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Alle ore 00.05 di sabato 20 marzo, l’ex presidente Arnoldo Alemàn ha varcato la soglia del carcere "La Modelo" di Tipitapa.
Dopo il tira e molla dei giorni scorsi, in cui la Sala Penale e quella Civile della Corte d’Appello si erano ostacolate a colpi di risoluzioni per imprigionare o mantenere gli arresti domiciliari per l’ex presidente, la giudice Juana Méndez ha emesso in tarda serata una nuova sentenza per il caso del "Canal 6" chiedendo l’immediata carcerazione di Alemàn.
Ricordiamo che il Canal 6 era il canale televisivo statale che, secondo la Procura della Repubblica, é stato utilizzato da Alemàn per deviare fondi statali da far poi confluire nel famoso conto corrente bancario a Panama e da lì farli ritornare in Nicaragua già riciclati.
Questo caso, quindi, non ha nulla a che fare con il caso della "Huaca", per il quale la stessa Méndez ha già condannato Alemàn in primo grado a 20 anni di carcere e che ora si trova radicato nella Corte d’Appello.
Con questo escamotage l’ex presidente Arnoldo Alemàn non ha potuto far valere le varie risoluzioni in sua difesa emesse dalla Sala Civile della Corte d’Appello, dato che si trattava di un altro processo.
Durante tutta la serata, molti diputati e membri del PLC che ricoprono cariche all’interno dei poteri dello Stato sono giunti presso la residenza de "El Chile", dove Alemàn era agli arresti domiciliari.
La moglie di Alemàn e le due figlie dell’ex presidente hanno immediatamente dichiarato che avrebbero dovuto passare sopra i loro corpi prima di portare l’ex presidente in carcere e in effetti, i corpi speciali della polizia hanno dovuto intervenire in massa per sgomberare l’uscita della hacienda bloccata da autoveicoli e camion messi lì da militanti del PLC e per poter entrare in casa.
Almeno 15-20 persone, tra cui la moglie e le figlie di Alemàn, sono state portate via di peso tra grida, insulti e minacce e solo verso le 23.30 di venerdì l’ex presidente é apparso fortemente custodiato sulla soglia di casa ed é stato fatto salire su una macchina che é immediatamente partita verso Tipitapa.
Il solito sorriso, forse un pò meno sicuro del solito, i soliti gesti, i soliti discorsi sulla sua innocenza.
In varie parti di Managua sono scoppiati piccoli tafferugli e falò accesi bruciando pneumatici, ma fino a questo momento non ci sono state significative alterazioni dell’ordine pubblico. Non sembra quindi che gli appelli lanciati dalla moglie di Alemàn e dalla radio "15 de Septiembre" ad una sollevazione popolare in difesa dell’ex presidente abbiano funzionato.
Quello che potrà accadere nelle prossime ore é impossibile da ipotizzare.
I fatti di oggi hanno, come più volte detto, una chiara radice politica e non perché la sentenza non si basi su fatti reali e su sacrosanti reati commessi da Alemàn quando era presidente. La sua amministrazione verrà ricordata come tra le più corrotte dell’intera America Latina.
Nonostante ciò é chiaro che il sistema giudiziale in Nicaragua é in mano a giudici e magistrati con chiare appartenenze ai due principali partiti e che quindi agiscono molto spesso mischiando la politica con la legge.
In questo caso il trasferimento di Alemàn in carcere si deve alla rottura delle negoziazioni tra FSLN e il gruppo parlamentare degli Azul y Blanco, fedeli al governo di Enrique Bolaños. Questa rottura aveva portato ad una nuova alleanza tra i due settori (arnoldisti e bolañisti) della destra liberale (PLC), auspicata anche dall’amministrazione nordamericana in vista delle prossime elezioni municipali di novembre.
Le prime mosse di questa nuova alleanza erano state quelle di impedire l’incarcerazione di Alemàn, la destituzione della Giunta Direttiva del Parlamento colpevole di aver violato il regolamento parlamentare cercando di far passare a Commissione un’amnistia per il loro premier e l’approvazione per lunedì o martedì prossimo della Legge di Carriera Giudiziale, con la quale si impedirebbe la carriera di giudice o magistrato a quelle persone che in passato hanno fatto parte di "corpi repressivi" come la polizia, l’esercito o i corpi di intelligence durante il governo sandinista. Con questa legge circa l’80% dei magistrati e giudici legati al FSLN perderebbero il lavoro e il sistema giudiziale resterebbe in mano ai liberali.
Sarebbe davvero una coincidenza troppo grossa ed a cui nessuno crede che, non appena l’iter per fare incarcerare Alemàn non é andato a buon fine per l’intervento della Sala Civile della Corte d’Appello nel caso della "Huaca", immediatamente la giudice Méndez, di chiara e dichiarata affiliazione sandinista (ex moglie del comandante guerrigliero Walter Ferretti) abbia redatto una sentenza per il caso del Canal 6 che giaceva da più di un anno nel cassetto.
Con questo non si vuol dire che Alemàn non meritasse la reclusione invece della vita beata che da mesi stava facendo nella propria residenza con la scusa di essere gravemente malato, ma desta infinite perplessità l’uso della giustizia come arma di ricatto e di concessioni politiche.
Come é già accaduto nel passato non ci sarebbe da stupirsi se nei prossimi giorni o settimane nuovi accordi tra partiti portassero nuovamente Alemàn agli arresti domiciliari e questo sarebbe un errore enorme per la credibilità, per quel poco che resta, di questo paese, dei partiti politici e delle istituzioni statali.