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Il Muro dell’apartheid : ancora sullo sciopero della fame ignorato in Italia
Publie le martedì 13 luglio 2004 par Open-Publishingdi Cinzia Nachira
La lotta contro il Muro dell’apartheid
La lotta contro il Muro dell’apartheid in Palestina, dopo la sentenza dell’Aja non si fermerà, come d’altronde non si è fermata la lotta dei palestinesi dopo le innumerevoli condanne internazionali di Israele e rimaste lettera morta.
La dichiarazione di Sharon di ignorare la condanna dell’Aja era scontata. Certo la dichiarazione dell’Aja è importante perché non solo condanna il Muro, ma ammette che Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme Est, Golan siriano non sono territori "contesi" come amano definirli Israele, l’Onu, l’Europa, ma territori occupati.
La soddisfazione palestinese è pienamente giustificata, dopo molti anni con la sentenza dell’Aja un organismo internazionale dichiara più o meno chiaramente chi è la vittima e chi il carnefice. Dopo gli oltre tremila morti della seconda Intifada essenzialmente falciati dal fuoco dei carri armati israeliani, dai cecchini, sotto le macerie delle case demolite dalle ruspe israeliane, questa condanna è un elemento essenziale. Nessuno si fa illusioni, da Arafat ad Abu Ala ai militanti di base delle organizzazioni nazionaliste ed islamiche, tutti hanno ben chiaro che Israele troverà gli appoggi necessari, primo fra tutti quello degli Usa, perché la condanna non attraversi i confini olandesi, per raggiungere le sale dorate dell’Onu. In quella sede oltre allo scontato veto statunitense si farà i conti anche con l’ipocrisia degli altri membri del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale, che oltre tutto, quest’ultima, conta come il due di picche.
La Tenda della Solidarietà
In Italia è stata completamente ignorata da tutti i media, compresi "Liberazione" e "il Manifesto", una esperienza che proprio in attesa della sentenza ha visto uniti, fisicamente oltre che politicamente, israeliani militanti anticolonialisti e palestinesi.
L’iniziativa è stata avviata dal parlamentare palestinese-israeliano Azmi Bishara, leader del "Balad", "Raggruppamento Democratico", in un posto emblematico, la città di al Ram. Questa cittadina di circa 60.000 abitanti, se quel tratto di Muro verrà realizzato, si vedrà divisa più o meno a metà. Le caratteristiche di al Ram sono due: è abitata esclusivamente da palestinesi e pur essendo piccola è un nodo centrale per il transito tra Gerusalemme e il resto della Cisgiordania.
"La costruzione del muro israeliano è giunta in questi giorni ad una fase critica giacché è stata revocata l’unica tregua esistente per la sua costruzione tra Gerusalemme, i villaggi limitrofi e le restanti zone occupate nel 1967.
Allo stesso modo è stato attuato il cambiamento dei confini geografici e sociali del Paese attraverso l’uso di metodi colonialistici. La chiusura di percorsi storici tra Gerusalemme e Ram Allah tramite un muro che separa una casa dall’altra e i palestinesi dalle loro famiglie, altro non è che lo smembramento del popolo palestinese ed un crimine contro la società e la famiglia palestinesi.
Sarebbe inconcepibile tacere dinanzi alla perpetrazione di simili azioni qualora esse avvenissero in qualsiasi altro luogo del mondo. Quello che attualmente accade nel nostro Paese è l’imposizione di un regime di segregazione razzistico unilaterale nei confronti della zona araba approfittando dell’ombra creata dall’interesse arabo e internazionale focalizzati sulla nuova espansione israeliana nella striscia di Ghaza.
Siamo di fronte alla costanza d’Israele nel compimento dei suoi piani unilaterali a Gerusalemme e nelle restanti zone occupate nel ’67 al prezzo dello smembramento della società palestinese e della separazione della gente dalle loro terre, proprietà, luoghi di lavoro e di studio".
Con questa dichiarazione Azmi Bishara, il 3 luglio scorso, inizia uno sciopero della fame insieme ad altri dieci palestinesi sotto una tenda messa a disposizione dalla municipalità di al Ram. Scopo della protesta è attirare l’attenzione internazionale sul Muro e i suoi obiettivi veri.
L’attività della Tenda della solidarietà, però, non è solo quella di lasciarsi morire di inedia in nome della lotta di liberazione nazionale. Essa ben presto diviene un centro di diffusione di controinformazione verso l’esterno, un centro di elaborazione politica. Vi si svolgono dibattiti, con una partecipazione media di duecento persone per dibattito. La cineasta francese Simone Bitton arriva direttamente da Parigi, sceglie quella sede per proiettare il suo film "Wall". L’iniziativa politica si impone: l’Alternative Information Center di Gerusalemme si unisce alla protesta e fa da ponte informativo con il resto del mondo, oltre alla scelta del suo co-direttore Michel Warschawski, Mikado, di entrare in sciopero della fame al fianco dei palestinesi. Il 5 luglio diventano in poche ore 15, tra i quali si conta anche il giudice islamico Temimi.
