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Francia : i lavoratori non rinunciano

Publie le martedì 18 gennaio 2005 par Open-Publishing

Dazibao


di Jacqueline Sellem

I dipendenti delle Poste saranno in sciopero domani. Saranno seguiti mercoledi’
dai ferrovieri, giovedi’ dai dipendenti della funzione pubblica, fra i quali
il contingente importante degli insegnanti. Tutti insieme sono moltissimi, e
gli echi delle loro proteste non potranno essere tanto facilmente confusi o soffocati.
Dopo le dichiarazioni di Jacques Crirac, all’inizio dell’anno, che ingiungeva
ai suoi ministri di procedere sulla strada intrapresa ed ai cittadini di piegarsi
ai dictat di una politica che il MEDEF si é affrettato ad applaudire, la settimana
sociale che si annunzia sembra il primo segnale forte di risposta: i lavoratori
francesi non curvano la schiena sotto i colpi congiunti del padronato e del governo.
Non rinunciano a strappare un aumento.

In realtà, quelli che hanno suonato la sveglia nel 2005, i primi ad avere impugnato la bandiera della rivolta, sono i dipendenti del magazzino H & M di Le Bourget, in Seine Saint Denis, lavoratori del commercio, uno dei settori dove lo sfruttamento é più duro, con impieghi precari, salari ultrabassi, orari flessibili, una repressione implacabile contro i sindacalisti. E, per aver avuto l’audacia di reclamare semplicemente salari migliori, condizioni di lavoro appena un po’ meno dure, un po’ più di rispetto, sono stati portati davanti ai tribunali ed hanno dovuto subire, su ordine del prefetto della Repubblica, un’irruzione della polizia che li ha scacciati manu militari dal loro posto di lavoro. Cio’ non toglie che, grazie al loro coraggio ed alla loro determinazione, sono riusciti a strappare un aumento di salario, certo insufficiente, ma che sarà applicato a tutti, contrariamente alle pretese del gruppo di confezioni svedese. Hanno potuto anche - e forse é l’essenziale - misurare che insieme rappresentavano una forza, che la solidarietà riscaldava il cuore e rendeva ognuno più grande. Infatti i più erano alla loro prima lotta, al loro primo impegno sindacale. "Non sono più la stessa di prima", confidava una delle lavoratrici di H & M alla fine dell’agitazione.

La bandiera della rivolta compare anche, in questo inizio del 2005, là dove non la si aspettava proprio, presso i medici generici. Non tanto per difendere i loro interessi particolari, quanto per denunciare coloro che vogliono costringerli ad una pratica opposta all’umanesimo che li anima. Mentre la nuova convenzione medica mette il fuoco alle polveri, un manifesto lanciato da due medici generici - che sono anche scrittori -, Christian Lehmann e Martin Winckler, punta il dito contro "questa contro-riforma liberista". In questo momento si sta riempiendo di firme di professionisti della salute e di pazienti (www.manifeste-sante-mg.org). E parecchie organizzazioni di medici hanno annunciato la loro partecipazione ad una manifestazione a Parigi il 22 gennaio prossimo su invito del sindacato degli interni di medicina generale.

Secondo uno studio della direzione per la valutazione presso il ministero del Lavoro (DRESS) citato da La Croix del 14 gennaio, i Francesi che pensano che la povertà e l’esclusione aumentano sono passati dal 68% dell’inizio del 2002 all’84% di oggi. E il giornale ricorda che, nel suo ultimo rapporto del novembre 2004, il Soccorso cattolico metteva in evidenza che il lavoro non proteggeva più dall’esclusione. Significa che l’inquietudine, ovvero l’angoscia, ha buone ragioni di crescere fra larghi strati della popolazione. La collera anche. E la volontà di reagire per fermare lo sfascio. Soprattutto quando il MEDEF afferma saccentemente: "Nel contesto attuale le preoccupazioni non devono concentrasi sulla ripartizione dei profitti, ma sul ritmo della loro progressione." Il "contesto attuale" é, per esempio, l’aumento, per i padroni del CAC 40, delle loro remunerazioni del 26%, l’aumento del 6% dei redditi da capitale per le famiglie ricche, la riduzione della tassa sul reddito, sul patrimonio, sulle società, voluta ed in parte realizzata da Jacques Chirac. C’é da farsi venire il capogiro quando ci si rende conto che i beneficiari sono sempre gli stessi. E nel frattempo, per poter continuare queste riduzioni di imposte che avvantaggiano solo i ricchi, i servizi pubblici che vanno a vantaggio di tutta la popolazione - tanto ultili ai più modesti - sono smantellati, privatizzati pezzo per pezzo, degradati a forza di economie e di riduzioni di personale. E nel frattempo, il ministro della Funzione pubblica, Renault Dutreil, si rifiuta di rispondere alla domanda di recupero dell’inflazione da parte di lavoratori pubblici di cui molti - non lo si ripete mai abbastanza - sono fra i percettori dei salari più bassi.

IL DISPREZZO DEL POTERE
Jacques Chirac, i suoi ministri e la sua maggioranza avevano avuto la strada spianata quando, in piena battaglia delle pensioni, l’unità sindacale era andata in pezzi. Approfittando di questo hanno deciso di proseguire e di non far caso alle severe sanzioni che, da allora, i cittadini hanno loro inflitto nelle urne. Di fronte a questo disprezzo di un potere che mette tutte le sue energie a farsi interprete degli interessi del MEDEF, l’unità sindacale si riforma sul terreno. I richiami allo sciopero sono lanciati, martedi’, da quattro sindacati di dipendenti delle Poste: CGT, SUD, FO, CFTC, mercoledi’ da sette sindacati dei ferrovieri: CGT, SUD, UNSA, FO, CFTC, CFDT, FGAAC, giovedi’ da sei federazioni sindacali di pubblici dipendenti: CGT, CFDT, FO, FSU, UNSA, CFTC e cinque sindacati dell’educazione nazionale: FSU, UNSA, CGT, CFDT, FAEN. E’ in questo contesto che, martedi’ scorso, i responsabili delle confederazioni CGT, CFDT, FO e CFTC si sono incontrati per decidere una mobilitazione sulle 35 ore, i salari, la difesa del Codice del lavoro. La FSU potrebbe unirvisi nei prossimi giorni. L’UNSA e SUD l’hanno già fatto, aderendo all’appello per una giornata nazionale d’azione il 5 febbraio. Un sabato, per permettere di partecipare ai lavoratori isolati e a quelli delle imprese private dove il sindacato non é presente. Un sabato, per costruire la risposta veramente tutti insieme.

Tradotto dal francese da Karl&Rosa di Bellaciao

http://www.humanite.presse.fr/journal/2005-01-17/2005-01-17-454908