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I pacifisti americani manifestano in tutti gli Usa
Publie le lunedì 22 marzo 2004 par Open-Publishing«Non in nostro nome», «Portate a casa i nostri soldati». Sono stati questi gli slogan che hanno attraversato dall’Alaska alla Florida le strade e le piazze degli Stati Uniti. Quella di ieri è stata una mobilitazione capillare, oltre 250 città coinvolte, che ha dimostrato la forza del movimento pacifista americano che aveva promosso l’appello per una giornata mondiale contro la guerra.
La manifestazione più importante, non solo per la partecipazione, è stata sicuramente quella di New York. In migliaia hanno sfilato nel cuore di Manhattan per chiedere il ritiro delle truppe di occupazione dall’Iraq. «E’ tempo ora, una volta per tutte, di mettere fine alla guerra mettendo fine all’occupazione» dice Leslie Kegan, coordinatrice nazionale per United for Peace and Justice, una delle organizzazioni promotrici della giornata mondiale di protesta.
Il cuore di New York è stato blindato da centinaia di poliziotti in assetto da guerriglia e l’intera area della protesta è stata "circondata" con barriere di metallo al fine di impedire che i dimostranti potessero uscire dal percorso concordato. Una atmosfera che non ha turbato i manifestanti che hanno marciato tra i grattacieli urlando i loro slogan per chiedere «Più soldi per il lavoro che per la guerra» e per denunciare le bugie dell’amministrazione.
Un fiume colorato e allegro; foltissimo il gruppo formato da Critical Mass, 300 ciclisti altromondialisti bardati con le bandiere arcobaleno. Ma manifestazioni importanti si sono svolte anche in California, la più numerosa a San Francisco, dove le proteste erano inziate venerdì mattina quando un corteo di dimostranti aveva marciato sul quartier generale della Bechtel, la corporation che si è aggiudicata la fetta più grossa dei finanziamenti per la ricostruzione dell’Iraq. Nessuna violenza, ma alla fine la polizia ha effettuato 19 arresti per disturbo della quiete pubblica. Una azione che è apparsa ai molti più un avvertimento in vista della protesta di sabato che una necessità.
Folla di telecamere a Los Angeles dove insieme ai pacifisti hanno sfilato gli attori Martin Sheen e Tim Robbins. Nutriti cortei anche a Chicago e a Seattle. A Washington, un lungo corteo ha sfilato vicino alla Casa Bianca. La capitale Usa era il punto di arrivo di una marcia di pacifisti avviata una settimana fa a Dover, nel Delaware, partita dall’obitorio dove giungono i resti dei caduti in Iraq.
Ma quello che ha segnato la giornata negli Usa è stata la capacità del movimento di organizzare una protesta a macchia di leopardo e che ha interessato tantissimi piccoli centri. Come ad esempio a Crawford in Texas, dove la protesta ha bussato direttamente alla porta della residenza del presidente Bush e della sua famiglia.
Aver mentito sulle armi di distruzione di massa e sul reale pericolo rappresentato da Saddam Hussein sono le principali ragioni che hanno spinto migliaia di americani a manifestare contro la guerra in corso. Incominciano ad essere sempre di più gli americani che credono che questa guerra sia stata inutile e dannosa, e che sia servita soprattutto per proteggere e accrescere gli interessi privati di pochi.
Liberazione