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Delle Chiaie: un gerarca dalla parte di coloro che schiacciano altri
par Camillo Giuliani
Publie le venerdì 28 settembre 2012 par Camillo Giuliani - Open-Publishing2 commenti
A prescindere dalla temperatura esterna, si prospetta un pomeriggio da autunno caldo a Cosenza. Il
giorno dopo Renato Curcio arriva in città l’uomo nero, Stefano Delle Chiaie, e non sono pochi quelli che, da giorni, annunciano su internet manifestazioni per impedirgli di presentare “L’aquila e
il condor”, il libro in cui il 76enne esponente della destra radicale racconta la sua versione su una stagione politica di cui fu (in)discusso protagonista. Ne abbiamo parlato con un altro
primattore di quegli anni, Oreste Scalzone, fondatore di Potere Operaio. «È difficile trovare due uomini più agli antipodi tra loro», il suo commento iniziale. Nonostante abbiano in comune
l’attivismo politico – su sponde e con metodi differenti – e una lunga latitanza all’estero per sottrarsi alla giustizia italiana, Scalzone e Delle Chiaie, il rosso e il nero, sono come due rette
parallele che non trovano mai un punto d’incontro.
Cosa pensa di Delle Chiaie?
«Sono solito parlare in modo critico di sistemi e non di singoli, ma quando si tratta di uomini pubblici con
responsabilità come le sue un giudizio è doveroso: credo – anche sulla base di un riscontro pratico, dettaglio sintomatico – sia un pessimo personaggio».
Quali riscontri?
«Lui e Mario Merlino hanno fatto circolare falsità quale quella che prima di Valle Giulia loro avessero preso
contatto col Comitato d’agitazione d’ateneo alla Sapienza, e che quindi quella fosse stata un’impresa comune. Un episodio che mostra inequivocabilmente l’indole manipolatrice di questo
personaggio che ama rimestare nel torbido».
I fascisti con Valle Giulia non c’entrano?
«Basta aver letto, che so... Malaparte, per sapere che in una piazza in tumulto può esserci di tutto. Certo è che se
c’erano i fascisti, il movimento non se ne accorse».
Che differenza c’era tra ribelli di sinistra e di destra?
«Molti giovani, anche per opporsi a un antifascismo trasformatosi in regime, diventarono fascisti pensando di
ribellarsi all’ordine costituito. La ritengo una forma, certo malintesa – un tragico equivoco – di ribellione vera. Delle Chiaie con loro non c’entra, la cosa peggiore è che abbia lavorato
per i servizi segreti del Paraguay di Stroessner».
Franco Piperno ha definito i terroristi “delle ottime persone, anche se hanno ucciso”. Che ne pensa?
«Condivido il suo giudizio per quanto riguarda coloro che, a torto o ragione, si ribellano all’ordine costituito,
dal basso verso l’alto. Camus diceva che “non ci sono angeli di luce e idoli di fango; gli umani vivono così, a mezz’altezza”. Ma quando qualcuno si comporta in tutta la carriera come un gerarca
dalla parte di coloro che schiacciano altri, non vedo come gli si possano concedere riconoscimenti di una qualche nobiltà, quantomeno d’intenti».
Ha letto “L’aquila e il condor”?
«Ci sono tante cose che non si riescono a leggere nella vita, mancanze che lasciano un rimorso, ma ammetto che
difficilmente troverò il tempo di dedicarmi al libro di Delle Chiaie. Potrebbe anche avere un qualche interesse, tutto può essere. Ma la vicenda del Paraguay, ciò che si dice tra gli stessi
fascisti di quest’individuo, il piccolo riscontro personale di cui sopra, mi fanno dubitare che in quelle pagine ci sia qualcosa di pregevole».
Scenderebbe in piazza per impedirne la presentazione?
«I movimenti sovversivi avrebbero ben altro da fare che impigliarsi in sceneggiate per vietare la parola a
personaggi che converrebbe invece gratificare con un disinteresse e un silenzio eloquenti. Meglio sarebbe occuparsi di dare il fatto suo a gente più significativa, a partire dal dottor
Marchionne».
Ha vissuto situazioni come quella che si attende per Delle Chiaie?
«Dopo il rientro ho ricevuto diverse contestazioni. All’università di Palermo lanciarono pietre contro le vetrate
dell’aula dove si svolgeva l’assemblea, sembrava un cattivo remake del 16 marzo del ’68 alla Sapienza. L’onorevole signorina Meloni andava straparlando di “bombaroli”, imitata da un tale
Volontè deputato Udc...la sinistra di Stato annuiva. Quelle contestazioni, però, avevano origine nelle stanze del potere, non c’erano folle che si riunivano spontaneamente. Spero che i compagni
cosentini non finiscano a chiedere alla questura di vietare l’evento, sarebbe una vera contraddizione in termini!».
