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Francia : i dipendenti pubblici in piazza

Publie le sabato 22 gennaio 2005 par Open-Publishing

Dazibao


di Lucy Bateman

"Senza dubbio il governo vuol vederci numerosi in piazza", ironizza un sindacalista che non molla dopo le dichiarazioni di Renaud Dutreil sul non pagamento dei giorni di sciopero. Dopo i postini e i ferrovieri, i 5 milioni di dipendenti delle tre funzioni pubbliche sono chiamati oggi a 24 ore di sciopero dalla CGT, CFDT, FO, FSU, UNSA et CFTC. Devono manifestare per i salari, ma anche per la difesa dell’occupazione e dei compiti del servizio pubblico. La CGC, che giudica di aver conseguito "progressi significativi" per i quadri in occasione delle trattative sui salari fallite alla fine di dicembre 2004, non invita a scioperare ma "lascia libere" le sue organizzazioni di partecipare al movimento. Nell’educazione nazionale, oltre che per i salari e per le "migliaia di soppressioni di posti" denunciate dall’intersindacale FSU, UNSA, CFDT, FAEN, il personale é chiamato a scioperare anche contro la legge di indirizzo sulla scuola di François Fillon. Infine, la mobilitazione riguarderà anche alcuni settori della salute (psichiatria pubblica, medici ospedalieri).

5% di potere d’acquisto in meno

Lo sciopero si annuncia compatto e le iniziative sindacali sono unitarie. E’ un segno importante nei confronti dei lavoratori, alcuni dei quali (i professori) finiscono di digerire il trauma del movimento del 2003 contro la riforma delle pensioni: la mobilitazione, massiccia malgrado la divisione dei sindacati, non aveva avuto alcun risultato ed era costata carissima agli scioperanti. Le organizzazioni sindacali hanno la sensazione che i lavoratori sono di nuovo pronti a battersi.

Fra i dipendenti pubblici l’esasperazione di fronte alla politica salariale del governo dovrebbe movimentare i cortei. La remunerazione del personale "aumenterà in media del 3,2% nel 2005", spiegava questo week-end il primo ministro Jean-Pierre Raffarin a Libération. E’ falso, ma il governo non conosce il problema neppure approssimativamente. Un decreto che parla di rivalutazione dei salari dei dipendenti pubblici é stato pubblicato martedi’ sulla Gazzatta ufficiale: 0,5% il primo febbraio 2005, che dovrebbe essere seguito da un altro principesco mezzo punto percentuale il primo novembre, applicazione di una decisione unilaterale del ministro della Funzione pubblica, Renaud Dutreil, dopo il fallimento delle trattative sui salari a fine 2004. Siamo lontani dal 3,2% annunziato dal primo ministro, che misura di fatto l’evoluzione della massa salariale integrando lo sviluppo di carriera o le misure riguardanti le singole categorie. Per un dipendente su due, l’aumento quest’anno sarà quello dell’indice dei prezzi. Siamo ugualmente lontanissimi dal 5% del potere d’acquisto che i dipendenti pubblici, secondo tutti i sindacati, giudicano di aver perso da gennaio 2000.

Il governo fa "il massimo"

"Siamo arrivati al massimo di quel che potevamo fare, tenuto conto degli obblighi che pesano su di noi", spiegava questo week-end Jean-Pierre Raffarin. Limiti di bilancio, per i quali i dipendenti pubblici, la loro remunerazione e i loro organici sono una variabile dipendente. La non sostituzione di un dipendente su due che vanno in pensione é uno dei principali obiettivi del ministero della Funzione pubblica, che ha soppresso 7 188 posti nella funzione pubblica statale nel 2005, la qual cosa é giudicata da Renaud Dutreil "estremamente moderata". La "modernizzazione" per ragioni di bilancio del servizio pubblico e le minacce sul loro statuto aumentano la collera dei dipendenti, che reclamano una vera riflessione sulla qualità del servizio reso agli utenti: sulla remunerazione al merito, sulla riorganizzazione dei mestieri, sul decentramento che fa sudare freddo il personale delle infrastrutture che non sa troppo che fine farà nelle province e sulle esternalizzazioni massicce di compiti verso i privati che tolgono ogni ragione di esistere a interi servizi del ministero delle Finanze.

Tradotto dal francese da Karl&Rosa di Bellaciao

http://www.humanite.presse.fr/journal/2005-01-20/2005-01-20-455048