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Gli italiani ammazzano donne e bambini

Publie le venerdì 9 aprile 2004 par Open-Publishing

L’Esercito Italiano si e’ reso colpevole della morte di una donna e due bambini a Nassyria.

La versione ufficiale inizialmente parlava di ribelli che si facevano scudo con donne e bambini.
Fonti ufficiose parlavano di colpi di mortaio che avevano colpito alcune case. Ma il Comando
Militare Italiano dichiarava che nessuno aveva usato armi pesanti.
Pero’ il numero dei morti (pare 15) rendeva incredibile la versione ufficiale.
Non serve aver studiato a West Point per capire che quando in uno scontro muoiono 15 persone e ci
sono almeno un centinaio di feriti da una parte e invece dall’altra ci sono solo 12 feriti lievi,
i piu’ gravi guaribili in 30 giorni, non siamo davanti a due eserciti che si scontrano ma a un
esercito che massacra l’altro. Sono numeri che ricordano quelli delle battaglie tra atzechi e
spagnoli.

Cosi’, nel giro di 24 ore la versione ufficiale e’ stata modificata e si e’ ammesso che il nostro
comando ha ordinato di sparare con armi pesanti in un centro abitato. Il che ci fa sospettare che
tra i maschi adulti uccisi ci siano molti civili.
Quello che e’ accaduto e’ gravissimo.
E’ la prima volta da cinquant’anni a questa parte che le truppe italiane combattono una battaglia.
E’ la prima volta che uccidono molta gente. E’ la prima volta che ammazzano donne e bambini.
Il risultato di quel che e’ successo e’ che da oggi siamo, a tutti gli effetti, uno stato in
guerra. Da oggi ogni italiano e’ un nemico dichiarato, siamo in testa alla classifica dei cattivi e
percio’ siamo un bersaglio privilegiato dei terroristi.

Sinceramente, pur pensando che Bush sia un soggetto pericoloso e gravemente squilibrato, ero
convinto che avrebbe cercato di dare una mano di bianco all’invasione. Pensavo che la prima mossa
sarebbe stata quella di riempire gli ospedali di medicine e attrezzature, far funzionare l’energia
elettrica, la nettezza urbana, l’ordine pubblico, avviare programmi di assistenza e sviluppo,
distribuire alla gente sussidi per ricominciare a vivere, dare una sistemata alla strade. In fondo non ci
voleva molto con i mezzi che l’esercito Usa ha a disposizione.
In 12 mesi poco e’ stato fatto in questa direzione. Gli Usa si sono preoccupati di difendere il
Ministero del Petrolio, gli oleodotti e i pozzi e hanno lasciato il resto del paese nel caos.

E per
giunta hanno dato il governo provvisorio iracheno a un gruppo di speculatori, corrotti e
disonesti, le cui scarse doti morali erano conosciute in tutto il Medio Oriente.
A un anno dalla "Liberazione" l’Iraq e’ allo stremo, le condizioni di vita sono spaventose, buona
parte della popolazione e’ priva di tutto.
Attraverso una politica rissosa gli Usa sono riusciti a inimicarsi gran parte di coloro che
all’inizio avevano festeggiato la fine di Saddam. In questi giorni stiamo assistendo a una grande
rivolta che coinvolge gente che aveva salutato gli Usa come liberatori.
I morti si contano a centinaia e, come al solito, sono in gran parte civili.
Reprimere nel sangue questa rivolta vuol dire radicalizzarla, far scoppiare la guerra civile.

La situazione oggi e’ quindi cento volte piu’ grave di quanto fosse all’inizio della missione
italiana in Iraq. Allora si poteva sperare in una presenza soft, una guerricciola contro bande isolate
di ex soldati di Saddam. Poco piu’ di un pattugliamento a Palermo.
Adesso siamo dentro a qualcosa che si puo’ descrivere solo con una parola: Vietnam.
Stiamo combattendo una guerra civile emotivamente sostenuta da tutti i popoli musulmani del mondo.
Cioe’ siamo nella merda.

Per milioni di persone noi siamo quelli che aiutano gli Usa a ammazzare gli insorti iracheni. Al
borsino degli scommettitori di Londra la probabilita’ di morire in un attentato, per un italiano,
e’ aumentata del diecimila per cento.
E la situazione e’ ben piu’ tragica di quel che potrebbe essere perche’ a fronte della gravita’
della situazione dobbiamo registrare una scarsa capacita’ di comunicazione e di azione da parte del
movimento pacifista.
Fare grandi manifestazioni non basta piu’.

