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IL BUE E L’ASINO
par Lucio Galluzzi
Publie le lunedì 27 agosto 2012 par Lucio Galluzzi - Open-Publishing1 commento
FINTI PARTIGIANI, "FASSISTI" E VOTANTONIO
Con quale etica Don Abbondio Bersani ha il coraggio di fingersi arrabbiato e piccato perché gli dicono la verità chiara e tonda?
Non solo usa a sproposito la lingua italiana: fascista non è colui che mette a nudo la realtà dei fatti.
Fascista è quello che indossando una ennesima faccia da culo, invita al "venite qui a dirlo se avete il coraggio, dovete dircelo qui in mezzo, non dalla rete".
In pratica: se glielo dicono dal web che è connivente con un sistema mafioso/massonico di truffatori e affamatori/assassini di popolo e che è altra faccia dell’identica medaglia, allora sono fascisti quelli che dissentono da lui; se invece vanno lì, alla festa del suo partito, a dirglielo viso a viso, lui gli spacca faccia, magari invita anche i suoi baldi imbalsamatori fidati a fare altrettanto... E allora questo non è fascismo.
Bizzarra malattia quella che colpisce il cervello di simili personaggi, pericolosa pure.
Non sanno più quello che dicono e si spingono ad offrirsi nelle più squallide esibizioni, in ogni dove, pur di non perdere una sola gamba di quegli sgabelli e poltroncine che si sono "meritati", asservendosi ai compagni di merende, macellai della Nazione.
Sempre più bizzarra la malattia che li ha colti da anni, se anche il Capo dello Stato, criticato per la sua gestione del Quirinale e le amicizie pericolose, mantenute via telefonica, si mette a sgridare i magistrati antimafia con lezioni sulla sua "lotta contro il fascismo, nella Resistenza, perché io lo so bene cosa vuol dire la privazione delle libertà, ho lottato contro la censura e per la libertà di stampa e non mi si può venire a dire, ora, che voglio imbavagliare la Magistratura...".
No, non glielo si può dire, altrimenti se lo contesti sei un fascista; però Napolitano la Resistenza non l’ha mai fatta.
Militava nei Giovani Universitari Fascisti, l’organizzazione voluta da Mussolini perché da lì, diceva il duce: "verranno fuori i dirigenti politici del futuro".
Difatti: eccoli lì.
Don Abbondio Bersani finge di non sapere di essere parte integrante della Casta e di non aver mai mosso un dito contro nepotismi, privilegi e mummificazione delle cariche, anche in casa sua.
Il nominato da Ratzinger Vice Conte Vaticano, il signor D’Alema ha già approfittato di sette incarichi parlamentari più uno da eurodeputato.
Eppure lo statuto del suo partito parla chiaro: "non sono ammessi più di tre incarichi parlamentari ai nostri rappresentanti".
Il Vice conte si sottrae sempre al confronto diretto e quando viene costretto a risposte, lo fa da borioso padroncino della conoscenza infusa, in mezzo alla sua scorta che lo protegge da giornalisti troppo d’assalto, camminando veloce verso l’auto blu e, se non basta a scoraggiare i cattivi curiosi, gli agenti pensano anche a spintonare e strattonare gli indiscreti... perché ad un Vice Conte, per giunta vaticano, si deve rispetto.
Piero Ricca è riuscito a fare la domanda concreta sugli otto incarichi parlamentari all’ex nostromo, ma il professor Massimino "non sapeva" neppure quante volte è stato "onorevole" e/o il perché dell’inosservanza di una norma statutaria: "Ma non saprei, forse è stata una deroga allo Statuto voluto dalla dirigenza", dice.
Allora il PD e Don Abbondio Bersani dovrebbero spiegare quali altissimi meriti e competenze irrinunciabili possegga il D’Alema per essere sempre così collante Andreottiano in ogni questione che riguardi la morte della Sinistra Italiana e l’ossigeno passato ad hoc a Balluscone & Co.
Sarebbe anche il caso che i "non fassisti" [come pronuncia Pierluigino] chiarissero una volta per tutte il loro amore per il padronato: da Skeleton Fassino che è felice di essere apprezzato dalla famiglia Agnelli e Marchionne, al Vice Conte Massimo che sprona i metalmeccanici a non tirare troppo la corda, accettare gli accordi sindacati di Stato e Lingotto/Mirafiori/Pomigliano+gli allora ministri Il Saccone e La Brunetta perché: "portiamo a casa quello che possiamo, che è meglio".
