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Costituito il Comitato per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq

Publie le martedì 6 aprile 2004 par Open-Publishing

Prende il via la petizione popolare. Appello per una
manifestazione nazionale il 26 giugno

Resoconto della riunione nazionale di Firenze

Domenica 4 aprile, si è svolta a Firenze l’incontro
nazionale delle realtà politiche, associative e
sindacali impegnate nel movimento contro la guerra che
avevano promosso l’assemblea del 21 marzo a Roma
all’indomani della grande manifestazione del 20 marzo.
Lo sviluppo degli avvenimenti in Iraq, conferma,
semmai ce ne fosse bisogno, l’importanza della
continuità della mobilitazione contro la guerra, la
complicità italiana nell’occupazione del paese e per
il ritiro immediato delle truppe. La stessa
valutazione attiene alla situazione palestinese.
Nell’incontro di Firenze si è entrati nel concreto
delle questioni già discusse all’assemblea di Roma
prendendo alcune decisioni ed avanzando alcune
proposte che si intende portare al confronto con le
altre realtà del movimento contro la guerra:

Si è deciso di costituire il Comitato per il ritiro
dei militari italiani dall’Iraq. Il comitato agirà sia
a livello nazionale sia a livello locale dando vita ai
comitati cittadini nelle singole realtà. A metà aprile
si terrà la conferenza stampa di presentazione del
comitato ed una riunione organizzativa per la gestione
delle iniziative

E’ stato varato il testo della petizione popolare che
chiede l’immediato ritiro delle truppe italiane
dall’Iraq e la destinazione alle spese sociali dei
fondi utilizzati per le missioni militari italiane
all’estero. L’avvio della campagna di raccolta delle
firme, con particolare attenzione verso i luoghi di
lavoro, il territorio, le università, le realtà
sindacali ed i movimenti sociali, coinciderà con la
conferenza stampa e la riunione di metà aprile.

E’ stato deciso di lanciare l’appello per una nuova
manifestazione nazionale contro la guerra per sabato
26 giugno. Il 30 giugno è infatti la data intorno a
cui molti dovranno pronunciare parole definitive sul
ritiro immediato delle truppe dall’Iraq. Appare
decisivo che il movimento torni a far sentire la sua
voce ed i suoi obbiettivi alla vigilia di quella data.
Il 30 giugno è inoltre una data altrettanto importante
perchè segna l’inizio dei lavori di costruzione del
Muro dell’Apartheid in Palestina. La riunione di
Firenze ritiene che le parole d’ordine centrali della
manifestazione debbano essere: ritiro immediato dei
militari italiani dall’Iraq, smantellamento del Muro
dell’apartheid in Palestina. La costruzione della
manifestazione implica il confronto più ampio
possibile con tutte le realtà del movimento contro la
guerra teso ad arrivare ad una manifestazione
unitaria. Con questo obiettivo riteniamo importante il
passaggio di una assemblea nazionale del movimento
contro la guerra per la fine di maggio
(presumibilmente il 22 o il 29 maggio).

E’ stato deciso il sostegno alle iniziative in corso
della campagna contro le basi militari USA e NATO, con
particolare attenzione alle realtà locali (Sardegna,
Toscana, Puglia) che stanno producendo o mettendo in
cantiere iniziative su questo terreno

E’ stato deciso di aderire e fare la propria la
giornata del 3 maggio che prevede manifestazioni e SIT
IN sotto tutte le sedi di rappresentanze diplomatica
dell’Irlanda (Presidente di turno dell’Unione Europea)
per chiedere la sospensione del Trattato di
Associazione Commerciale tra Unione Europea ed Israele
nel quadro della Campagna internazionale contro il
Muro dell’Apartheid e in solidarietà con la lotta del
popolo palestinese.

E’ stato deciso un comunicato di condanna delle
iniziative repressive in corso in Italia contro gli
immigrati, le organizzazioni politiche inserite nella
Lista Nera degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, le
organizzazioni di solidarietà in Italia e gli
attivisti del movimento contro la guerra. Il
comunicato è allegato. Si è ritenuto inoltre di
mettere in agenda una iniziativa specifica tesa a
denunciare ed ostacolare l’escalation repressiva
avviata dal governo italiano che si configura sempre
più come il fronte interno della guerra preventiva.