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Genova non archivia e si riprende

Publie le mercoledì 21 luglio 2004 par Open-Publishing

di Checchino Antonini

Piazza Alimonda

In migliaia per ricordare l’uccisione di Carlo
Genovanostro inviatoFiori, sigarette, altri piccoli souvenir di vita
quotidiana. E ancora, stralci di pace e messaggi affidati a
bigliettini strappati da un diario: «non spegni il sole se gli spari
addosso»; «Ciao Carlo, è come se fosse ieri». E poi, poesie e canzoni
prima e dopo il lunghissimo applauso che è risuonato nell’ora esatta
in cui tre anni fa risuonò la pistolettata di un carabiniere che
uccise un ragazzo di 23 anni, Carlo Giuliani, uno dei trecentomila che
vollero contestare il G8 dei Signori della guerra e della miseria.

Così ieri in piazza Alimonda. Per la terza volta migliaia di
"testimoni di Genova" sono tornati a riprendersi questa piazzetta. Sul
muro della chiesa uno striscione spiega: «una commissione d’inchiesta
per la verità e, se proprio insistete, un cibo per la memoria
storica». Con accenti diversi sono in molti in città a chiedere un
gesto concreto che stia a segnare la memoria collettiva di un evento.
Dal poeta Sanguineti al cardinale Bertone con l’eccezione di An che,
in questa città, catalizza il peggior senso comune razzista e
reazionario. Un blocco di granito di Carrara sarebbe pronto da tempo e
il Cippo non costerebbe nulla alla collettività ma deve essere un
percorso «costruito con tutti i soggetti coinvolti», raccomanda Simone
Leoncini di Rifondazione.

Da lontano, la Digos spia discretamente il pellegrinaggio di gruppi di
persone che si riconoscono e si stringono intorno ad Haidi, Giuliano
ed Helena. Gente che non archivia nulla. Anzi, che continua a
costruire pezzetti di quell’altro mondo possibile di cui raccontano i
movimenti sociali di tutto il mondo. E’ da Genova, infatti, che
partiranno a settembre per il Chapas le due ambulanze parcheggiate
vicino al luogo dove è morto Carlo. Sono state allestite da Ya Basta,
Leoncavallo e dal comitato Piazza Carlo Giuliani e dedicate anche a
Dax, il giovane operaio ucciso in un agguato fascista a Milano.

Per interminabili minuti la piazza è stata piena di occhi lucidi,
pugni alzati, stomaci serrati e del battimani incessante. Poi,
complici le canzoni e un intervento di Sabina Guzzanti, sembrerà una
festa. «E’ una festa - precisa Haidi Giuliani - una bella festa per la
vita, per riappropriarci di una piazza da cui regalare cultura,
bellezza, intelligenza». In mezzo ai tantissimi genovesi, ai compagni
di Carlo e del suo amico Edo, (morto anche lui in circostanze diverse,
ma come Carlo ferito dalle insinuazioni della stampa) si riconoscono
alcuni dei portavoce del Genoa Social Forum del 2001 (Nicotra,
Mecozzi, Bolini, Muhlbauer, De Fraia), i volti di chi avrebbe
costruito il Social forum europeo di Firenze, gli attivisti di
Indymedia, i ragazzi della Buridda, gruppi di Bologna, Milano, Roma e
anche venuti dal resto d’Europa. Né sono mancati i controinformatori
di "Pillolarossa" che da tre anni indagano sull’attacco premeditato
dei carabinieri a un corteo regolarmente autorizzato. Perché la morte
di Carlo non fu un errore, né legittima difesa. Ci sono anche le
vittime delle violenze alla Diaz e a Bolzaneto, luoghi dove oggi e
domani si ripeteranno iniziative di recupero della memoria e rilancio
della battaglia di verità. E, da troppi anni in cerca di giustizia,
sono arrivate le mamme del Leoncavallo, la sorella di Iaio, la sorella
di Piero Bruno che, proprio qui a Genova, hanno deciso di stabilire un
contatto con altre associazioni "invisibili" di vittime e stragi di
Stato, di mafia, di piazza. Quando in Alimonda si materializza un
assessore diessino della giunta Pericu, Haidi dirà che «finalmente,
qui riesce a riunirsi la sinistra che normalmente si spacca».

Certo, a voler trovare i distratti non c’è da faticare molto: il Tg
regionale neppure si accorge dei 5mila che lunedì sera hanno riempito
Piazza del Mare per un concerto che doveva servire a costruire, in
memoria di Carlo, due pozzi per l’acqua in Mozambico e Burkina Faso; e
il più diffuso quotidiano in città, ieri ha trovato spazio solo per la
scandalosa ennesima promozione di uno degli indagati per la notte
cilena della Diaz, l’ex capo della Digos locale ora questore vicario
ad Alessandria. Tracce di quella che Sabina Guzzanti, scendendo dal
palco definisce «manipolazione mediatica». Contro la quale, aggiunge
«c’è solo la piazza».

da liberazione