Home > HANNO TESO "UNA TRAPPOLA" AGLI ZAPATISTI
San Cristobal de las Casas, Chiapas, 12 aprile.
"Quando è iniziato tutto ci siamo resi conto che era
trappola. Jech’vó è un ’cul de sac’. In ogni caso, non
ci aspettavamo quanto è successo. La manifestazione
degli zapatisti era tranquilla e pacifica. Senza armi.
Non vedendo la polizia eravamo tranquilli".
Parla Marie Billi, membro di un gruppo di osservatori
civili del Partito Comunista Francese (PCF) che sabato
accompagnava la mobilitazione delle basi di appoggio
dell’EZLN a Jech’vó per portare acqua alle famiglie
zapatiste di Zinacantán. "Avrebbe potuto essere più
grave. In un posto chiuso, con una sola uscita, poteva
essere un massacro", prosegue Billi. "Ci ha stupito
che nessuno è intervenuto per evitare i fatti. C’è
stato tempo sufficiente per farlo. Nei giorni che
abbiamo trascorso in Chiapas abbiamo visto
pattugliamenti militari e di polizia da tutte le
parti. Solo sulla strada da San Cristóbal a San Andrés
ci sono talmente tante postazioni di vigilanza armata
che sembra di essere in Palestina".
Gli osservatori del PCF, della zona di Nizza, sono
Jean Jacques Parent, Sylviane Douhet e Michel Dandon.
Billi ricorda: "gli zapatisti erano così sorpresi che
ci hanno ricordato la manifestazione di Genova nel
2002, quando la gente aveva con se i bambini, era
tranquilla e festosa. E siamo poi stati attaccati
brutalmente".
Contrasta "la tranquillità e l’amore" della
manifestazione zapatista e "l’odio e la violenza" che
hanno ricevuto. "Per noi è stato uno shock molto forte
vedere gente uguale scontrarsi. Non era un esercito,
né poliziotti, ma contadini. Uscendo per Nachig il
clima era ostile, di insulti. E questa gente aveva
solo portato acqua ai suoi fratelli".
L’osservatrice francese si dice convinta che l’attacco
"è stata una trappola organizzata e con protezione che
supponiamo a livello ufficiale". Gli aggressori "hanno
agito senza timore, solo come fa qualcuno protetto
dall’alto". Per gli osservatori del PCF "la violenza
non era giustificata".
I fatti "dimostrano che il governo è debole. L’attacco
non è stato una dimostrazione di forza ma una
debolezza. Il governo ha paura di questo movimento
politico, organizzato e pacifico; ha bisogno di
violenza".
Riferisce che dopo il blocco, la sera del 10 aprile,
la marcia "si era organizzata molto bene. Quando sono
cominciati gli spari ed i feriti, la gente scappava
molto spaventata, ma abbiamo visto che la loro gente
li proteggeva. Quando sono passate le auto con i
feriti, abbiamo visto grandi fori di pallottola nelle
lamiere" (e indica un foro grande come una moneta da
un peso).
Dopo aver annunciato che al ritorno al loro paese
invieranno una protesta formale all’ambasciatore del
Messico a Parigi per l’attacco contro le basi di
appoggio dell’EZLN, gli osservatori francesi
riferiscono che questa domenica incontreranno la
giunta di buon governo (JBG) di Oventic, ed ancora non
si riprendono dall’impressione: "Per noi, dopo la
necessaria fine del comunismo sovietico e tutto
quanto, lo zapatismo rappresenta, per tutto il mondo,
la rinascita dei popoli. Non sono una speranza
’ideale’. Sono riusciti a creare un governo locale
diverso. In Francia facciamo molta teoria, ma niente
pratica. Loro hanno tutto contro, più di noi, perché
il capitalismo in Messico è più selvaggio. Lo
zapatismo dimostra che è possibile fare qualcosa di
diverso, e corrono dei rischi, come abbiamo appena
visto".
I veterani attivisti sociali, sopravvissuti (anche
abbastanza interi) dalla sconfitta comunista, dicono
di trovare in Chiapas "un vivaio per l’umanità". Gli
zapatisti sono "alla base dell’altro-mondismo", ma a
differenza di questo movimento globale, "hanno già
trovato la strada per portare nella pratica
l’alternativa, proprio dove noi in Europa abbiamo
fallito".
Marie Billi ammette che il movimento zapatista "è
pericoloso per i poteri del mondo intero. Il suo
esempio è immenso. Possiede la forza della sua parola,
che è bellissima e fa sognare, insegna che ’potere’ è
poter dire. La nozione di dignità è centrale nella sua
lotta. Mi fanno pensare alla nascita della rivoluzione
cubana".
Riprende una frase della sua lunga e "stimolante
conversazione con la JBG Corazón céntrico de los
zapatistas delante del mundo. "La lotta ci ha
umanizzato, prima eravamo trattati come animali. Solo
ora accettiamo che ci trattino come persone", hanno
dichiarato gli indigeni ribelli. Billi è veemente:
"loro umanizzano il mondo. Cambiano la strada attuale
di morte e distruzione. Hanno molto amore verso gli
altri. E’ anche qui la loro forza".
Negli indigeni del Chiapas c’è "quello che è mancato
al comunismo: lottano contro tutte le forme di
oppressione, non solo quella economica e di
produzione. Non costruiscono dall’alto, ma dal basso.
Hanno corretto l’ideale che ha alimentato il comunismo
prima di fallire".
Un altro osservatore del PCF indossa una maglietta
dell’incontro europeo realizzato a Larzac (Francia)
dall’8 al 10 agosto del 2003, contemporaneamente alla
creazione dei caracoles zapatisti. E commenta in
francese: "mentre noi là parlavamo di un altro mondo
possibile, gli zapatisti lo stavano costruendo".
(traduzione Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo)