo domande ineludibili :
" Era per proteggere la popolazione del Kuwait che si sono bombardati i
civili in Iraq nel ’91 e si è condannato a morte l’esercito iracheno in
rotta, bruciandolo col napalm e con l’uranio impoverito (il cui inquinamento
ha determinato la sindrome del Golfo per migliaia di persone, soprattutto
bambini)?";
"Era per proteggere la popolazione kosovara che si è bombardata Belgrado, si
sono distrutti 61 ponti sul Danubio 33 ospedali, innumerevoli scuole e
perfino la TV serba, si è fatta la guerra chimica bombardando Pancevo e si
è prodotta la più grande devastazione per il popolo serbo?";
"Era per proteggere la popolazione dell’Afghanistan o -con uno strano
artificio di pensiero- la popolazione degli USA ,che si sono bruciati i
villaggi dell’Afghanistan e prodotti decine di migliaia di morti tra i
civili, riaccendendo una guerra civile endemica,ennesima giustificazione per
un nuovo contingente stanziale della NATO?"
La concretezza della guerra mostra ancora e sempre la sua insostenibilità,
morale, giuridica e politica. Non ci sono e non ci saranno mai guerre giuste
o guerre che servono a proteggere popolazioni. Confondere la guerra con
l’uso legittimo della forza da parte dell’ONU sarebbe come confondere gli
Eurofighter e la portaerei Garibaldi con la polizia urbana. La Carta
dell’ONU vieta la guerra e tutti gli armamenti pesanti in grado di
coinvolgere nei loro effetti distruttivi le popolazioni civili e l’ambiente.
Inoltre, cosa fondamentale quanto ai reali rapporti di forza e agli
interessi in gioco sullo scacchiere geopolitico, fa divieto a ogni singola
Nazione o coalizione di Stati di intraprendere una guerra, riservando
esclusivamente alle N.U. un ruolo di interposizione militare oppure di
"missioni di pace".
Il motivo per cui oggi l’ONU non può entrare in Iraq è legato a questo
fondamento della pacificazione: non si può nè continuare nè avallare a
posteriori una occupazione militare, forma attuale della aggressione al
popolo e allo Stato dell’Iraq da parte dela guerra angloamericana.
La protezione della popolazione dell’Iraq potrà avvenire solo se gli attuali
aggressori si ritireranno portando con sè i loro 140.000 soldati di
invasione e le loro sei basi militari . E portando con sè anche il governo
illeggittimo attualmente in carica che ha fatto le leggi ad uso degli
occupanti, a cominciare dalla svendita totale di ogni risorsa e bene comune
dell’Iraq. E chiudendo i nuovi lager dove rinchiudono i desaparecidos
iracheni, frutto dei rastrellamenti nelle case, simili a quelli della
Palestina sottoposta all’ occupazione del governo israeliano.
Per tutto ciò, continuare ad auspicare l’ingresso dell’ONU in Iraq, senza
prima ottenere il ritiro delle forze di occupazione e la formazione di una
forza di polizia internazionale -formata rigorosamente dai paesi non
belligeranti che erano contrari alla guerra ( e da paesi arabi in un paese
arabo !) - significa continuare a confondere le acque e a rinviare l’unica
opera di pacificazione possibile: rompere la complicità con la guerra
globale permanente, ritirando le truppe subito e unilateralmente per avviare
concretamente un processo di pace.
In sintesi le nostre critiche al manifesto Prodi si rivolgono a due aspetti
sostanziali:
– LA RIEDIZIONE DELLA DOTTRINA DELLA GUERRA UMANITARIA CHE INCLUDE PERFINO
L’AFGHANISTAN e che è purtroppo gravida di futuro perchè la NATO ha imposto
per un altro anno l’esercito stanziale in Afghanistan e perchè tutto il
Nuovo Modello di Difesa prende a pretesti la presunta lotta al terrorismo e
l’ umanitarismo armato. Inoltre i corpi civili di pace e le alternative
alle missioni militari non vengono neanche considerate.
– LA QUESTIONE DELL’INGRESSO DELL’ONU IN IRAQ rispetto alla quale Prodi parla
ecumenicamente di "una collaborazione la più ampia possibile, con la
partecipazione di tutti i paesi pronti all’intervento: europei ed
extraeuropei, atlantici ed extraatlantici." Il che significa riproporre la
presenza angloamericana nell’abbraccio degli alleati e tacere la
continuazione della occupazione militare sotto mentite spoglie. Ancora una
volta non si pone la condizione preliminare per una neutralità
dell’intervento ONU e cioè il ritiro degli aggressori.
Fin dal ’91 noi donne pacifiste lanciammo il nostro grido di protesta: FUORI
LA GUERRA DALLA STORIA . Oggi e sempre lo riproponiamo come unica forma
possibile di convivenza tra i popoli e unica possibilità di futuro per il
mondo.Allo stesso modo siamo convinte che , per il ruolo dell’Europa e
dell’Italia, a fondamento di una nuova politica estera basata sul disarmo e
sulle politiche attive di pace, sia maturo il momento per dichiarare e
sostenere , a partire dal ripudio della guerra in Costituzione europea, LA
NEUTRALITA’ MILITARE DELL’EUROPA, obiettivo politico generale per il quale
,come portavoce della Convenzione permanente di donne contro le guerre
,siamo impegnate nel lavoro comune.
IMMA BARBAROSSA, ELENA BELTRAME, MARIA DI RIENZO, NELLA GINATEMPO, MONICA
LANFRANCO, LIDIA MENAPACE, ROSANGELA PESENTI.