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Genova: Il retroscena. La Digos: nessuna lettera intercettata

Publie le mercoledì 31 marzo 2004 par Open-Publishing

http://www.ilsecoloxix.it/Secolo_categoria02OK.asp?idcategoria=1402

Il retroscena La Digos: nessuna lettera intercettata Poi la smentita di
Pisanu: il documento c’è
Genova Lo psicodramma della lettera sequestrata inizia ieri mattina. La
notizia dell’ "acquisizione" della rivendicazione indirizzata al Secolo
XIX è già nota all’interno della questura. Il primo colloquio avviene, con
una fonte riservata e attendibile, poco prima di mezzogiorno. «La
rivendicazione c’è, è stata posta sotto sequestro ed era indirizzata a
voi, al vostro quotidiano. Di più non posso dire».

Partono le prime telefonate di controllo e di verifica. Parla il capo
dell’antiterrorismo e numero due della Digos Lorenzo Manso: «Non è
arrivata alcuna rivendicazione, in questura non c’è assolutamente nulla.
Lo garantisco, non c’è alcuna rivendicazione». Si passa così al dirigente
della Digos, Giuseppe Gonan. Domanda: una fonte attendibilissima spiega
che la lettera c’è e che l’avete voi. La risposta: «Allora bisogna
chiederlo alla fonte, qui non c’è assolutamente niente, tra le mie mani
non è arrivata nessuna lettera. E’ una notizia falsa». Il capo di
Gabinetto, Sebastiano Salvo: «Non esiste alcuna rivendicazione, non c’è
stato alcun sequestro. Le notizie che si sono diffuse sono infondate».

Tant’è. Secondo colloquio, faccia a faccia, con la fonte: «Non mi mettere
in imbarazzo, peròè tutto vero quello che ho detto. Ma è stata imposta
questa linea: non è successo niente, la rivendicazione non esiste. E
questa è la verità ufficiale». L’esistenza del volantino alla fine trapela.
Alle 17.47 l’Ansa batte la smentita del prefetto Giuseppe Romano: «Fino a
questo momento non ci risulta sia arrivata alcuna rivendicazione». Ma poco
dopo la notizia arriva da Roma. Alle 18.18 nuova agenzia. Parla il
ministro Pisanu: «E’ stato rinvenuto ed è attualmente al vaglio degli
investigatori un documento di rivendicazione firmato F.A.I./Brigata 20
luglio».

Il questore Fioriolli è impegnato nel comitato per l’ordine e la
sicurezza, in prefettura. Alla fine del summit, però, dopo un fitto
conciliabolo con il prefetto, la versione si aggiorna: «Ho avuto notizia
dalla Digos che alle sedici, presso le poste, è stata messa sotto
sequestro la lettera di rivendicazione». A chi era diretta? «A un
quotidiano genovese». Quale? «Il Secolo XIX». Poi nuova attesa in
questura. Nella speranza di rientrare in possesso della corrispondenza. Il
questore incontra i giornalisti quando ormai sono passate le venti e
trenta. «Confermiano il sequestro, non possiamo dire assolutamente nulla
per ordine dell’autorità giudiziaria sul contenuto della missiva». A che
ora è stata prelevata dagli uomini della Digos alle poste centrali? «Alle
18».

Dalla sede del nostro quotidiano parte il comunicato: «La direzione del
Secolo XIX, intervenendo sulla vicenda del sequestro da parte
dell’autorità giudiziaria della lettera di rivendicazione dell’attentato
contro il commissariato di Genova-Sturla, dichiara che non è stata mai
informata dell’avvenuto sequestro di corrispondenza a essa indirizzata.
Ritiene, al di là della legittimità a norma di legge di questa procedura
da parte di magistratura e polizia, inusuale quanto accaduto. Ritiene che
sia sia stato leso il diritto di informare immediatamente i lettori di un
fatto di cronaca. La direzione del Secolo XIX ha chiesto formalmente
all’autorità giudiziaria di avere la disponibilità immediata della propria
corrispondenza».

Protestano anche Ordine dei giornalisti, Associazione della Stampa e
Gruppo cronisti liguri, mentre il presidente della Federazione della
stampa Serventi Longhi chiede l’intervento del ministero della Giustizia e
del Garante per la privacy. «A Genova, dopo che la redazione di un
giornale (Il Corriere Mercantile) era finita sotto sequestro per ore per
avere pubblicato una notizia "non autorizzata", adesso si procede al
controllo preventivo della posta destinata ai giornali. Questa volta è
toccato al Secolo XIX. Un episodio gravissimo a fronte dell’impegno di una
categoria che ha pagato prezzi altissimi nella difesa della legalità,
contro il terrorismo e la violenze di ogni colore e che ha dimostrato
sulle vicende del 2001 di non tirarsi indietro, nella denuncia
giornalistica e in quella giudiziaria sui fatti del G8. Da oggi dobbiamo
prendere atto che l’inviolabilità della posta e delle fonti del lavoro
giornalistico non esistono più. Quantomeno a Genova».