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«Ho rischiato la morte» Parla Giuseppe Errico, militante della Raf e vittima di un’aggressione...

Publie le giovedì 15 aprile 2004 par Open-Publishing

«Ho rischiato la morte» Parla Giuseppe Errico, militante della Raf e vittima di un’aggressione la
notte del Gay pride

«E’ stata un’azione non casuale, ben pianificata e di tipo militare. Per fortuna che sono
abbastanza massiccio e ho resistito, ma avrebbe potuto scapparci il morto». Era la notte del 7 giugno
2003, subito dopo la parata del Gay pride a Bari, quando Giuseppe Errico, meglio conosciuto con il
nomignolo di «Belfast», fu aggredito e pestato a sangue, insieme al suo compagno Andrea Geniola, da
una quindicina di neofascisti di Forza nuova. 33 anni, militante della Raf, Resistenza
antifascista, quella notte era di ritorno a casa dopo una serata trascorsa a presidiare, giocando a calcetto,
il quartiere in cui avevano sede la sua organizzazione e l’Arcigay. «Stavo tornando in macchina a
Triggiano, il mio paese», racconta, «quando mi sono accorto di essere seguito da un’auto. Sono
riuscito a seminarla, poi dal luogo in cui mi ero nascosto ho chiamato Andrea, che mi ha detto "hanno
seguito anche me" e mi ha raggiunto. Insieme ci siamo avviati in auto verso casa, ma siamo stati
bloccati da almeno tre o quattro auto. Abbiamo tentato di fuggire a piedi, ma ci hanno raggiunto.

Erano una quindicina e ci hanno aggredito con mazze e catene. Ho ricevuto una botta di crick in
testa, e quando hanno visto che perdevo tanto sangue sono scappati». Qualche mese prima, un’analoga
aggressione neofascista a Milano, questa volta non targata Forza nuova, era costata la vita a un
militante del centro sociale Orso, Davide «Dax» Cesare. A Giuseppe e Andrea per fortuna è andata
meglio. «La ma fortuna è di essere abbastanza massiccio, così non sono caduto e mi sono salvato, ma
non so se una persona più esile di me ce l’avrebbe fatta». Giuseppe se la cava con 15 punti di
sutura alla testa e contusioni varie su tutto il corpo. «Fino ad allora in genere loro si appostavano
a piazza Umberto I, dove provocavano e prendevano a schiaffi i ragazzi che uscivano dai locali.

L’escalation ha coinciso con il Gay pride, segno che è stata decisa da qualcuno più in alto di loro,
che non sono così sprovveduti come potrebbe sembrare. Tre giorni dopo, infatti, sono stati
aggrediti tre ragazzi del centro sociale Coppola rossa. Sono seguiti tentativi di assalto all’ostello che
occupiamo e attacchi a sedi di Rifondazione in provincia. Ultimamente un altro militante del
Coppola rossa è stato malmenato in un supermercato mentre faceva la spesa con la ragazza», continua
Giuseppe. Una piccola guerra proseguita fino ad alcune settimane fa. Poi la tregua, «in coincidenza
con l’accordo elettorale tra Alessandra Mussolini, il Fronte nazionale e una parte della Fiamma
tricolore. Segno che in vista delle elezioni hanno deciso di stare tranquilli».

Il Manifesto