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Francia : il governo affronta una settimana di scioperi nel pubblico impiego
Publie le martedì 18 gennaio 2005 par Open-Publishing
Postini, ferrovieri, gas ed elettricità, insegnanti, medici ... sono chiamati
a mobilitarsi da lunedi’ 17 a sabato 22 per difendere l’occupazione, i salari
e l’avvenire del servizio pubblico. Un test per i sindacati prima dell’appuntamento
del 5 febbraio sulle 35 ore.
di Claire Guélaud
Una settimana di preriscaldamento, prima dell’appuntamento del 5 febbraio per
la difesa delle 35 ore, dell’occupazione e del potere d’acquisto? Il governo
di Jean-Pierre Raffarin, che ha beneficiato di un 2004 "abbastanza tranquillo",
affronta, a partire da lunedi’ 17 gennaio, una serie di scioperi nel settore
pubblico ed in quello della salute. Numerose manifestazioni e diverse fermate
negli ospedali, alla Posta, alla SNCF, a EDF-GDF, si svolgeranno questa settimana,
il cui culmine dovrebbe essere, giovedi’ 20 gennaio, la giornata nazionale d’azione
degli insegnanti contro la riforma preparata da François Fillon e lo sciopero
dell’insieme della funzione pubblica dopo il fallimento delle trattative sulle
retribuzioni.
Simili contestazioni sono frequenti in questo periodo dell’anno. Il settore pubblico si era già mobilitato, a metà gennaio 2004, per difendere l’occupazione ed il potere d’acquisto. Ma gli scioperi di questo inizio del 2005 hanno una particolare importanza. Infatti le organizzazioni sindacali valuteranno la loro capacità di mobilitazione, indebolita dopo la riforma delle pensioni del 2003. La settimana servirà da test prima dell’appuntamento comune che CGT, CFDT, FO e CFTC hanno in programma, malgrado le loro divisioni, per il 5 febbraio.
Davanti a questa fronda, che gode della simpatia o del sostegno del 65% dei Francesi, secondo un sondaggio CSA pubblicato lunedi’ 17 gennaio dal Parisien-Aujourd’hui en France, il governo ha scelto la fermezza. In un’intervista a Libération del 15-16 gennaio, Raffarin si é detto attento alle agitazioni e cosciente "dell’inquietudine che viene espressa fra i pubblici dipendenti". Ma ha rifiutato di riaprire le trattative sugli stipendi.
"Abbiamo fatto il massimo tenuto conto degli obblighi che pesano su di noi", ha detto il primo ministro, garantendo che la remunerazione dei pubblici dipendenti "aumenterà in media del 3,2% nel 2005, evoluzione del tutto paragonabile a quello del settore privato".
Il ministro della funzione pubblica, Roland Dutreil, lo ha ripetuto al Journal du dimanche, il 16 gennaio, ricordando la regola del non pagamento dei giorni di sciopero. "La regola é stata stabilita con una circolare del primo ministro nel 2003. Evidentemente, non si remunera i pubblici dipendenti quando il servizio non viene eseguito. E’ normale, é la legge, i pubblici dipendenti lo sanno", ha precisato Dutreil.
L’avvertimento ministeriale ha suscitato, domenica 16 gennaio, una reazione del segretario generale della FSU, Gérard Aschieri. "Ci si puo’ domandare se, sfondando cosi’ una porta aperta, il ministro cerca di dissuadere i dipendenti pubblici dal partecipare ad un’agitazione che si annunzia massiccia o se tenta di screditare i dipendenti stessi presso la pubblica opinione suggerendo che normalmente il ricorso allo sciopero non costerebbe loro nulla", si é domandato. In entrambi i casi, "si tratta di una manovra ingloriosa che, forse, é un indice significativo dell’inquietudine del governo", ha continuato Aschieri prima di suggerire a Dutreil di "trattare" invece di "ripetere delle falsità sull’evoluzione del potere d’acquisto".
Dalla FSU alla CFDT, dalla CGT alla CFTC, le organizzazioni sindacali contestano il sistema di calcolo del governo. "La massa salariale della funzione pubblica aumenterà di più del 3% nel 2005, a causa dell’anzianità e delle promozioni. Ma, ogni anno, per circa la metà del personale, l’aumento individuale dei salari si ferma a quello dell’indice dei prezzi. Perdono potere d’acquisto", é l’analisi di Jean-Christophe Le Duigou (CGT). "E nel settore privato le imprese hanno soldi. Ma non li redistribuiranno in forma di salari, di assunzioni o di promozioni."
