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I senatori repubblicani decidono di scaricare sui servizi segreti i peccati di Bush
Publie le domenica 11 luglio 2004 par Open-PublishingLe balle irachene? «Della Cia».
FRANCO PANTARELLI,
NEW YORK, 10 giugno 2004 - La Cia è da buttare ma l’amminitrazione Bush si salva, almeno per ora. La commissione Servizi Segreti del Senato americano ha finalmente reso pubblico il suo documento sul comportamento della intelligence community durante il periodo che ha preceduto l’invasione dell’Iraq e per il povero George Tenet, il capo della Cia dimissionario che lascia il suo incarico proprio domani, è una specie di bocciatura senza misericordia. Da quello che si sapeva ieri mattina attraverso le anticipazioni sul contenuto del documento, c’è stata «una serie di cadute, specialmente nel lavoro di analisi» che ha portato a una «rappresentazione sbagliata» della situazione in Iraq, sia per quanto riguarda l’esistenza delle armi di distruzione di massa, sia per quanto riguarda i rapporti fra Baghdad e i terroristi di Al Qaeda.
Tutto ciò perché a un certo punto gli analisti della Cia, pur «rimanendo obiettivi», dice il rapporto, «sono diventati trascurati». Come si faccia a rimanere obiettivi e a diventare trascurati è un pò difficile da capire al volo, ma la cosa che colpisce di più è la decisione della commissione di non chiedersi le ragioni di quella «trascuratezza», che indicata così sembra essere stata una specie di misteriosa epidemia improvvisamente abbattutasi su Langley, il quartiere generale della Cia in Virginia. La spiegazione sta nel fatto che nella commissione a suo tempo si è svolta quella che viene ricordata come «la battaglia delle fasi», cioè se il lavoro dovesse svolgersi in una sola fase che abbracciasse «tutto» o se dovesse avvenire in due fasi (prima i peccati della Cia, poi quelli dell’amministrazione) e che alla fine la maggioranza repubblicana riuscì a imporre le due fasi.
Così, il rischio di George Bush di essere un giorno «censurato» dal Senato rimane, ma quel giorno verrà in un momento provvidenzialmente successivo alle elezioni. Il paradosso di questo scorporo in due fasi sta nel fatto che perfino i (pochi) casi in cui la Cia ha mostrato di comportarsi con efficienza e accuratezza, nel rapporto dei senatori vengono misconosciuti o addirittura usati per biasimare comunque George Tenet. Un chiaro esempio è quello del famoso incontro a Praga dell’aprile 2001 fra Mohammed Atta - uno dei dirottatori dell’attacco terroristico di pochi mesi più tardi - e un esponente iracheno per sostenere che Saddam Hussein aveva a che fare con la tragedia. La Cia ha sempre sostenuto che quell’incontro «non risultava» e che anzi Atta in quel periodo era segnalato negli Stati Uniti, non a Praga. Ma il rapporto senatoriale fa finta di nulla, per cui anche la spudoratezza del vice presidente Dick Cheney, che ancora due settimane fa ha insistito su quel fantomatico incontro, viene «salvata».
Un esempio ancora peggiore è l’altrettanto famoso «uranio del Niger», citato da Bush nel discorso sullo Stato dell’Unione. La Cia lo avvertì che era una balla, ma il rapporto dei senatori se la prende comunque con Tenet perché «avrebbe dovuto trovare il tempo di leggere personalmente il discorso e fare le due osservazioni», quando tutti sanno che quella citazione cui Bush teneva tanto fu il risultato di un’estenuante trattativa fra la Cia e la Condoleezza Rice che insisteva perché lui «potesse» farla. (Il compromesso finale fu che Bush avrebbe espressamente citato i servizi segreti britannici come «fonte primaria»). Tenet l’altro ieri ha tenuto un «discorso di addio» al personale della Cia congedandosi da Bush con un ultimo regalo: «Nessuno ci ha mai detto cosa dire o come dirlo». Ma il risultato di tutta questa operazione è stato che la commissione Servizi Segreti del Senato si è trovata a dover abbandonare la sua lunga tradizione di bipartisanship perché i suoi membri democratici non se la sono sentita di avallare un rapporto così partigiano e hanno presentato un loro «rapporto di minoranza». Almeno nel caso dell’incontro di Praga, ha sostenuto con durezza il senatore democratico Carl Levin in una conferenza stampa, «è chiarissimo che non è stata la Cia ma l’amministrazione a esagerare il rapporto fra Saddam Hussein e Al Qaeda». Ma, in fondo, a Bush e Cheney basterà poter dire di qui al 2 novembre che la commissione senatoriale li ha assolti.
il manifesto