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Cap Anamur, quattordici profughi deportati nella notte. Il Viminale nega l’asilo
Publie le domenica 18 luglio 2004 par Open-Publishingdi Roberto Monteforte
Sono liberi, ma non possono uscire. Di ufficiale non c’è nulla. Non è stato
comunicato loro nessun provvedimento di restrizione della libertà personale.
Tanto meno autorizzato dalla magistratura. Ma sono «reclusi» nel Centro di
accoglienza temporanea di Pian del Lago, a pochi chilometri da
Caltanissetta: è la condizione dei giovani africani salvati dalla nave
umanitaria tedesca Cap Anamur. Una linea gestita direttamente dal Viminale.
Per 14 di loro è andata addirittura peggio. In piena notte sono stati
trasferiti a Roma, al centro di Ponte Galeria, praticamente con il foglio di
espulsione in tasca. Hanno chiesto asilo politico al nostro paese, ma
praticamente sono stati respinti prima ancora di sbarcare e senza
motivazione. Almeno sino a ieri senza avere la possibilità di ricevere
un’adeguata assistenza legale. Senza poter far valere le proprie ragioni. Ma
andiamo con ordine, la giornata di ieri è stata piena di colpi di scena. Ed
è iniziata presto.
Blitz nella notte. Una telefonata nella notte ai giornalisti, poco prima
delle ore 4. Sono i giovani «no global» e delle altre associazioni che
presidiano l’ingresso del Cpt di Caltanissetta, località di Pian del Lago,
dove sono stati trasferiti da Agrigento i 36 naufraghi africani salvati
dalla Cap Anamur. È l’allarme. «Li stanno trasferendo. Non tutti. Una parte
di loro. Un pullman bianco è entrato scortato dalla polizia». Verso le ore 5
il mezzo è uscito dal Centro, sempre scortato e tendine abbassate. Hanno
provato a seguirlo in macchina alcuni giovani del presidio. Lo hanno perso
di vista. Ha trasportato all’aeroporto militare di Catania 14 giovani
africani del gruppo della Cap Anamur. Sono stati imbarcati su di un aereo e
trasferiti a Roma. Non è chiaro se con destinazione l’aeroporto di Ciampino
e poi quello di Fiumicino. Quello che è sicuro è che, almeno per ora, si
trovano presso il centro di Ponte Galeria vicino alla capitale. Il loro
destino dovrebbe essere l’espulsione. C’è chi parla anche di una data
precisa: martedì o mercoledì della prossima settimana. Secondo altre voci
potrebbero restare al Centro di Ponte Galeria fino a 40 giorni.
Tensione alta. Ma già prima delle quattro la tensione era alta. Verso l’una
vi era stata un’altra telefonata. «Al Centro sono entrate una dozzina di
camionette dei carabinieri. Forse di più. Si sono sentite delle urla. Poi
più nulla» informa uno dei militanti. Ancora prima, verso le 11.30
attraverso il tam tam dei cellulari era circolata un’altra voce inquietante:
«Li stanno dividendo. Diciassette (poi si vedrà che invece erano
quattordici) dai container sono stati spostati tutti in una piccola stanza
senza letti, coperte e mateassi. Sono impauriti, preoccupati». Un brutto
segno, proprio nel giorno in cui la commissione ministeriale per la
concessione del diritto d’asilo ha ultimato il suo lavoro. Si è in attesa
della notifica delle decisioni assunte agli interessati da parte del
questore di Caltanissetta. Una notifica che pare non sia stata ancora
formalmente fatta agli interessati. Ma i segnali sono chiari: la linea è
quella del no al riconoscimento dello status di rifugiato, anche se per 22
del gruppo si prospetta un permesso «umanitario».
Per la tarda mattinata di ieri era già in calendario la visita a
Caltanissetta e al Centro accoglienza di Pian del Lago di un gruppo di
amministratori locali e regionali, promotore il comune di Venezia e la
regione Friuli Venezia Giulia, pronti ad accogliere i 37 naufraghi africani
e a conferire loro la cittadinanza onoraria. Anche in vista di questo
incontro la prefettura e la questura avevano assicurato che nessuno dei 37
naufraghi sarebbe stato spostato prima dell’incontro con gli amministratori.
Botte. Le cose sono andate diversamente e la decisione ha alimentato
tensione tra i manifestanti davanti al Cpt. La strada che porta all’ingresso
è chiusa. In mattinata il presidio è tornato ad animarsi. Striscioni,
bandiere cubane e della pace, dei Cobas e di Rifondazione e musica sparata a
tutto volume. Poi è arrivata la delegazione degli amministratori composta
dall’assessore Giuseppe Caccia del Comune di Venezia, dal consigliere
regionale dei Verdi Alessandro Metz, dal deputato dei Verdi, Luana Zanella,
e da due avvocati Marco Paggi e Anna Corvara. Da una parte procedono con la
loro proposta di accoglimento, dall’altra pongono un problema: non c’è
alcuna ragione che spieghi la limitazione della loro libertà di movimento.
Caccia e Metz chiedono alle autorità di consentire ai 22 di uscire con loro
dal Centro. La risposta è negativa. Annunciano, allora, l’intenzione di
restare nel Centro fino a quando la loro richiesta non sarà accolta. Monta
la tensione. Inizia una lunga trattativa. Alla fine, in modo brusco, i due
vengono caricati su due volanti e portati fuori dal Ctp, mentre all’esterno
i giovani protestavano vivacemente. Alcuni di loro hanno invaso una zona
recintata, immediatamente prima dell’area vera e propria del Cpt. Poco dopo
la situazione torna tranquilla.
L’addio dell’equipaggio. Ieri l’intero equipaggio della Cap Anamur ha
lasciato la Sicilia. È partito in aereo per la Germania. Il presidente della
Ong umanitaria tedesca, Elias Bierdel, scarcerato ieri pomeriggio con il
capitano Stefan Schmidt e il suo secondo, è stato l’ultimo a lasciare Porto
Empedocle. Ha raggiunto l’aeroporto di Catania ieri mattina presto.
Ormeggiata al porto siciliano è rimasta la Cap Anamur, sotto sequestro. Una
storia finita. Ma solo per ora.
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