La questione dei salari torna prepotente dappertutto. Lo stesso Raffarin ha contribuito a riportarla in primo piano in occasione del dibattito sulle 35 ore. Non ha sottolineato innumerevoli volte che occorreva "permettere di lavorare di più a quanti vogliono guadagnare di più"? "Aumentate i salari, non gli orari" ritorce, ormai, Force ouvrière. "Il potere d’acquisto é un vero problema, reso più sensibile dall’aumento dei prezzi degli affitti e dal peso della disoccupazione", insiste il segretario generale della confederazione, Jean-Claude Mailly.
Il suo omologo della CFDT, François Chérèque, non é lontano dal condividere quest’analisi. "Accanto alla domanda di occupazione, vediamo venire dal settore privato, per la prima volta da molto tempo, richieste in materia di potere d’acquisto. Dicendo ai lavoratori, lavorerete di più e guadagnerete di più, il governo crea un’attesa enorme. Sarà immancabilmente seguita da un’enorme delusione, poiché oggi le imprese ricorrono pochissimo agli straordinari. Guai ad astenersi alle prossime elezioni!"
Si tratta di un’analisi comune? E’ la volontà di superare le divisioni del 2003 ? La maggior parte degli scioperi e delle manifestazioni previsti questa settimana sono organizzati in modo unitario o largamente intersindacale, come alla Posta o nella funzione pubblica. I sindacalisti più ottimisti, come Mailly, vi scorgono il segno che "le capacità di mobilitazione ritornano". "Si sta uscendo dal dopo-2003", dice. La CGT esprime, più prudentemente, un punto di vista simile: "Il vero test sarà la nostra capacità di mobilitazione, oltre il 18, 19 e 20 gennaio e di coinvolgimento del settore pubblico e di quello privato il 5 febbraio prossimo", precisa Le Duigou, mentre la CFDT, più portata al sindacalismo di proposta che a quello di contestazione, si preoccupa apertamente del blocco del dialogo sociale. "Sentiamo i dipendenti pubblici e privati preoccupati per il futuro, e questo in tutti i campi: salari, condizioni di lavoro, occupazione, futuro del servizio pubblico etc. Ma la traduzione di queste preoccupazioni in mobilitazione sindacale non é automatica, osserva Chérèque.
Alla fine della settimana, sindacati e pubblici poteri sapranno come comportarsi. Sabato 22 gennaio i medici sono chiamati a manifestare a Parigi, rispondendo all’appello del sindacato degli interni in medicina generale Isnar-IMG e di MG-Francia (medici generici) per protestare contro la nuova convenzione dell’assicurazione malattia e il dispositivo del medico curante. Quest’appuntamento dovrebbe permettere di misurare quale seguito hanno gli oppositori della riforma.
Claire Guélaud
Calendario degli scioperi
Dalle fermate agli scioperi di 24 ore, dai concentramenti locali alle manifestazioni nazionali, gli scioperi sono concentrati soprettutto nel pubblico impiego.
Lunedi’ 17 gennaio, l’intersindacale nazionale degli interni di medicina generale chiama ad una serie di azioni contro la convenzione medica.
Martedi’ 18, i sindacati CGT, SUD, FO, CFTC della Posta invitano i 300 000 dipendenti a lasciare il lavoro. Lo stesso giorno inizia in Parlamento l’esame del progetto di legge che liberalizza i servizi postali.
Mercoledi’ 19, le sette federazioni dei ferrovieri chiamano allo sciopero contro il progetto di bilancio 2005 e le relative 3 590 soppressioni di posti di lavoro. La CGT ha lanciato la stessa parola d’ordine a EDF-GDF - mentre FO proclama 4 ore di sospensione del lavoro - per la difesa dell’occupazione. Negli ospedali, i 3 100 chirurghi pubblici potranno non eseguire le operazioni.
Giovedi’ 20, oltre alla giornata d’azione contro il progetto di legge di orientamento sulla scuola, sei federazioni su sette inviatano ad uno sciopero di 24 ore ed a manifestazioni per i salari. Gli psichiatri pubblici e alcuni ospedali hanno previsto di mobilitarsi anch’essi.
Sabato 22, interni e medici generici manifestano contro la riforma dell’assicurazione malattia.
Tradotto dal francese da Karl&Rosa di Bellaciao
http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-3224,36-394503,0.html