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Francia : torna la combattività per preparare il 5 febbraio

Publie le lunedì 24 gennaio 2005 par Open-Publishing

Dazibao

I sindacati sottolineano che le agitazioni potrebbero dilagare se il governo
si ostina a restare sordo.


di Paule Masson

E dopo? Innegabilmente, la tappa della mobilitazione nel servizio pubblico é stata superata con successo. Il seguito dipende da una parte dal modo in cui il governo deciderà di rispondere al malcontento, se sceglierà o no di riprendere la trattativa sui salari dei pubblici dipendenti, di accordare mezzi supplementari al bilancio della SNCF, di rimettere in cantiere la riforma della scuola o di abbandonare il suo progetto di apertura dei servizi postali alla concorrenza.

Se si deve credere alle dichiarazioni governative, Jean-Pierre Raffarin non sembre deciso ad ascoltare le rivendicazioni. Giovedi’, mentre le manifestazioni dei dipendenti pubblci e degli insegnanti facevano il pieno, il primo ministro ha messo in guardia gli scioperanti contro ogni "blocco", promettendo la "fermezza necessaria" a quanti "si assumono la responsabilità di rompere il dialogo". E’ il mondo alla rovescia, dato che i sindacati (federazioni e confederazioni) non chiedono altro, di discutere. Tutti i responsabili presenti giovédi’ nel corteo parigino hanno posto come prima esigenza la trattativa sui salari nel settore pubblico ed in quello privato. Se il governo sceglie la prova di forza, "il clima sarà più teso", avverte Bernard Thibault.

Il segretario generale della CGT pensa che "la settimana che si é appena conclusa conferma una nuova fase di mobilitazione che il governo avrebbe torto di ignorare". Se "rifiuta di trarre una lezione dalle manifestazioni del settore pubblico e continua a disprezzare i lavoratori, la piazza continuerà ad esprimersi", rincara Jacques Voisin, presidente della CFTC. "Stiamo ritrovando capacità di mobilitazione", constata a sua volta Jean-Claude Mailly, segretario generale di FO, mentre il suo omologo dell’UNSA, Alain Olive, annuncia che "siamo usciti dal silenzio che é seguito al conflitto delle pensioni. Siamo in fase di riarmo morale".

Annick Coupé, portavoce dell’Unione sindacale Solidaires, pensa che "il trauma delle pensioni é superato. Siamo in un momento di rimobilitazione". Quanto a Gérard Aschieri, promette che "la dinamica nel servizio pubblico segna un ritorno di combattività. Dato che la maggioranza dei Francesi ci dice che abbiamo ragione di batterci, abbiamo voglia di pensare al seguito", gongola il segretario della FSU, che considera il 5 febbraio come "un primo sbocco".

Perché una data é fin d’ora nel calendario delle azioni. Sette sindacati su otto preparano "la giornata nazionale di manifestazione locale", decisa all’inizio di gennaio dalla CGT, CFDT, FO e CFTC, subito raggiunti da UNSA, FSU e Solidaires. In quel giorno i dipendenti pubblici sono chiamati a manifestare per continuare il movimento e rivendicare, di concerto con quelli del settore privato, considerazione e progresso sociale. L’orario di lavoro, gli aumenti di salario, lo sviluppo dell’occupazione e la difesa del codice del lavoro sono il programma di una giornata che prende sempre più corpo intorno alla rivendicazione salariale. "Il 5 febbraio, un sabato, é stato scelto per facilitare la partecipazione dei lavoratori del settore privato", spiega François Chérèque. Il segretario generale della CFDT pensa che la saldatura con il settore pubblico si realizza "sul potere d’acquisto. Dobbiamo denunciare la truffa che consiste nel far credere che bisognerebbe lavorare di più per guadagnare di più".

La CFDT, che vuole privilegiare una pronta risposta contro la rimessa in discussione delle 35 ore, considera oggi la questione del potere d’acquisto come il problema dei problemi. E, su questo punto,i sindacati parlano all’unisono. Da quest’estate Jean-Claude Mailly va ripetendo che "l’effetto congiunto della moderazione salariale risultata dalle 35 ore e l’aumento dei prezzi mette i salari al primo posto nelle preoccupazioni dei lavoratori". FO ha già deciso di manifestare il 5 febbraio con la parola d’ordine: "Aumentare i salari, non gli orari". Anche la CGT sottolinea l’aumento delle rivendicazioni salariali nel settore privato e richiama l’attenzione su forti focoloai di conflitto nella metallurgia o nel commercio. "Nel settore pubblico come in quello privato, la questione dei salari pesa. I Francesi sono costretti ad indebitarsi per consumare mentre i tassi di profitto delle imprese non sono mai stati tanto elevati. I loro margini finanziari servono a ridurre i debiti o a remunerare gli azionisti, mentre questi soldi dovrebbero servire agli investimenti", spiega Alain Olive. Stessa musica per la CFDT che nel suo giornale, Syndacalisme hebdo, scrive che: "i profitti delle imprese volano in alto, il potere d’acquisto dei lavoratori scende e l’occupazione ristagna. Questo cocktail non lo mandiamo più giù". Mentre il governo rifiuta ogni politica che aumenterebbe il potere d’acquisto mediante l’aumento dei salari, preferendo puntare sulle riduzioni delle imposte o su una pseudoriduzione dei prezzi, non é forse vero che i lavoratori stanno rivendicando un’altra ripartizione delle ricchezze?

Tradotto dal francese da Karl&Rosa di Bellaciao

http://www.humanite.presse.fr/journal/2005-01-22/2005-01-22-455207