Oggi dobbiamo fare un salto di qualita’ oppure rassegnarci all’aggravarsi progressivo delle nostre
condizioni di vita materiali ed emotive. La partecipazione dell’Italia alla guerra portera’ solo
crisi economica e disgrazie e peggiorera’ generalmente la qualita’ della vita. In tempo di guerra
aumentano i reati violenti, le tensioni famigliari, l’ansia, l’uso di alcool, droghe e
psicofarmaci.

La guerra e’ una merda globale per tutti.

Possiamo immaginare tante cose che si potrebbero realizzare ma in questo momento i pacifisti sono
sprovvisti di un progetto collettivo e della capacita’ di muoversi in modo veramente compatto.

Detto in altre parole, con la gente che oggi occupa i posti di leadership all’interno del
movimento, dei partiti e dei sindacati, il massimo di azione che possiamo sperare e’ qualche bel corteo. E
come ben sai con i cortei non si fermano le guerre.

Una minoranza del movimento ha da tempo individuato la strategia che ci potrebbe portare a
risultati: consociare i consumi, acquistare prodotti etici, non dare piu’ soldi alle banche che
sostengono il mercato delle armi, organizzare e autofinanziare progetti di risparmio energetico (si
combatte per il petrolio, lavoriamo per la pace riducendo il bisogno di petrolio).

Come abbiamo spesso osservato se mezzo milione di persone consociassero i contratti telefonici e
quelli bancari avremmo i soldi per mettere su due televisioni nazionali terrestri e satellitari,
dodici radio, un sito internet con un milione di visitatori al giorno e un quotidiano a fumetti che
faccia scompisciare dal ridere.

Ma sono ormai anni che ci proviamo e non ci facciamo piu’ illusioni. Dovremo aspettare ancora
parecchio prima che la concezione di un MODO finalmente nuovo di intendere l’azione politico-sociale
si faccia strada nelle menti dei nostri leader afflitti dall’estetica del comizio in un mondo
digitale.

Bisognera’ probabilmente attendere una nuova generazione di politici, gente che abbia la testa
strutturalmente diversa e che veda le implicazioni della comunicazione digitale. Ma prima che questa
idea diventi uno strumento di azione del popolo pacifista, dobbiamo forse aspettare che i
ragazzini cresciuti col computer diventino grandi.

Comunque il fatto che Cacao continui a esistere e’ la prova di quanto si possa realizzare con il
sostegno di circa 6000 persone che in un modo o nell’altro hanno aderito alle nostre proposte
eque/ecologiche/consociative.

E’ un inizio.

E proprio in questa logica ti chiediamo uno sforzo speciale: trovare il tempo di vedere se tra le
nostre proposte ce n’e’ qualcuna che fa al caso tuo e ti puo’ fare risparmiare dei soldi
permettendo a noi di intensificare la campagna per la pace. Se poi sei particolarmente disponibile potresti
iscriverti all’associazione Cacao versando 27 euro. Se hai un’azienda potresti prendere in
considerazione le nostre proposte pubblicitarie su internet.

Stiamo cercando di fare del nostro meglio con i mezzi che abbiamo ma potremmo centuplicare la
nostra capacita’ di comunicazione.

Se poi hai anche disponibilita’ di tempo ed energie da investire ti proponiamo di prendere in
considerazione un programma elementare di azioni che reputiamo essenziali, non abbiamo la forza di
organizzarle direttamente ma sono, secondo noi, il modo migliore di reagire in questa situazione.
Sono azioni che gruppi di 3-4 persone possono organizzare su scala locale. Non speriamo che parta
un vero movimento in questa direzione. Come abbiamo detto la situazione non e’ matura. Ma iniziare
a strutturare in modo piu’ comunicativo le nostre campagne, anche se ci si riuscisse in due o tre
posti soltanto, avrebbe un grandissimo valore di esempio.

In effetti il movimento dei comuni ecologici ha impiegato quattro anni prima di uscire dai confini
di Monsano. Questo lungo periodo di sperimentazione su scala minima ha pero’ costituito un
precedente di solida esperienza indispensabile. In fondo, se sognamo un modo nuovo di fare politica
bisogna far vedere che puo’ esistere, che esiste da qualche parte.
Capisco benissimo che non e’ molto affascinante andare da uno e dirgli: "Ragazzo, ci servirebbero
un pacco di soldi e qualche fesso che si metta a sperimentare una strategia di azione di nuovo
tipo che non dara’ un cavolo di risultato ma forse fra quattro anni servira’ da precedente
sperimentale per un gruppo che forse poi si mettera’ veramente in marcia in questa direzione..."

