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Ci vuole un vero sciopero generale

par ripreso da E.B.

Publie le mercoledì 26 settembre 2012 par ripreso da E.B. - Open-Publishing
7 commenti

Spending review
Via il governo Monti

Ci vuole un vero sciopero generale

Durante il mese di agosto è stato approvato in parlamento il decreto sulla cosiddetta “spending review”, cioè la norma, chiesta a gran voce dalla Banca centrale europea ma da sempre pretesa anche dai padroni italiani, che inizia a tagliare in modo feroce l’occupazione dei dipendenti pubblici.
Si tratta di tagli per più di 30 miliardi di euro entro il 2015 (circa 7 milardi nella sanità, più di 10 agli enti locali e circa 5 ai ministeri) un colpo di accetta su tutti i principali servizi sociali.
Nella sanità il provvedimento prevede la riduzione dei posti letto fino a raggiungere il rapporto di 3,7 posti letto per ogni mille abitanti. Si pensi che in Germania sono più di 8 i posti letto ospedalieri ogni mille abitanti, in Francia 7, ecc. Si tagliano i posti letto degli ospedali pubblici ma, dato che la gente continuerà ad ammalarsi e ad aver bisogno del ricovero, si apre un mercato ultraredditizio per gli speculatori della sanità privata, che già lucrano, attraverso le cliniche convenzionate una percentuale di spesa ospedaliera pubblica variabile tra il 15 e il 50% a seconda delle regioni. Attualmente sono poche le regioni che rispettano questi parametri. E’ in atto una strategia di ulteriore penetrazione da parte di gruppi privati nel mondo della sanità già oggi ampiamente in mano ad appetiti del potere economico finanziario. Già oggi c’è un’altissima “partecipazione” da parte del privato nell’offerta sanitaria e ospedaliera che va dal 15-20% in alcune regioni al 40-50% in altre.
Sul piano dell’occupazione il decreto prevede il licenziamento di circa 30.000 dipendenti pubblici che, se le norme glielo consentiranno, saranno “prepensionati”, altrimenti saranno posti in “mobilità, con l’80% dello stipendio base (e perdendo tutta la parte di salario accessorio che, a seconda dei comparti, oscilla tra il 10 e il 30% della retribuzione) e l’obbligo ad accettare qualunque altro lavoro nel corso di due anni, al termine dei quali i dipendenti non ricollocati saranno licenziati.
Tagli all’occupazione pubblica, dunque, tagli ai servizi pubblici, ma anche tagli ai nostri redditi, visto che si autorizzano le regioni ad aumentare l’addizionale Irpef dal 0,5% al 1,1%.
I motivi per scioperare e protestare con forza, perciò, nella giornata di venerdì 28 settembre ci sono tutti, anche se purtroppo questa iniziativa della Cgil e della Uil sembra tardiva e di pura testimonianza della propria “esistenza in vita”. E’ molto improbabile che uno sciopero a distanza di quasi due mesi dall’approvazione del decreto sia in grado di modificare una misura di tale importanza e durezza.
Questo sciopero dunque sarà efficace solo se le lavoratrici e i lavoratori saranno in grado di imporre a tutti i sindacati una netta, drastica e immediata inversione di rotta, di far sì che lo sciopero del 28 settembre sia solo l’inizio di una lotta unitaria, prolungata e incisiva, che tra l’altro si allarghi anche alla cittadinanza, vittima anch’essa attraverso il taglio dei servizi del decreto del governo Monti.
Va creata una forte unità tra lavoratori pubblici e lavoratori dei settori privati, che, in quanto cittadini e utenti dei servizi sono colpiti dalla politica del governo.
Vanno coinvolti gli studenti, il cui diritto allo studio è pesantemente colpito dai tagli alla scuola, all’università, ai servizi educativi e sociali.
Il decreto sulla spending review va cancellato e per cancellarlo occorre cacciare il governo Monti.
Occorre costruire al più presto un vero e grande sciopero generale di tutte le categorie.

Sinistra Critica

Messaggi

  • ci vorrebbe eccome anche se sembra un’arma sempre più spuntata negli ultimi tempi... in grecia ne hanno fatti una marea ed anche molto risoluti negli ultimi anni eppure... siamo davvero combianti male... coraggio comunque

  • L’arma del sciopero non funzione più da anni, serve solo ai sindacati per ricompattare un po’ le file !!

    Se le tensioni sociali aumenteranno c’è invece il rischio che salti di nuovo fuori il terrorismo, quello vero , quello della dinamite ai piloni dell’Enel, non quello finto ed eterodiretto delle BR !!

    Nessuno ovviamente lo auspica, perchè tutti, almeno a parole, siamo contrari a soluzioni di questo tipo, ma se si dovesse arrivare anche in Italia a situazioni di tipo greco o peggio, è uno scenario che non si può escludere !!