Nella Tenda circa 100 persone si alternano assicurando una presenza massiccia durante le 24 ore. Dalla Tenda parte la proposta di uno sciopero generale del commercio a Gerusalemme est, di una manifestazione pacifica al check point di Qalandia, a pochi chilometri da al Ram e di una preghiera interconfessionale, la giornata di protesta è fissata per il 9 luglio. Ma nell’attesa della giornata di lotta nei giorni precedenti un comunicato della Tenda ci informa che:
"(…)Al sesto giorno dello sciopero della fame per protestare contro il proseguimento della costruzione del Muro, il movimento si amplia sempre più. Oggi, un’ampia delegazione di giudici della Corte Suprema della Shari’a islamica, guidata dal primo giudice, Tayseer Temimi, anch’egli in sciopero della fame, ha visitato gli scioperanti. I giudici venivano da tutto il Paese, dal Nord e dal Sud. Essi hanno deciso di tenere la loro riunione mensile nel campo della solidarietà per discutere delle ripercussioni del muro israeliano sulla città di al-Quds (Gerusalemme). (…)Hanno reso pubblico un comunicato di sostegno alle azioni portate avanti dal comitato centrale popolare contro il Muro, ed hanno invitato la popolazione a partecipare alla preghiera del venerdì che si terrà alla tenda della solidarietà che si terrà domani venerdì. Hanno anche invitato tutte le organizzazioni nazionali ed islamiche a costruire Tende della solidarietà in tutte le città palestinesi ed anche nei villaggi, invitando la popolazione a parteciparvi. Anche le preghiere di mezzogiorno si sono tenute nella Tenda, officiate dal giudice Temimi e dagli altri membri della delegazione.
Il centro delle donne del campo profughi di Shu’ffat ha condotto alla Tenda della solidarietà i bambini che partecipano al campo estivo dove hanno dichiarato il loro sostegno e cantato in solidarietà con gli scioperanti.
Un’ampia delegazione del centro delle donne di Biddu, e la società per lo sviluppo delle donne rurali, hanno aggirato gli sbarramenti e blocchi di assedio dell’esercito di occupazione per arrivare fino alla Tenda della solidarietà. Il villaggio di Biddu ha perso quattro giovani uomini, uccisi dall’esercito israeliano, durante la loro lotta contro il Muro che annette [allo stato israeliano, ndt] grandi parti delle loro terre. Le donne hanno espresso il loro totale sostegno alla lotta per abbattere il Muro.
Poco dopo il capo della comunità della Chiesa copta-ortodossa di Gerusalemme è arrivato per esprimere il proprio sostegno e solidarietà agli scioperanti, salutando l’unità dei musulmani e dei cristiani nella loro lotta"[dal secondo comunicato della Tenda, tratto dal sito dell’AFPS].
La protesta si amplia, insieme ad altre sei personalità palestinesi, la figlia di Frantz Fanon, Mireille, entra in sciopero della fame.
Il 9 luglio la giornata di lotta riesce pienamente: lo sciopero del commercio a Gerusalemme est vede il 100% di adesioni, alla manifestazione di Qalandia partecipano oltre duemila persone, alla preghiera interconfessionale ottocento persone.
Alla lettura della sentenza la decisione è di sospendere lo sciopero della fame l’11 luglio, ma di non abbandonare la tenda.
La dichiarazione della Tenda sulla sentenza dell’Aja, diffusa da "Miftah" (la chiave, in arabo) l’organizzazione di Hannan Ashrawi, recita: "(…) La decisione della Corte Internazionale dell’Aja svela chiaramente le menzogne ed i pretesti addotti da Israele per giustificare la costruzione del Muro e riafferma la giustezza della lotta del popolo palestinese, il suo diritto a difendere la sua terra contro la brutalità dell’occupante e il suo diritto a ricevere degli indennizzi per i danni subiti.
Riaffermiamo la nostra soddisfazione di fronte a questa decisione che si inscrive interamente nel quadro della giustizia internazionale e dei diritti dell’uomo e dichiariamo che continueremo la nostra lotta contro il muro fino alla sua totale demolizione, lotta alla quale invitiamo ad unirsi tutti i popoli dotati di coscienza" [dal sito "Al-Oufok", pubblicazione elettronica del "Movimento Democratico Arabo"].
La Tenda e la sinistra europea
Abbiamo già accennato al fatto che in Europa, con la sola eccezione della Francia, la sinistra ha scelto di ignorare questa iniziativa.