E’ molto piu’ bello dire: "Vieni con noi fermeremo la guerra in 7 settimane! Ci saranno fanfare e
panini imbottiti per tutti".
Comunque e’ quel che passa il Convento Dei Frati Che Vanno Piano E Comunque Sbattono Spesso Contro
Il Muro.
Se la cosa ti incuriosisce ti alleghiamo il nostro Programma Sintetico a uso di eventuali Gruppi
Locali di Azione Sinergica Pacifista Ottimista (costituente del Partito Visionario altrimenti
conosciuto come il Partito dei Claun).

Eccole in sintesi.

l) Il nostro obiettivo strategico e’ ridurre il divario economico tra nord e sud e abolire il
segreto bancario (vedi lucidissimo articolo di Jose’ Vidal-Beneyto che citiamo in appendice).

2) Campagna di sostegno ai nostri soldati in Iraq e alle popolazioni vittime della guerra. I
soldati italiani in Iraq sono, insieme alle popolazioni, le prime vittime di questa guerra assurda. Non
sono certo i figli degli imprenditori che si arricchiranno con la ricostruzione dell’Iraq a
rischiare di morire in prima linea. Come al solito vengono mandati a morire giovani di estrazione
povera. E sono la’ in condizioni disastrose convinti di difendere la loro patria. Come spiega
magistralmente Michael Moore, sono loro i primi ad avere tutto l’interesse che questa guerra finisca al piu’
presto. Non possiamo lasciarli senza il nostro sostegno. Ugualmente dobbiamo fare il possibile per
sostenere Emergency e le altre organizzazioni umanitarie che operano concretamente per limitare le
sofferenze del popolo iracheno.

3) Campagna di amicizia verso l’Islam.
Questa e’ una guerra per il petrolio ma e’ condotta in modo tale da sembrare una guerra di
religione. La guerra sta aumentando il razzismo verso gli immigrati extracomunitari e questo sta creando
una rabbia crescente in migliaia di lavoratori stranieri in Italia. E’ indispensabile dar vita a
iniziative che portino invece alla conoscenza e al rispetto reciproco. Anche qui le iniziative
possono essere moltissime. Ad esempio Alcatraz sta organizzando una serie di cene e feste musicali
arabe.

4) Campagna di civilta’ verso gli ospiti extracomunitari.
I lavoratori extracomunitari in Italia sono periodicamente costretti a fare code spaventose,
spesso per notti intere, davanti alle questure, per ottenere i documenti che spettano loro di diritto.
Credo che sia un’inutile punizione supplementare.
Si tratta di un problema squisitamente organizzativo, si potrebbe risolverlo con semplici
macchinette che distribuiscono numeri progressivi come succede in molte salumerie. Sostenere che sia
giusto far fare queste code e’ impossibile. Eliminarle sarebbe un piccolo segnale di rispetto molto
importante perche’ questo problema viene vissuto (giustamente) con grande rabbia.

5) Campagna per coinvolgere le amministrazioni locali nel movimento dei comuni ecologici.
Dimostriamo che e’ possibile risparmiare almeno il 30% delle spese energetiche (quale campagna elettorale
migliore?). E’ l’ultimo punto ma non in importanza. Il movimento dei comuni ecologici gia’ oggi
permette di risparmiare enormi quantita’ di acqua, spazzatura, energia, petrolio, razionalizzando i
consumi e le risorse. L’idea e’ di creare quello che l’Ulivo non e’ ancora stato in grado di
costruire: un centro di coordinamento, di sperimentazione e di diffusione di nuove tecnologie e
procedure amministrative. Un centro che sappia far conoscere i risultati migliori incoraggiandone
l’adozione.
Si combatte per il petrolio, cerchiamo di usarlo il meno possibile. Conviene perche’, oltretutto,
salviamo il pianeta dall’inquinamento.

Jacopo Fo

Le armi contro il terrore - Per battere il terrorismo, bisogna colpire i paradisi fiscali e il
divario tra nord e sud di Jose’ Vidal-Beneyto, pubblicato su El Pais, Spagna, tratto da Internazionale n. 532.

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