Che dire poi dei mafiosi invitati alle loro feste nazionali, per ben due volte?
A Torino, le Agende Rosse di Borsellino contestarono con forza la presenza di quell’innominabile sul palco; ricevettero dai "dirigenti" del partito insulti quali: "squadristi, antidemocratici, violenti, fascisti...".
Gli stessi insulti, dagli stessi "compagni" capi Democratici, li ricevettero i lavoratori che erano andati a contestare, sempre a Torino, sempre alla festa nazionale del partito, Bonanni.
Se ti opponi, critichi, manifesti il tuo dissenso allora sei fascista e nemico del consociativismo; se invochi lo sciopero generale pure; solo se ti dai fuoco o ti spari e ti togli di mezzo non infastidisci.
Enrico Lecca che ci fa nel PD?
Don Abbondio Bersani non dice che l’ex democristo, nipote di sua massoneria l’eminenza grigia Gianni Lecca, è inserito nell’organigramma dell’Aspen Institute, ramo italiano Bilderberg voluto dallo zio e altre cariatidi con la gobba.
L’Enrichetto ha anche una carica nell’Aspen e partecipa, invitato di diritto, alle riunioni segrete Bilderberg.
A scorrere l’elenco dei "chiamati" a far parte dell’Aspen vengono i brividi, provare per credere.
"Venite a dircelo qui e non dalla rete", tanto non ascolterebbero, come hanno fatto e continueranno a fare.
Quando in Parlamento c’era il voto di fiducia sullo schifo Scudo Fiscale voluto da TremoRti per poteggere i grandi evasori fiscali italiani con capitali off shore, i deputati PD non erano presenti.
Il governo Balluscone in quel caso, per una manciata di voti, avrebbe potuto essere sfiduciato e andarsene a casa.
Ma i "compagnissimi" PDsenzaELLE, con la loro assenza strategica, garantirono continuità allo sfacelo, passò lo scudo fiscale e il puttaniere di Arcore ringraziò con qualche sgabello regalato nelle varie Commissioni.
Fu scandaloso quel comportamento, non era il primo e non fu l’ultimo, i due capi Bersani/D’alema si "giustificarono" dicendo che il gruppo parlamentare loro non era stato avvertito dell’importanza di quel voto e, quindi, molti "onorevoli compagni" erano in giro per farsi i convegni propri, oppure malati o in missione all’estero.
Loro non sono "traditori" e neppure "salme serve".
Difatti la svendita dello Statuto dei Lavoratori, lo stravolgimento dell’articolo 18, l’affermazione della politica padronale nazionale, il divieto di sciopero generale, l’aver fatto cacciare fuori dalle istituzioni Rifondazione Comunista, assassinato la sinistra italiana, devastato la Costituzione, accettato i poteri forti, rinunciato alla sovranità nazionale... è colpa "di quelli della rete", non certo di lor signori.
Ma che vadano a cagare!
A me Grillo non sta per nulla simpatico, ma quando ci vuole...
Il comico genovese dovrebbe anche smetterla di attaccarli così, ritritando quello che da anni tutta le gente pensante, ed è tanta!, dice a lor cialtroni.
Alimentando il circo con buffonate non si fa altro che fare pubblicità ai cimiteri, che invece dovrebbero essere lasciati così come sono, senza neppure un fiore.
Dimenticare e lasciare nell’oblio tutti questi professionisti dell’orrore, nessuno escluso.
Negargli il voto.
Perché la trappola dello "scontro con insulti" al posto dei comizi pre elettorali è iniziata.
Grillo non si sottrae al metodo, è in corsa per "posti" come gli altri.
Andasse a cagare pure lui.
Lucio Galluzzi
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Messaggi
1. IL BUE E L’ASINO, 29 agosto 2012, 17:03, di Mirko P
Buon articolo.
Ripeto a me sembra che con queste buffonate si cerchi di restaurare il nemico post-Berlusconi, cosa che polarizza verso i due Buffoni l’elettorato indeciso.