Certo eccezioni ci sono state anche in Italia, dove si è cercato, con mezzi sicuramente al di sotto delle necessità, di dare spazio a questa iniziativa.
Nella stessa Israele l’iniziativa ha avuto risonanza sulla grande stampa come dimostra l’articolo di "Haaretz" (che è bene ricordare non è un giornale di sinistra, né pacifista. E’ espressione della grande borghesia aschenazita, ed è il più diffuso giornale in Israele. Per giunta è il giornale della "classe dirigente". Possiamo dire che è il corrispettivo israeliano del "Corriere della Sera") dell’11 luglio di Yair Ettinger, il quale non si limita a descrivere l’impresa, ma mette il dito direttamente nella piaga: " L’obbiettivo è fare in modo che il mondo e la società israeliana effettuino pressioni sul governo israeliano, per mobilitare la gente a Gerusalemme, per equilibrare il peso del Primo Ministro Sharon. Il mondo intero è occupato a vedere se egli lascerà o no Gaza, ma è qui che stanno accadendo le cose principali, divisione e separazione (…)"
Il vero perché del silenzio della stampa di sinistra da "il Manifesto" a "Liberazione", è tutto nelle parole di Ettinger. Essi hanno taciuto non certo perché non sapessero. Sarà interessante vedere come ’copriranno’ la notizia del prossimo governo di unità nazionale israeliano. Come definiranno Peres che è pronto a coprire Sharon sul piano di Gaza, che serve esattamente a salvare il progetto del Muro, che a sua volta serve ad annettere ad Israele altre parti della Cisgiordania?
Il fatto essenziale resta sempre lo stesso: l’ambiguità rispetto alla lotta dei palestinesi e dei pochi israeliani anticolonialisti. Si prende come alibi ora l’Iniziativa di Ginevra (a proposito perché quei registi politici hanno taciuto anche sulla sentenza dell’Aja?), ora il fatto che la sinistra era concentrata sull’Aja. Ma non è così.
Dopo il primo comunicato della Tenda, durissimo, molti senatori del centro sinistra, su iniziativa del gruppo al senato del Prc, hanno compreso la necessità della solidarietà immediata sottoscrivendolo. Neanche quei senatori hanno trovato spazio sulla stampa.
Anche una raccolta di firme analoga nel Parlamento europeo è passata sotto silenzio.
Chiaramente l’Iniziativa di al-Ram è in controtendenza rispetto alla vulgata ed è questo che ha imposto la scelta del silenzio, l’autocensura. Come in controtendenza sono dichiarazioni alla stregua di quelle di Warschawski quando spiega perché si unisce allo sciopero della fame ed indossa, lui israeliano, la fascia al braccio con su scritto in arabo "sciopero della fame": "Sto protestando per una doppia ragione. Innanzitutto c’è un obbiettivo comune: mostrare al mondo i mali e le violazioni causate dal Muro. E la seconda ragione riguarda in particolare me come israeliano. Considero la costruzione del Muro come la creazione del più grande Ghetto nella storia degli ebrei, un Ghetto che isolerà Israele dai suoi vicini arabi e trasformerà gli Israeliani in un popolo paranoico, gente che crede solo in un Muro a chiusura ermetica protetto con armi nucleari. Questa è una condanna a morte per le generazioni future, per i nostri figli e i nostri nipoti".
La Tenda di al-Ram ci pone più problemi di quanti siamo disposti ad ammetterne, la sua prosecuzione sarà ancora taciuta? Speriamo di no, ma se così fosse non ci meraviglieremmo. Siamo ormai abituati all’abitudine tutta eurocentrica di porre le nostre analisi al di sopra delle forme di lotta che sviluppano i popoli che pretendiamo di difendere e, non in pochi casi, di rappresentare, senza che ciò sia richiesto, per altro.
Il 7 luglio dalla Tenda ci è giunto questo monito: "Chiediamo alle organizzazioni di solidarietà, ai movimenti sociali nel mondo di dare nuovo slancio alle mobilitazioni contro il Muro ed a pretendere dai loro governi, dall’Unione europea, e dalle Nazioni unite che prendano misure politiche adeguate dopo la sentenza del Tribunale Internazionale dell’Aja.
E’ una società intera in pericolo
Nessuno può restare silenzioso
E’ il momento di agire
Ora".
Fin qui in molti, troppi hanno taciuto, in pochi e poche militanti del movimento hanno dato voce a questa speranza che è l’esperienza della Tenda della solidarietà. Continueranno a tacere dimostrando di non essere "dotati di coscienza"? Pensiamo che forse il muro del silenzio sarà difficile da abbattere, ma noi faremo il possibile, perché la loro lotta è la nostra. Davvero.