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I GUASTI DELLA SOCIETA’
par Adalberto de’ Bartolomeis
Publie le mercoledì 25 gennaio 2012 par Adalberto de’ Bartolomeis - Open-PublishingI GUASTI DELLA SOCIETA’
Purtroppo sono tanti, ma quelli che mi colpiscono di più in questo momento sono gli omicidi di massa di imprenditori che, non potendo più garantire la produzione della propria azienda, perchè creditori nei confronti, o dello Stato, o nei confronti di altre imprese, liquidano i propri dipendenti, mettendoli in cassa integrazione, dichiarando, poi, il fallimento della ditta. Il sistema politico e sociale è andato a puttane! Lo Stato pensa a liberalizare, ritenendo di fare ricrescere l’ economia, garantendo anche l’aumento dell’ illegalità e consolidando una pura recessione, a mio avviso! La spesa pubblica diminuisce sempre più, per cui gli Enti Pubblici rischiano, anche loro, di dichiarare il fallimento. Il debito, quindi, aumenta, da parte dell’ amministrazione pubblica e le ditte chiudono. L’ insolvenza cresce e l’unica forma di sopravvivenza è il baratto! Si torna all’antico, all’ età della pietra, ma anche al medio-evo, all’ Era buia, quando la moneta, chi l’aveva, era un lusso, ma altrettanto un mezzo di scambio inutile. In tempi più recenti lo abbiamo visto nella repubblica di Weimar. Il marco era carta straccia, non valeva niente e la paralisi di un’ economia controllata sfociò, qui, sì, nel male assoluto!
Si comincia proprio dalla crisi dell’ economia, dal fallimeto dell’ industria e, naturalmente, da chi, responsabile di un motore che non gira più, pensa di sfuggire alla realtà, togliendosi la vita. Il segnale è sinistro, lugubre, di cattivi presagi. D’altronde, profeti di un tempo, indicarono per certi periodi della vita umana catrastrofi e rimodulazioni economiche, sempre a seguito di drammi sociali in larga scala.
Questa società, la nostra, quella domestica, intendo quella italiana, ha forse ostentato un clima di apparente ricchezza, con l’introduzione della moneta unica, l’euro. E’ andata bene per un certo periodo di tempo, quando anche la mano d’opera la si poteva cercare altrove, a basso costo, inestendo e rivendendo, poi, il prodotto ad un costo esagerato, che poi il risultato di questo genere di affari non poteva durare all’ infinito! I mercati si sono liberalizzati, come qualcuno vanta di sostenerne l’importanza per futura memoria e così, cinesi ed altri hanno piazzato i loro prodotti, gli stessi che avevamo noi, a costi molto più bassi, per cui, ciao, l’andazzo anche speculativo era solo la direzione in un binario morto!
Lo Stato, naturalmente, non può essere garantista di nulla e d’altronde non poteva sempre rimpinguare aziende come la Fiat, solo per l’ immagine, per cui anche il signor Marchionne non è certo Pico della Mirandola! Se vuoi produrre devi asndare dove il bene che costruisci è richiesto, ad un prezzo competitivo, quindi in America. Desolante realtà, ma è così. Vuoi salvare l’azienda, il capitale e i dipendenti: ti trasferisci altrove, dove puoi sopravvivere. Prendi fagotto e burattini ed "alzi le chiappe", se non hai più possibilità di fare mercato. E’ una scelta coraggiosa, che comporta costi e disagi, ma se vuoi garantire il posto di lavoro questa è la strada! Non lo possono fare tutti, anzi, non lo fa quasi nessuno. La cassa integrazione, purtroppo, è lo specchio per le allodole, perchè ha un termine. Punto. Nessuno ti garantisce la mobilità. Ci sono sempre state solo chiacchere, tante ed inutili. I sindacati in Italia non hanno mai avuto autorità e, con enormi difficoltà, tutelano fasce purtroppo, inesorabilmente, deboli, solo con i salotti televisivi di Ballarò, qualche sciopero forzoso ed implorazioni da sudditi, nei confronti di governi ineludibilmente incapaci! In questo crogiolo, annodante, di problemi sempre più disperati, si attanaglia l’ombra del suicidio che purtroppo sta materializzandosi sempre più. E’ inarrestabile. Il rimedio è limitare una pressione fiscale scriteriata e provvedimenti teoretici di garanzie di riprese economiche che non arriveranno mai! Questa è la mia visione. Spiace dirlo, ma non è necessario essere un economista, se poi, la realtà non si è capaci di prenderla bene per le corna!
Monselice, 25 gennaio 2012
Adalberto de’ Bartolomeis