Home > Ilva, la magistratura non molla: partono arresti e sequestri per concussione e d
Ilva, la magistratura non molla: partono arresti e sequestri per concussione e d
Publie le lunedì 26 novembre 2012 par Open-PublishingNuova bufera giudiziaria sull’Ilva con arresti, informazioni di garanzia e sequestro di impianti, materiali e prodotti finiti. Sette gli arresti, di cui tre in carcere. Le accuse sono corruzione e associazione a delinquere. Tra le persone arrestate vi sono il vicepresidente del Gruppo, Fabio Riva, l’ex direttore del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso, l’ex consulente dell’Ilva, Girolamo Archina’, e l’ex consulente della procura di Taranto Lorenzo Liberti, gia’ preside della Facolta’ di Ingegneria a Taranto. Proprio Liberti, secondo la tesi dell’accusa, sarebbe il destinatario di una ’mazzetta’ di 10mila euro che Archina’ gli avrebbe consegnato nel marzo 2010 in una stazione di servizio lungo l’autostrada Taranto-Bari. I provvedimenti sono due: uno e’ stato emesso dal gip Patrizia Todisco e contempla le accuse di associazione a delinquere e disastro ambientale, l’altro e’ stato emesso dal gip Vilma Gigli e contempla l’accusa di concussione. Sono indagati anche l’attuale presidente Bruno Ferrante e l’attuale direttore tecnico dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto Adolfo Buffo. I soldi dovevano servire, sempre secondo l’accusa, ad attenuare la perizia che Liberti, assieme ad altri esperti, stava conducendo su incarico della Procura di Taranto relativamente all’impatto dell’inquinamento da diossina sulle condizioni di vita e salute della popolazione tarantina. L’Ilva ha sempre smentito che si trattava di una tangente a Liberti ma ha affermato che quei soldi Archina’ avrebbe dovuto versarli come donazione alla Diocesi di Taranto. Tra i provvedimenti adottati oggi c’e’ anche il sequestro delle merci finite, in partenza dal porto di Taranto, prodotte dall’Ilva. La misura sarebbe stata adottata perche’ Ilva avrebbe violato le prescrizioni del sequestro adottato dall’Autorita’ Giudiziaria, nel luglio scorso, sugli impianti dell’area a caldo. Sequestro che non prevede la facolta’ d’uso a fini produttivi degli impianti del siderurgico. “ Ora non bisogna fermarsi, ma andare avanti nell’inchiesta e nei provvedimenti nei confronti di chi ha lucrato sulla pelle della gente di Taranto e dei lavoratori dell’ILVA”, commenta a caldo Francesco Rizzo, responsabile USB dello stabilimento siderurgico. “Qualcuno lo definisce un epilogo annunciato, noi ci auguriamo sia solo l’inizio – prosegue Rizzo - ora è necessario che tutto venga fuori e si indaghi su ogni risvolto della vicenda accertando anche eventuali altre complicità in tutti gli ambiti, nessuno escluso”. Rizzo ricorda che la magistratura aveva concesso all’Ilva del tempo per mettersi a posto, tempo, “che l’Ilva ha adoperato invece per continuare a produrre, ciò ha comportato anche il blocco dei prodotti lavorati e finiti negli ultimi quattro mesi”. Secondo Usb qualsiasi conseguenza dovesse derivarne ai lavoratori deve andare a carico della proprietà.