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Diritti civili a Guantanamo, Bush sconfitto dalla Corte Suprema
Publie le martedì 29 giugno 2004 par Open-Publishingdi Marina Mastroluca
Potranno rivolgersi ad un tribunale ordinario, avere
l’opportunità di difendersi davanti ad un giudice. Con
sei voti contro tre la Corte Suprema degli Stati Uniti
ha inferto una sonora sconfitta alla Casa Bianca,
stabilendo che i combattenti nemici detenuti a
Guantanamo hanno pieno diritto di rivolgersi alla
giustizia ordinaria per contestare la legalità della
loro detenzione.
Tramonta quella condizione di limbo legale in cui
Washington aveva mantenuto presunti terroristi di Al
Qaeda e Talebani, fidando nell’extraterritorialità
della base americana a Cuba. I poteri eccezionali
concessi al presidente dopo l’attacco dell’11
settembre non giustificano infatti per la Corte
Suprema la detenzione illimitata e senza contestazioni
specifiche, così come è avvenuto finora per i quasi
600 internati di Camp Delta, da tre anni costretti a
condizioni di prigionia durissime. La Corte non entra
nel merito della colpevolezza o meno dei detenuti, né
delle condizioni carcerarie, stabilisce solo un
principio. E cioè che tutti, americani o meno, devono
avere l’opportunità di difendersi.
La decisione rimette in causa le misure straordinarie
varate dopo l’11 settembre e spesso contestate dalle
organizzazioni per la difesa dei diritti civili. I tre
giudici conservatori in seno alla Corte Suprema hanno
apertamente espresso il loro disappunto. «La Corte ha
teso una trappola all’esecutivo sottoponendo
Guantanamo Bay alla competenza delle corti federali -
ha scritto Antonin Scalia, nel suo furioso parere di
minoranza -. Così facendo l’ha reso un luogo
imprudente dove tenere i detenuti stranieri in tempo
di guerra».
Si tratta di un primo passo, resta da vedere come la
sentenza della Corte potrà conciliarsi con il codice
militare e le Corti marziali, previste dal Pentagono.
Comunque soddisfatta l’Unione americana delle libertà
civili che ha definito il verdetto come «storico».
«Oggi sono stati respinti in modo deciso gli argomenti
dell’amministrazione che pretende che le sue azioni
nella guerra al terrorismo siano al di sopra della
legge», ha detto Steven Shapiro. «È una vittoria della
legge, viene affermato il diritto di ogni persona, sia
o meno cittadino americano, di contestare la legalità
della sua detenzione davanti ad una corte degli Stati
Uniti», ha detto Michael Ratner, del Centro per i
diritti costituzionali, che ha denunciato il caso di
Guantanamo.
La Corte inoltre, pronunciandosi sul caso di Yaser
Esam Hamdi, un americano catturato in Afghanistan nel
2001 e detenuto in una base militare Usa, ha ammesso
che il presidente ha la facoltà di trattenere un
cittadino statunitense al di fuori del circuito della
giustizia ordinaria, come stabilito dal Congresso date
le condizioni eccezionali della lotta al terrorismo.
Ma i giudici hanno specificato che il prigioniero ha
sempre il diritto di sostenere le sue ragioni davanti
ad un tribunale.
«Lo stato di guerra non è un assegno in bianco per il
presidente», ha sottolineato il giudice Sandra Day
O’Connor, nel giustificare la decisione. È stato
invece rinviato ad un organo minore, per un motivo
tecnico, il caso di José Padilla, un altro americano
accusato di aver preparato attentati ispirati da Al
Qaeda.