    MaxVinella

    • Questo sciopero dunque sarà efficace solo se le lavoratrici e i lavoratori saranno in grado di imporre a tutti i sindacati una netta, drastica e immediata inversione di rotta, di far sì che lo sciopero del 28 settembre sia solo l’inizio di una lotta unitaria, prolungata e incisiva, che tra l’altro si allarghi anche alla cittadinanza, vittima anch’essa attraverso il taglio dei servizi del decreto del governo Monti. Va creata una forte unità tra lavoratori pubblici e lavoratori dei settori privati, che, in quanto cittadini e utenti dei servizi sono colpiti dalla politica del governo. Vanno coinvolti gli studenti, il cui diritto allo studio è pesantemente colpito dai tagli alla scuola, all’università, ai servizi educativi e sociali. Il decreto sulla spending review va cancellato e per cancellarlo occorre cacciare il governo Monti. Occorre costruire al più presto un vero e grande sciopero generale di tutte le categorie.

      L’arma dello sciopero è iutile solo se fine a se stessa, non se mezzo transitorio per allargare ad ulteriori lotte ed obiettivi.
      Esiste sindacalismo conflittuale e sindacalismo concertativo filo-padronale,burocratico ed interclassista di fatto.
      Ci sono scioperi che dividono e scioperi che tendono ad unificare la classe, sta a noi trovare i percorsi più sensati.
      E’ per questo che ti riporto lo stralcio di cui sopra, che credo corretto nella impostazione politica e per questo da ribadire.
      In questo, la sinistra di classe ed i movimenti di lotta, possono ritrovare un punto di ripartenza, per lasciarsi alle spalle posizioni interclassiste ed adesioni acritiche, che hanno giovato solo all’avversario di classe.
      Enrico

    • Non faccoamoci illusioni, l’unico ed ultimo vero sindacato rimasta è la FIOM, che, guarda caso, viene attaccata anche dalla stessa CGIL : non parlo ovviamente di CISL e UIL che ormai sono sindacati gialli !!

      MaxVinella

    • La FIOM, è un sindacato di categoria dove è forte la componente classista, al tempo stesso però.è in atto un tentativo di ridimensionamento della stessa, chiaro è l’attacco al compagno Bellavita, uno dei referenti nazionali della minoranza in FIOM.
      E poi, non scorderei i sindacati di base, che pur con limiti evidenti, sono interni a lotte e conflitti.
      La connessione con questi settori e tra questi settori è il positivo di questi ultimi tempi, forse non basta, ma è comunque un passo in avanti e spaventa la cgil stessa.
      Le rende più difficile il ruolo di pompieraggio sistematico.
      Il ricollocamento al fianco dei sindacati gialli cisl, uil, e consimili.

      Enrico

    • dai sindacati al plurale alla sola cgil, dalla cgil alla sola fiom, dalla fiom alla sola sua parte realmente antagonista... poi si passerà alle micro spaccature all’interno di questa alla ricerca dei "veramente di classe" e via dicendo... poi ci diamo una contata... Mi sembra di averlo già visto questo scenario... mah

    • Invece del"veramente di classe", perlomeno io, vedo solo lo svendere le lotte sindacali per un misero piatto di lenticchie.
      Anzi, questa delle lenticchie è storia del passato, perchè nell’oggi le lenticchie sono un lusso, e quindi ci si svende per un bel niente.
      E se proprio ci si vuole dare una contata, sarebbe bene capire il perchè ci si conti in pochi.
      A livello politico non sarà forse forse, che farsi eleggere dalla classe per poi far interessi interclassisti dia non credibilità?
      E questo forse forse, se trasferito al sindacato. non sarà molto , ma molto simile?
      La differenza tra rivoluzionari e settari è che i primi si trovano ad essere da "soli" perchè costretti dalla fase, i secondi amano essere da "soli" a prescindere.
      E se nell’oggi, purtroppo oltre ai sindacati gialli, si ingiallisce pure la cgil, e addirittura parti della Fiom, non è da settari opporsi a queste dinamiche, anzi, è ben altro.
      E’ l’opporsi all’interclassismo per ridare dignità di percorso per ricostruire a livello sindacale e politico, e aggiungo sociale,una sponda a chi lotta e partecipa al conflitto.
      Lontano da burocrazie politiciste e non pochi funzionari in carriera, che sono i veri responsabili dell’attuale corso della sinistra.
      Corso che vede un Grillo qualunque addirittura più affidabile di percorsi partecipativi, frutto amaro di una sinistra bollita dal governismo e dal carrierismo.
      Questo è lo scenario presente, piace?
      A me personalmente, assolutamente no!
      Ed allora cerco nel mio piccolissimo di informarmi, per dare le giuste responsabilità, di una situazione incredibile.
      In piena crisi strutturale del capitale la sinistra è debolissima, devo imputarlo a pochi settari o a tantissimi sinistri in carriera che votano le guerre e le privatizzazioni in politica, e si svendono a livello sindacale?
      Perchè se è vero che l’antipolitica è negativissima, sia giusto ridare un impegno sensato al far politica.
      Ne vale della possibilità di tornare ad essere credibili, per l’oggi purtroppo, sono più credibili i comici, ed io personalmente noto, che mi fanno venire ben poca voglia di ridere, anzi.................

