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CRITICA AL MANIFESTO PRODI

Publie le venerdì 2 aprile 2004 par Open-Publishing

LETTERA DELLA CONVENZIONE PERMANENTE DI DONNE CONTRO LE GUERRE

Il manifesto politico di Prodi su Guerra e Pace ripropone un approccio tradizionale al tema della guerra giusta. Dopo un inizio in cui si richiama al ripudio costituzionale della guerra e ad una proclamata volontà di ritirare le truppe dall’Iraq, riespone, in aperto contrasto con le dichiarazioni di principio, le posizioni classiche di chi giustifica la guerra e soprattutto le guerre che ha concretamente appoggiato o che si appresta ad appoggiare.
A proposito dell’uso legittimo della forza si ripropone il solito vecchio equivoco che porta a giustificare la guerra in Kosovo, la prima guerra del Golfo e la guerra in Afghanistan. L’equivoco secondo cui vengono assimilate guerra e operazione neutrale di polizia internazionale, vengono assolutamente confusi i soggetti abilitati all’uso legittimo della forza e le modalità di armamenti e di comportamenti che fanno tutta la differenza tra guerra e interposizione. Dice Prodi: " l’uso della forza potrebbe e dovrebbe essere ammesso solo in quei casi in cui essa servisse a proteggere delle popolazioni". Su questa affermazione poniamo domande ineludibili :
" Era per proteggere la popolazione del Kuwait che si sono bombardati i civili in Iraq nel ’91 e si è condannato a morte l’esercito iracheno in rotta, bruciandolo col napalm e con l’uranio impoverito (il cui inquinamento ha determinato la sindrome del Golfo per migliaia di persone, soprattutto bambini)?";
"Era per proteggere la popolazione kosovara che si è bombardata Belgrado, si sono distrutti 61 ponti sul Danubio 33 ospedali, innumerevoli scuole e perfino la TV serba, si è fatta la guerra chimica bombardando Pancevo e si è prodotta la più grande devastazione per il popolo serbo?";
"Era per proteggere la popolazione dell’Afghanistan o -con uno strano artificio di pensiero- la popolazione degli USA ,che si sono bruciati i villaggi dell’Afghanistan e prodotti decine di migliaia di morti tra i civili, riaccendendo una guerra civile endemica,ennesima giustificazione per un nuovo contingente stanziale della NATO?"

La concretezza della guerra mostra ancora e sempre la sua insostenibilità, morale, giuridica e politica. Non ci sono e non ci saranno mai guerre giuste o guerre che servono a proteggere popolazioni. Confondere la guerra con l’uso legittimo della forza da parte dell’ONU sarebbe come confondere gli Eurofighter e la portaerei Garibaldi con la polizia urbana. La Carta dell’ONU vieta la guerra e tutti gli armamenti pesanti in grado di coinvolgere nei loro effetti distruttivi le popolazioni civili e l’ambiente. Inoltre, cosa fondamentale quanto ai reali rapporti di forza e agli interessi in gioco sullo scacchiere geopolitico, fa divieto a ogni singola Nazione o coalizione di Stati di intraprendere una guerra, riservando esclusivamente alle N.U. un ruolo di interposizione militare oppure di "missioni di pace".
Il motivo per cui oggi l’ONU non può entrare in Iraq è legato a questo fondamento della pacificazione: non si può nè continuare nè avallare a posteriori una occupazione militare, forma attuale della aggressione al popolo e allo Stato dell’Iraq da parte dela guerra angloamericana.
La protezione della popolazione dell’Iraq potrà avvenire solo se gli attuali aggressori si ritireranno portando con sè i loro 140.000 soldati di invasione e le loro sei basi militari . E portando con sè anche il governo illeggittimo attualmente in carica che ha fatto le leggi ad uso degli occupanti, a cominciare dalla svendita totale di ogni risorsa e bene comune dell’Iraq. E chiudendo i nuovi lager dove rinchiudono i desaparecidos iracheni, frutto dei rastrellamenti nelle case, simili a quelli della Palestina sottoposta all’ occupazione del governo israeliano.
Per tutto ciò, continuare ad auspicare l’ingresso dell’ONU in Iraq, senza prima ottenere il ritiro delle forze di occupazione e la formazione di una forza di polizia internazionale -formata rigorosamente dai paesi non belligeranti che erano contrari alla guerra ( e da paesi arabi in un paese arabo !) - significa continuare a confondere le acque e a rinviare l’unica opera di pacificazione possibile: rompere la complicità con la guerra globale permanente, ritirando le truppe subito e unilateralmente per avviare concretamente un processo di pace.
In sintesi le nostre critiche al manifesto Prodi si rivolgono a due aspetti sostanziali:
 LA RIEDIZIONE DELLA DOTTRINA DELLA GUERRA UMANITARIA CHE INCLUDE PERFINO L’AFGHANISTAN e che è purtroppo gravida di futuro perchè la NATO ha imposto per un altro anno l’esercito stanziale in Afghanistan e perchè tutto il Nuovo Modello di Difesa prende a pretesti la presunta lotta al terrorismo e l’ umanitarismo armato. Inoltre i corpi civili di pace e le alternative alle missioni militari non vengono neanche considerate.
 LA QUESTIONE DELL’INGRESSO DELL’ONU IN IRAQ rispetto alla quale Prodi parla ecumenicamente di "una collaborazione la più ampia possibile, con la partecipazione di tutti i paesi pronti all’intervento: europei ed extraeuropei, atlantici ed extraatlantici." Il che significa riproporre la presenza angloamericana nell’abbraccio degli alleati e tacere la continuazione della occupazione militare sotto mentite spoglie. Ancora una volta non si pone la condizione preliminare per una neutralità dell’intervento ONU e cioè il ritiro degli aggressori.
Fin dal ’91 noi donne pacifiste lanciammo il nostro grido di protesta: FUORI LA GUERRA DALLA STORIA . Oggi e sempre lo riproponiamo come unica forma possibile di convivenza tra i popoli e unica possibilità di futuro per il mondo.Allo stesso modo siamo convinte che , per il ruolo dell’Europa e dell’Italia, a fondamento di una nuova politica estera basata sul disarmo e sulle politiche attive di pace, sia maturo il momento per dichiarare e sostenere , a partire dal ripudio della guerra in Costituzione europea, LA NEUTRALITA’ MILITARE DELL’EUROPA, obiettivo politico generale per il quale ,come portavoce della Convenzione permanente di donne contro le guerre ,siamo impegnate nel lavoro comune.

IMMA BARBAROSSA, ELENA BELTRAME, MARIA DI RIENZO, NELLA GINATEMPO, MONICA LANFRANCO, LIDIA MENAPACE, ROSANGELA PESENTI.