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Il day after della sinistra accuse e polemiche dopo il corteo
Publie le domenica 21 marzo 2004 par Open-PublishingFranceschini: "Qualcuno ha remato contro l’unità"
La replica dei Cobas: "Fassino vuole strumentalizzarci"
Il day after della sinistra
accuse e polemiche dopo il corteo
Il ministro dell’Interno: "Leso un diritto al leader Ds"
Soddisfazione nel Polo: "L’opposizione è a pezzi"
I militanti Ds alzano le mani
durante l’aggressione
ROMA - Sinistra spaccata, accusa di "remare contro" da una parte, di
"strumentalizzare" dall’altra. Polemiche che proseguono incessanti da
ieri, dopo l’aggressione al segretario dei Ds Piero Fassino e il suo
allontanamento dal corteo che marciava a Roma per la pace. Il giorno
dopo sotto accusa finiscono non solo quelli che il sindaco della
Capitale Walter Veltroni chiama "i cento disturbatori in una marea". Ma
anche le responsabilità politiche di chi ha permesso l’aggressione e in
qualche modo l’ha pure auspicata.
Anche il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu interviene: "Ieri è stato
leso il diritto costituzionalmente garantito dell’onorevole Fassino a
manifestare pacificamente e senz’armi le proprie opinioni. Le forze
dell’ordine hanno fatto il loro dovere, assecondando l’ autonoma e
responsabile decisione del segretario dei Ds di lasciare il corteo per
evitare ulteriori complicazioni. Deve comunque essere chiaro a tutti -
sottolinea - che se egli avesse deciso di proseguire, le stesse forze
dell’ordine avrebbero garantito con la necessaria determinazione
l’esercizio di questo suo fondamentale diritto di cittadino".
Ma sono le polemiche polticihe, soprattutto dentro il centrosinistra a
tenere banco. Dice il coordinatore dell’esecutivo della Margherita,
Dario Franceschini: "C’è chi ha lavorato, anche all’interno del
centrosinistra, per fare emergere le divisioni più per far prevalere
l’unita".
E che le anime siano almeno due è dimostrato dalle dichiarazioni del
giorno dopo. I Disobbedienti respingono le accuse di aver organizzato la
’cacciata’ di Fassino dal corteo. Rivendicano però le contestazioni:
"Che Fassino fosse contestato, era ampiamente prevedibile e previsto:
questo per le scelte politiche del segretario Ds, in contrasto con la
piattaforma della manifestazione", dice il portavoce Anubi D’Avossa
Lussurgiu.
Ancora più pesante il giudizio dei Cobas: "Sia il governo e il
centrodestra, sia quei gruppi dirigenti dell’Ulivo e del centrosinistra
che avevano giudicato ’irresponsabile’ il ritiro immediato delle truppe
sono ora avvisati senza equivoci: in Italia milioni di ’irresponsabili’
non perdoneranno chi vorrà proseguire in una politica bellicista", dice
Piero Bernocchi. Che aggiunge che ieri c’è stata "un’unica nota stonata:
il comportamento di Fassino e del suo provocatorio servizio d’ordine"
definito "esercito di simil-rambo che si è comportato in maniera
arrogante e dilettantesca". Alla luce degli avvenimenti, secondo
Bernocchi "appare del tutto strumentale, irresponsabile e provocatoria
la polemica che Fassino ha lanciato contro gli organizzatori della
manifestazione e anche contro alcuni partiti del centrosinistra,
addirittura accusati di aver fomentato la sua ’cacciata’".
E mentre il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini invia la
"solidarietà dell’Italia" a Fassino, il centrodestra guarda lo
spettacolo del versante opposto con un certo compiacimento. Renato
Schifani, capogruppo al Senato di Forza Italia: Fassino "farebbe meglio
a mettere nel cassetto il progetto di voler unire a tutti i costi anime
inconciliabili della sinistra, pur di battere Berlusconi. Anime che, se
dovessero mai avere la maggioranza farebbero precipitare il paese nel
baratro di una ingovernabilità da terzo mondo".
Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega
Nord e vicepresidente del Senato: "Poche idee ma confuse, questa
sinistra, oramai a pezzi non può stare assieme neppure con
l’incollatutto figuriamoci con Prodi".
http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/politica/iraqita1/seguito/seguito.html