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Gli immigrati nell’economia di mercato: tra risparmio e iniziativa imprenditoriale
Publie le mercoledì 31 marzo 2004 par Open-PublishingIntervista a Roberto Morgantini, responsabile del Centro Lavoratori Stranieri CGIL di Bologna
di Patrizio Paolinelli
Prima dell’avvento del capitalismo non esisteva una povertà talmente diffusa da sconvolgere
sub-continenti o addirittura interi continenti. E’ a causa della colonizzazione che l’Africa versa nella
misera nera in cui si ritrova oggi. E il Terzo Mondo nasce con lo sviluppo del capitalismo. Ma la
povertà è stata un incubo che dalla rivoluzione industriale in poi ha quasi sempre accompagnato
l’esistenza delle classi popolari anche nei cosiddetti Paesi ricchi. Oggi il fenomeno
dell’impoverimento sta investendo i ceti medi e la stampa, solitamente distratta su questo argomento, se ne
occupa diffusamente. Al di là delle ipocrisie elevate a sistema mediatico c’è da interrogarsi su come
a Bologna affrontano un costo della vita sempre più allucinante gli ultimi arrivati: gli immigrati
extracomunitari. Per fare il punto della situazione ci siamo rivolti a Roberto Morgantini (nella
foto), responsabile del Centro Lavoratori Stranieri CGIL.
Morgantini, può tracciare un quadro sommario sulla situazione dei lavoratori immigrati nel nostro
territorio?
13.000 lavoratori. Parte di questi erano da tempo inseriti nel tessuto produttivo ma circa la metà
sono nuove leve arrivate negli ultimi anni. Approssimativamente siamo dinanzi a un raddoppio di
presenze. E questa è la cornice sul piano quantitativo. Sul piano qualitativo l'immigrato recente si
trova in una situazione migliore rispetto ai primi arrivati perché è avvantaggiato dai rapporti
familiari e dalle relazioni amicali che trova già stabilizzate nel nuovo Paese. Rispetto al passato
questo processo favorisce molto più di prima l'inserimento sociale. Va aggiunto poi un elemento
normativo. Mi riferisco alla Legge Bossi-Fini in virtù della quale lo straniero che viene in Italia
per lavoro deve avere un contratto e un alloggio. Si tratta comunque di una regolazione che non
limiterà i flussi di arrivo e non risolverà affatto i problemi della clandestinità e del lavoro nero.
Anzi li incrementa perché i meccanismi di chiusura sono tali che non lasciano alternative
all'immigrato. Per completare il quadro, i principali settori che vedono una massiccia presenza di
lavoratori extracomunitari sono i servizi alla persona, soprattutto colf e badanti, ristorazione,
edilizia, pulizie, facchinaggio attività nocive e punte interessanti di occupazione possiamo osservarle
anche nell'industria metalmeccanica>.
Fermo restando che l’immigrazione non si arresterà permane tuttavia il problema del basso reddito.
Se è difficile andare avanti per i ceti medi locali come possono sopravvivere lavoratori immigrati
che il più delle volte si trovano in fondo alla scala dei mestieri?
riesce in qualche modo a cavarsela. Il grosso problema è quando ha la famiglia qui. Solitamente si
tratta di nuclei monoreddito che per di più non godono dell'assistenza garantita dalla rete
parentale come invece accade per gli italiani, si pensi solo alla preziosa funzione dei nostri nonni.
Mediamente il reddito di una famiglia d'immigrati si aggira sui mille euro al mese. Dei quali circa la
metà se ne va per l'affitto e quello che rimane è destinato alle esigenze di un nucleo
generalmente composto da quattro persone: marito, moglie e due figli. Ha del miracoloso il fatto che riescano
ad andare avanti, oltretutto quasi sempre in maniera estremamente decorosa. Ma ci sono diverse
spiegazioni. Intanto, queste famiglie adottano una strategia di risparmio all'osso. Fanno attenzione
a qualsiasi acquisto, comprano in grandi quantità e non sprecano un centesimo. Poi, quando può, il
capofamiglia svolge il doppio lavoro, oppure fa straordinari incrementando così il reddito>.
Tuttavia l’immigrazione non è un fenomeno monolitico fatto di braccia e venditori tanto
improvvisati quanto disperati.
e professionalità. Naturalmente non trovano il terreno spianato. Si pensi solo alla chiusura
pressoché ermetica degli ordini professionali italiani. Ma in altre direzioni ci sono delle aperture.
Ad esempio il sistema del credito oggi corteggia l'immigrato per effettuare prestiti di vario tipo,
sia per l'acquisto della casa sia per l'apertura di iniziative imprenditoriali. Si tratta di un
salto di qualità che si può osservare a occhio nudo. Anche a Bologna si stanno diffondendo esercizi
pubblici, soprattutto nel settore degli alimentari, gestiti da immigrati prevalentemente asiatici.
In altre parole, c'è una fascia di immigrazione che si svincola dal lavoro dipendente e si getta
nell'imprenditoria. Tanti negozi di frutta e verdura sono oggi portati avanti da pakistani e da
immigrati provenienti dal Bangladesh. Questo perché si tratta di un'attività faticosa, con orari
molto lunghi e che gli italiani non vogliono più fare. C'è poi un fiorire di ristoranti etnici, phone
center, imprese di pulizie. Meno visibile ma altrettanto interessante è l'espansione degli
immigrati nel lavoro autonomo, soprattutto nell'edilizia. Non a caso dinanzi a tutto questo fermento la
CNA ha creato un servizio molto articolato dedicato proprio all'imprenditore straniero>.
Rispetto alla tipologia professionale dell’immigrato qual è la novità più significativa?
dall'alta scolarizzazione. C'è anche da tener conto del fatto che otto Paesi dell'ex blocco
sovietico entreranno presto a far parte dell'Unione Europea e già oggi capita che i titoli professionali
di quei lavoratori siano riconosciuti in Italia. Il che non significa che potranno subito lavorare
da noi. Sarà sempre indispensabile il permesso di soggiorno ma la tendenza è quella
dell'integrazione. A parte questi aspetti, oggi, proprio in virtù della loro elevata scolarizzazione, accade che
una volta regolarizzate le badanti smettono di fare quel mestiere per assumere ruoli professionali
nelle strutture sanitarie. Prevediamo che nel 2005 molte badanti spenderanno le proprie qualifiche
per fare le infermiere e se i loro titoli non sono riconosciuti per svolgere la funzione di
assistenti di base>.
Trattandosi di un servizio alla persona, a fianco a questo processo che riguarda l’occupazione ci
sono degli aspetti significativi che investono i rapporti umani?
a questa figura come ad una persona a cui di dà ospitalità, un po' di soldi e la cosa finisce lì.
Invece si tratta di un rapporto di lavoro da gestire e retribuire regolarmente come qualsiasi
altro lavoro. E' una questione di mentalità ma spesso nascono dei conflitti molto aspri. Poi
l'ingresso di una polacca o di un'ucraina in casa modifica in qualche modo la struttura della famiglia. Si
creano amicizie, stretti rapporti fiduciari. Capita che l'anziano si affezioni davvero alla sua
badante e questo può scombussolare l'economia degli affetti all'interno di una famiglia. Così come
può capitare che l'intera famiglia si affezioni alla badante e non la voglia perdere per nessun
motivo. Ma magari la badante è un medico o un'infermiera e appena può cerca un'occupazione più
qualificata. Insomma tra la necessità di un rapporto contrattuale e lo sviluppo di nuove relazioni umane
in molte famiglie bolognesi si stanno mettendo in moto dei cambiamenti profondi>.