Home > Free Marwan Barghouti, pace in Terrasanta

Free Marwan Barghouti, pace in Terrasanta

Publie le giovedì 15 aprile 2004 par Open-Publishing

C’è una cella delle prigioni israeliane dove il tempo non è mai scandito dalla luce del sole, ma dove la luce artificiale rimane sempre accesa, come un occhio invadente e torturatore. In questa cella non ci si può sedere, perché i letti sono due e sovrapposti, sebbene siano destinati ad un unico prigioniero. Non si può camminare, perché è larga un metro e quaranta per due. Non si può leggere o ricevere notizie. Da quella cella si può uscire per un’ora al giorno, ma con le mani e i piedi in catene.

In quella cella, da due anni, il governo di Sharon vuole seppellire Marwan Barghouti, ovvero uno dei principali dirigenti di Fatha e unanimemente riconosciuto come uno dei principali leader della lotta per la liberazione del popolo palestinese.

La condizione di privazione assoluta della libertà di Barghouti, le sue precarie condizioni di salute, che ci dicono delle torture quotidiane di un simile trattamento carcerario, ci obbligano a molte riflessioni.

Da molti mesi è in campo una campagna di solidarietà per la liberazione di Marwan. Si tratta di una campagna che mette insieme uomini e donne di Palestina, attivisti pacifisti internazionali (a partire da molti israeliani), avvocati di tutte le parti del mondo che si sono costituiti in un collegio di difesa tanto ampio quanto ostacolato dal sistema giudiziario israeliano. Eppure non si tratta di una campagna per la liberazione di un uomo solo, vista la condizione che accomuna tanti detenuti politici palestinesi in condizioni analoghe, ma di una lotta fondamentale per il riconoscimento della dignità di un intero popolo.

Tra i tanti detenuti ingiustamente c’è anche il figlio diciottenne di Marwan, accusato evidentemente per via di sangue, arrestato quando appena aveva messo piede in Palestina per manifestare per la liberazione del padre, proveniente dall’università del Cairo. Fadwa Barghouti, la moglie di Marwan, ci ha narrato con emozione e sobrietà questa storia drammatica, ma in lei e negli altri compagni di Marwan non c’era nessuna propensione all’autocommiserazione, quanto al fare concreto della lotta.

E’ chiaro che si parla della qualità dello Stato di diritto in Israele. Si tratta di una detenzione arbitraria, basata su accuse di natura politica e mai verificate da prove inconfutabili, e simbolica, poiché riguarda un leader politico che avrebbe certamente continuato ad avere un ruolo centrale nello sviluppo concreto della vicenda palestinese. Il governo israeliano, con questa detenzione, vuole operare la via della decapitazione politica dell’Autorità nazionale palestinese, così come avviene per la detenzione, di fatto, cui è sottoposto il presidente Arafat. E’ il modello Guantanamo in terra mediorientale. Per i detenuti accusati di terrorismo non valgono le elementari norme dello Stato di diritto, le convenzioni internazionali, le tutele umanitarie. Si applica l’arbitrarietà della pena per scoraggiare ogni prospettiva politica di soluzione del conflitto.

Eppure Marwan, dal chiuso della sua cella, ha contribuito in questi mesi a farsi promotore di iniziative essenziali per riaprire uno spiraglio di luce nella devastazione di quella terra. Le tregue unilaterali dei miliziani palestinesi si devono anche alla sua lucidità politica. Ma Sharon ha preferito sempre l’eliminazione fisica dei leader politici palestinesi, come nel caso delle ultime e clamorose esecuzioni extragiudiziali di Yassin e di altri dirigenti di Hamas, rispetto alla via politica. Sharon ha scelto l’erezione di un muro di apartheid che, oramai esplicitamente, nega i confini del 1967 fissati dalle risoluzioni dell’Onu, appropriandosi delle terre, dell’acqua e della libertà di un intero popolo. Sharon ha scelto il muro dell’ignominia e dei crimini contro l’umanità.

La comunità internazionale, quando non è ostile, ignora un suo preciso dovere di ingerenza umanitaria e politica nella vicenda palestinese. L’Unione europea discute l’inclusione di uno Stato che fa largo uso della violazione dei diritti umani, mentre dovrebbe sospendere il trattato di associazione che, esplicitamente, fa riferimento al rispetto dei diritti umani inalienabili per la sua attuazione. Tutti sanno che la via della pace, anche per quella necessaria in Iraq, passa per la risoluzione della questione palestinese.

Domani a Ramallah ci sarà una grande manifestazione per la liberazione di Marwan Barghouti a due anni esatti dalla sua cattura. Sarà un giorno di lotta anche per noi e per tutti coloro che vogliono la pace, che vogliono distruggere i muri per costruire ponti. Non ci possiamo fermare. Free Marwan Barghouti. Pace in Terrasanta.