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I° Maggio a Milano MAYDAY

Publie le sabato 17 aprile 2004 par Open-Publishing

La precarietà del lavoro, del reddito e della vita sta diventando la condizione sociale tipica del
nostro tempo. Una condizione che colpisce ogni fase della vita degli uomini e delle donne, a
prescindere dal colore della pelle e del passaporto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e tutte:
impoverimento di milioni di lavoratori, insicurezza sociale crescente, sottrazione dei diritti e
negazione di un futuro da costruire.

La questione del reddito si pone oggi in maniera impellente e non più rinviabile perché parla di
un futuro più lungo di qualche settimana, e degno di essere vissuto. Quanti partecipano in maniera
intermittente alla produzione sociale, reclamano giustamente forme monetarie e di accesso ai
servizi che li sottraggano al ricatto costante della disoccupazione e dell’accettazione di un lavoro
"pur che sia", al nero, sottopagato... Quanti dispongono di un "posto fisso" sono legati a un
salario che ormai non è tutelato in alcun modo dal carovita, e quindi non è né dignitoso né sufficiente.

La rivendicazione del reddito, nelle sue diverse accezioni, riunisce oggi condizioni sociali molto
diversificate e, infatti, ha traversato lotte significative, come da ultima quella degli
autoferrotranvieri.
La precarietà frantuma e atomizza, non investe in modo univoco la pluralità di soggetti che ne
sono coinvolti, che per sua stessa natura mira a dividere. Giovani, donne, migranti, lavoratori e
lavoratrici una volta detti "garantiti" sono direttamente coinvolti in questo processo in varie forme
e più livelli.
Ricercare terreni comuni, che uniscano i soggetti sociali che la precarietà divide è oggi una
priorità.

La lotta per servizi di welfare di qualità, accessibili e pubblici, con quote significative di
gratutità, costituisce certamente un punto di incontro con gli altri soggetti, ma non ne esaurisce le
specificità. Cosi come le donne che svolgono il lavoro di cura e di riproduzione si collocano in
un punto particolare delle relazioni sociali, notevolmente aggravate dalle "politiche familiste" di
questi ultimi anni, che pongono il problema della coniugazione del reddito con pratiche
affermative della propria concreta indipendenza.

Un percorso che interseca in modo contraddittorio la condizione dei/delle migranti che erogano
lavoro precario e spesso sottopagato che sostituisce l’assistenza e i servizi alla persona
progressivamente privatizzati. Le migranti e i migranti vessati da un contratto di soggiorno, previsto dalla
legge Bossi-Fini, che subordina il permesso di soggiorno ad un contratto di lavoro di una durata
almeno annuale vivono un vero e proprio circuito infernale nella ricerca di lavori temporanei in
balia di agenzie, cooperative ed intermediari. I migranti, come sostengono i sans papiers francesi,
stanno diventando il "prototipo del lavoratore precario". Un "circuito" che può essere spezzato
solo con la concessione incondizionata del permesso di soggiorno.

Le lotte sul reddito e sul salario esprimono oggi due percorsi che devono stare uniti e che
possono unire. Ma non basta. La legge 30, detta legge Biagi, oggi rappresenta un salto di qualità che fa
impallidire lo stesso "pacchetto Treu" che in Italia aprì le porte alla precarietà. La legge 30
eleva la precarietà a norma per tutto il mercato del lavoro, teorizza e pratica la flessibilità
infinita - in entrata, in uscita e durante lo svolgimento di un qualsiasi lavoro. La sua applicazione
va ostacolata e boicottata. La sua abrogazione è uno dei compiti prioritari per ricercare un
terreno comune di iniziativa tra le molteplici soggettività e condizioni precarie. E insieme a essa va
cancellata la legge Bossi-Fini, xenofoba e razzista nello spirito, lucidamente padronale nella sua
concretezza normativa.

Questi contenuti pensiamo debbano vivere anche nella MayDay Parade il 1° Maggio a Milano;
l’appuntamento contro la precarietà che l’anno scorso ha rappresentato la più partecipata mobilitazione
del 1° Maggio in Italia e che quest’anno si preannuncia ancora più significativo anche perché può
concretamente porsi come momento di incontro e visibilità delle molte espressioni di resistenza
sociale alla precarietà che in questi mesi hanno percorso i nostri territori.

Proponiamo a tutte le realtà sociali e di movimento che condividono questi contenuti a renderli
visibili nella MayDay 2004, come primo passo per articolare e coordinare meglio la mobilitazione
comune e permanente contro quella precarietà del lavoro che si traduce sempre più nella precarietà
dell’esistenza.

info e adesioni tent-attivi@libero.it

Circolo Precari Bologna

Coordinamento Collettivi Universitari "La Sapienza" Roma

Collettivo Femminista "La mela di Eva"

C.S.O.A. Zona Bandita Venezia

Gruppo Immigrazione Social Forum Brescia

Lavoratori/trici Precari/e licenziati/e Telecom Bologna - Seat Pagine Gialle Torino

Libera Università Contropiani Bologna

Ostello Occupato Bari

RAP - Rete AntiPrecarietà Roma

Sincobas

Tavolo Migranti dei social forum vicentini