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Genova insegna. Non fatevi fregare

Publie le domenica 30 maggio 2004 par Open-Publishing

di Giuliano GIULIANI

Il 4 aprile del 1967, a New York, Martin Luther King pronunciò un discorso memorabile. Disse
fral’altro, si era in piena guerra del Vietnam, che non avrebbe più potuto pretendere dai neri dei
ghetti che non usassero la violenza senza essersi prima espresso con chiarezza e determinazione
"contro il maggior veicolo di violenza del mondo d’oggi, il governo degli Stati Uniti d’America".

Sono trascorsi 37 anni. Non c’è la guerra del Vietnam, c’è la guerra in Iraq. Prima ancora che si
scoprissero le infamie delle torture, quel giudizio di Luther King è di una attualità
impressionante. Per questa ragione George W. Bush non c’entra niente con la liberazione di Roma, con l’eroismo
dei soldati statunitensi che contribuirono ad abbattere il nazifascismo e a liberare l’Europa.

Per
questa ragione è giusto e sacrosanto manifestare contro la inopportuna e sgradita presenza di Bush
(Michael Moore dice che non è neppure presidente, perché senza i brogli documentati non sarebbe
stato eletto).

Come manifestare? Nell’unico modo giusto, legittimo, condiviso, utile, capace di conquistare alla
causa della pace ulteriori consensi: in modo pacifico e nonviolento. Ho letto l’intervista a
Walter Veltroni sull’Unità: spero che la sua fiducia in un comportamento corretto delle forze
dell’ordine, come per altro è avvenuto in diverse occasioni dopo Genova, trovi conferma. Ho letto
l’intervista a Luca Casarini sulla Stampa: non sono d’accordo. Voglio dirlo ai ragazzi nei quali prevale un
sentimento di rabbia: non lasciatevi fregare, ricordatevi di Genova.

Voglio dire a Luca, con
affetto e sofferenza, che a Genova i bancomat, le vetrine, le automobili sono stati rotti e bruciati
per colpa delle forze dello Stato: o direttamente o permettendo che altri, del tutto estranei al
movimento, lo facessero. E che non sarebbe più possibile sostenere questa verità, neanche con le
immagini e le testimonianze che la dimostrano, se non prendessimo le distanze da quelle cose idiote e
inutili, o peggio ancora se ce ne rendessimo responsabili. Non c’è nessun atto bestiale che possa
giustificare un atto, sicuramente meno grave, ma anch’esso sbagliato. Oltretutto, non è proprio il
caso di aiutare questa destra orrenda, che semina paura e sulla paura cerca di riconquistare il
terreno che ha perso.

Dove manifestare? Non parlo di percorsi, penso a una espressione diffusa della nostra volontà di
pace e del fastidio per una visita inopportuna. Tantissimi cittadini vogliono farlo ma non possono
venire a Roma. E allora, perché non portare nella piazza principale della propria città, del
proprio paese, la bandiera arcobaleno, tenersi per mano, portare al collo un cartello con quella frase
di Luther King, dimostrare la nostra speranza nelle tante agorà che dobbiamo saper costruire?

l’Unità