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In manette anche il segretario cittadino del movimento di Bari e un poliziotto.

Publie le giovedì 15 aprile 2004 par Open-Publishing

Tra i reati
contestati, la ricostituzione del partito fascista. A Roma perquisita la casa di Roberto Fiore Il
«doppio livello» La procura di Trani: da un lato dimostravano l’apparente rispetto delle regole
democratiche e dall’altro si muovevano come paramilitari
BARI - Sedici arresti per sbaragliare il «doppio livello» barese di Forza nuova. Pestaggi, atti di
squadrismo, violenza come metodo sistematico di lotta politica. Tra gli arrestati, il segretario
cittadino Sergio Pizzi, e un componente del direttivo regionale del movimento, Gaetano Campidoglio.

Oltre all’accusa di associazione per delinquere, su otto dei quindici arrestati - uno è
irreperibile - pende anche quella di ricostituzione del partito fascista. I carabinieri del Ros di Bari
hanno agito all’alba, seguiti a vista dagli elicotteri, e dopo mesi di intercettazioni e pedinamenti
hanno infilato le manette anche a un poliziotto di quarant’anni, Francesco Tiani, accusato di
fiancheggiamento e violazione del segreto di ufficio. Secondo Chiara Civitano, gip del tribunale di
Trani, il movimento barese agiva da tempo su due binari paralleli: i militanti da un lato
dimostravano «l’apparente rispetto delle regole democratiche» e dall’altro si muovevano come «paramilitari»,
mettendo a segno operazioni di «squadrismo» e «guerriglia urbana».

E’ questo il «doppio livello»
svelato da Roberto Rossi e Lorenzo Nicastro, i due magistrati inquirenti che hanno effettuato le
indagini. Nell’ambito della stessa operazione, a Roma, è stata perquisita l’abitazione di Roberto
Fiore, il segretario nazionale di Forza nuova, al quale sono stati sequestrati agenda, computer e
telefono cellulare. Il leader del movimento neofascista, che al momento non è indagato, compare
infatti in numerose intercettazioni telefoniche e, spiega l’accusa, sa molto bene che «i suoi
militanti a Bari sono dei picchiatori».

E delle picchiate notturne, a quanto pare, i forzanovisti andavano particolarmente orgogliosi.
Una, in particolare, ha segnato l’escalation della violenza politica in città: «Aprite gli occhi,
perché è iniziata la guerra», dice al telefono il 27enne Sergio Pizzi. Era il 7 giugno del 2003 e il
riferimento all’aggressione di due militanti di sinistra, uno dei quali soprannominato «Belfast»,
è esplicito: «A uno di loro gli ho spaccato il cric in testa», continua Pizzi, «sono persone coi
coglioni, tutti e due, io non me l’aspettavo: Belfast è uno che non sa menare, però è un
incassatore, cioè, dopo che si è preso il cric in testa da me, cazzotti di getto da me, Massimo gli ha
spaccato una spranga di legno in testa. Lui già grondava sangue, s’è spaccato ancora di più, e non è
caduto.

E’ rimasto in piedi». E ancora, questa volta con un sms: «Gli ho aperto il cerrone (la
testa, ndr) a Belfast, stavolta se l’è cavata con venti punti. La prossima l’ammazzo».

La guerra annunciata da Pizzi a giugno, in realtà, a Bari era in corso già da tempo. Almeno nei
confronti degli esponenti del Coppola rossa, il centro sociale di Adelfia. Ma è nel giugno 2003, con
l’arrivo del Gay pride a Bari, che l’atmosfera si surriscalda: le intimidazioni al segretario
cittadino dell’Arcigay, Michele Bellomo, sono talmente gravi da giustificare l’adozione di una scorta.
L’accusa riferisce di undici pestaggi, alcuni compiuti con bastoni, bottiglie, catene e cric.

E
ancora: interruzione di pubblico servizio, danneggiamenti, incendio doloso, oltraggio a pubblici
ufficiali, scritte minacciose nei confronti del professore universitario Luciano Canfora e dei
missionari comboniani. Il doppio livello, insomma, agiva con frequenza. E con lucidità. Tra i
particolari più inquietanti, infatti, c’è anche una dettagliata lista di proscrizione: «Nomi, fotografie,
indirizzi e mezzi di locomozione: una schedatura degli avversari politici, trattati alla stregua di
bersagli, sui quali era necessario acquisire il maggior numero di dati possibili», ha aggiunto il
gip Chiara Civitano.

Il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, ha commentato la vicenda con soddisfazione: «Questo
episodio conferma la preoccupazione che ho manifestato ripetutamente sul diffondersi della violenza
politica». Parole che hanno scosso il segretario nazionale di Forza nuova: «Pisanu non vede o non
vuol capire, e questo è un fatto grave che colpisce la sua professionalità: Forza nuova non ha mai
fatto manifestazioni contro l’estrema sinistra, è sempre accaduto il contrario», ha replicato
Roberto Fiore, che insinua il sospetto di un arresto politico. «Si tratta di un attacco politico
all’alleanza che s’è raccolta intorno al nostro movimento», ha aggiunto riferendosi al cartello
elettorale Alternativa sociale, capeggiato da Alessandra Mussolini e composto, oltre che da Forza Nuova,
dal Fronte nazionale di Adriano Tilgher e un troncone del Msi-Fiamma Tricolore.

Il Manifesto