      Enrico

      PS: ad esempio di quello che scrivo riporto ripreso da contropiano, l’articolo di Cremaschi sul contratto dei chimici, veramente istruttivo per l’avvenire.

      La conclusione lampo del contratto dei chimici sta diventando un altro momento della crisi della Cgil, oltreché un danno pesante per i lavoratori.

      Intanto vediamo i contenuti dell’accordo. In cambio di un aumento salariale che in tre anni non recupera neppure l’inflazione, il contratto nazionale viene definitivamente smontato.
      A livello aziendale si potrà fare praticamente di tutto su tutte le condizioni di lavoro, anche gli aumenti contrattali potranno essere rinviati o addirittura trasformati in salario variabile. I giovani avranno il salario decurtato mentre in ogni azienda si potranno fare fondi bilaterali. Naturalmente la flessibilità dei diritti dovrà sancire la rigidità del controllo aziendale sui lavoratori. La “esigibilità” degli accordi imposta da Marchionne entra anche nel contratto nazionale della categoria. Questa la sostanza di un accordo totalmente in perdita, ai lavoratori sarebbe convenuto non ottenere alcun risibile aumento e conservare al normativa precedente.(...)
      Fin qui la conclusione di una vertenza contrattuale ’riformista’, conclusa in pochi giorni senza scioperi e con gli elogi dei sindacalisti moderni e delle controparti. E’ uno scenario che abbiamo visto riprodursi diverse volte in questi anni, sia con gli accordi separati sia con quelli sottoscritti anche dalla Cgil. Questa volta però è esplosa una novità.
      Il segretario della Filctem Cgil, dopo aver siglato l’intesa si è dimesso e la segreteria confederale ha assunto una posizione critica. Il successivo direttivo della categoria, svoltosi alla presenza di due segretari confederali, ha espresso un giudizio negativo sull’intesa, chiedendo di cambiarla proprio nei suoi punti cruciali.
      Certo il segretario era già dimissionario nei fatti, perché sfiduciato prima della trattativa dal gruppo dirigente e il 5 ottobre era già in programma l’elezione del suo successore. Ora però una vicenda interna diventa a tutti gli effetti una vicenda contrattuale, ove emergono tutte le contraddizioni e la vera e propria confusione in atto nel principale sindacato italiano
      Il nodo di fondo è che una posizione contrattuale della Cgil non esiste da tempo. La confederazione annuncia ogni tanto dei principi, poi li adatta alle circostanze, poi li corregge e li interpreta. Il pasticcio dei chimici è frutto di questa situazione e non si capisce come si pensi di por davvero rimedio ad esso. Per ora la linea adottata è quella di chiedere l’applicazione del ’accordo del 28 giugno 2011 contro il contratto appena firmato.
      Siamo all’assurdo. Perché se è vero che il contratto dei chimici supera il concetto di deroga al contratto nazionale in quanto in azienda si po’ fare di tutto, non è che definendo le materie su cui si può derogare si va su un terreno molto diverso.

      Il punto è che il 28 giugno non è la soluzione, ma il problema. Lo è perché se tutti i firmatari di quell’accordo , esclusa la Cgil, lo considerano ben applicato nei chimici, allora qualche problema interpretativo c’è. E’ poi utile sottolineare che il presidente attuale della Confindustria,industriale chimico considerato su una linea opposta a quella Fiat, è il primo sponsor dell’accordo nella sua categoria. Infine lo stesso governo chiede il tavolo sulla produttività come applicazione del 28 giugno.
      Insomma dire no al contratto dei chimici nel nome di un accordo confederale da cui finora sono scaturiti solo disastri, è una posizione insostenibile, priva di concretezza e realtà, che porterà solo a nuovi pasticci, o a nuovi accordi separati a cui si sarà sempre meno capaci di reagire. Dopo la firma dei chimici anche la posizione assunta dalla Fiom - applichiamo il 28 giugno per evitare nuovi accordi separati - si rivela inconsistente.

      Il contratto dei chimici non è un momento delle sempre più confuse vicende dei gruppi dirigenti della Cgil, ma una nuova sconfitta di una linea riformista e concertativa che non porta più da nessuna parte.
      Abbiamo formalmente chiesto il direttivo della confederazione per discutere, ma soprattutto bisogna che ci facciamo sentire perché così la Cgil va proprio a sbattere. E con essa tanti lavoratori che avrebbero ancora la forza di lottare e di non subire contratti capestro senza un minuto di sciopero fatto.