Perché nemmeno una polemica per l’arrivo di Curcio?
«Il generale Dalla Chiesa, strenuo avversario delle BR, disse di Renato che era “uno che andava, non mandava”,
manifestandogli quel rispetto che si concede a un nemico, nel senso più alto del termine. Lo stesso rispetto che Cossiga mostrò per Prospero Gallinari o Maurizio Ferrari che oggi, dopo 32 anni di
prigione, è di nuovo rimesso e tenuto in galera per manifestazioni di lotta da un piccolo Vichinskij (l’inquisitore per eccellenza della Russia di Stalin, ndr) come il procuratore Caselli.
Ecco, l’intero percorso di Delle Chiaie non mi sembra suscettibile di raccogliere un rispetto della stessa natura».
Delle Chiaie è un suo nemico?
«Qualcuno ha detto che si è, o si diventa sempre un po’ alla misura del nemico che ci si sceglie. L’inimicizia,
anche assoluta, è una relazione alta e non richiede di considerare l’altro un "sotto-uomo" – "Untermensch", termine squisitamente nazista – o un demone. Escludendo dunque la passione triste ed
autolesiva del risentimento o della diabolizzazione, non è necessario, tuttavia, gratificare qualcuno che non la meriti di una relazione simile. Comunque, se oggi qualcuno vuole telefonarmi per
avere un confronto pubblico tra Delle Chiaie e me sulla questione di Valle Giulia, accetto la sfida di buon grado».
Messaggi
1. Delle Chiaie: un gerarca dalla parte di coloro che schiacciano altri, 28 settembre 2012, 16:48, di K.
Voglio un bene dell’anima ad Oreste Scalzone.
E lo considero, indieme a Vincenzo Miliucci ed al purtroppo defunto Claudio Rotondi, tra i pochissimi che hanno portato avanti con coerenza, fino ad oggi, le loro posizioni, pagando per questo prezzi personali altissimi.
Ma su Valle Giulia, Oreste dice una scempiaggine.
Ignoro se ci fossero stati accordi preventivi, ma la foto di Delle Chiaie, Merlino, Croce, Gaudenzi e di almeno una decina di altri fascisti in prima fila negli scontri sulla scalinata di Valle Giulia, non dà adito a dubbio alcuno ...
Questa cosa peraltro la diceva già, sia pure in forma un pò "dissimulata", il libro "La strage di stato", uscito nel lontanissimo 1970 ....
E non capisco quindi che senso abbia questa "omertà" su questo particolare, tutto sommato di scarsa rilevanza, portata avanti ancora oggi.
Per il resto ovviamente condivido il giudizio storico/politico tagliente di Oreste su Delle Chiaie.
1. Delle Chiaie: un gerarca dalla parte di coloro che schiacciano altri, 28 settembre 2012, 17:19, di K.
P.S.
E si trattava di fascisti conosciutissimi come tali a Roma.
Tra gli altri l’intera rappresentanza studentesca eletta poco più di un anno prima nella lista "Caravella" .... e quasi tutti gli esponenti romani di Avanguardia Nazionale, non molti ma certo conosciutissimi come tali dai compagni ... e quelli del gruppo pacciardiano "Primula", che di lì a pochi giorni, dopo una lite con Pacciardi proprio per la partecipazione a quegli scontri, fonderanno il gruppo "Lotta di Popolo", volgarmente detti "nazi - mao" ....
In tutto non più di una quarantina/cinquantina di persone tra i circa 1.500 partecipanti a quel corteo, ma certo tanto noti a tutti come fascisti da non poter certo essere considerati "infiltrati" di nascosto nella manifestazione ....
Ed erano tutti in coda al corteo, per cui, dopo una scaramuccia in testa alla manifestazione che già si trovava all’ingresso della facoltà di Architettura dove un agente tirò anche fuori e puntò la pistola sui compagni, quando poi la coda del corteo fu attaccata dai caroselli dei gipponi della celere il gruppo dei "neri" si trovò in prima fila a contrastare questa carica .... nella famosa foto si vede anche Mario Merlino nell’atto di lanciare una molotov, l’unica che fu usata in quegli scontri .... e Merlino risulta pure tra i fermati di quel giorno ....
Gli altri numerosi mezzi della polizia successivamente incendiati furono bruciati in modo assai più semplice ... un cerino acceso buttato nei serbatoi .... ma anche questo fu soprattutto opera dei "neri", all’epoca ben più avvezzi dei compagni agli scontri di piazza ...