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Iraq, decapitato un ostaggio Usa

Publie le martedì 21 settembre 2004 par Open-Publishing

Dazibao


Le immagini dell’orrore su internet: lo statunitense Armstrong vestito come i
detenuti di Guantanamo prima dell’esecuzione. Zarqawi rivendica e avverte: tra
24 ore uccideremo gli altri due prigionieri


di MICHELANGELO COCCO

È l’americano Eugene Armstrong l’uomo che ieri si è aggiunto alla lunga catena
dell’orrore degli ostaggi decapitati in Iraq. L’esistenza di un filmato, diffuso
su internet, (abbiamo deciso di non diffonderlo, NdR di Bellaciao) che prova il barbaro omicidio di Armstrong è stata confermata da
al Jazeera: l’emittente panaraba ha riferito che le immagini mostrano cinque
uomini armati e con i volti coperti; uno di essi mozza il capo dello statunitense,
sullo sfondo della bandiera nera di Tawhid and Jihad, il gruppo guidato dal terrorista
giordano al Zarqawi.

Anche ad Armstrong, come al suo connazionale Nick Berg e
altri ostaggi ammazzati, prima dell’esecuzione era stata fatta indossare una
tuta arancione, come quelle dei detenuti di Guantanamo. In tarda serata fonti
americane hanno fatto sapere alla Reuters di aver ritrovato il corpo dell’uomo
assassinato. Restano nelle mani dei rapitori l’americano Jack Hensley e e il
britannico Kenneth Bigley, catturati a Baghdad assieme ad Armstrong. L’ultimatum
di due giorni che pende sul loro capo (liberate le prigioniere irachene o li
uccidiamo, ndr) è scaduto da qualche ora e i sequestratori hanno annunciato che,
se le loro richieste non saranno accolte, verranno uccisi anche loro nelle prossime
24 ore.

Misterioso omicidio di due leader sunniti

E ieri sunniti e sciiti hanno marciato assieme per le strade di Sadr city, portando in processione le bare di Hazem al Zeidi e Mohammed al Janabi, i membri del Consiglio degli ulema assassinati a Baghdad. I due dignitari sunniti sono stati uccisi in quartieri a maggioranza sciita. Lo sceicco al Zeidi era stato rapito assieme a due agenti della sicurezza mentre usciva da una moschea di Sadr city, il poverissimo mega-sobborgo della capitale irachena. Poche ore dopo è stato ritrovato il suo corpo, finito a colpi d’arma da fuoco, mentre gli uomini della sua scorta sono stati liberati.

Anche al Janabi è stato ucciso in un distretto sciita, quello di al Baya, mentre stava entrando in moschea per le preghiere di mezzogiorno. Il Consiglio degli ulema si oppone alla presenza delle truppe occupanti ma, nello stesso tempo, si è offerto spesso come mediatore nelle trattative tra sequestratori e governi occidentali. I rappresentanti dell’organizzazione non hanno accusato nessuno dei due omicidi. Secondo le analisi di alcuni esperti, gli ulema potrebbero essere stati ammazzati da alcune frange della resistenza, perché non hanno ancora emesso alcuna «fatwa» (editto religioso, ndr) che attribuisca legittimità giuridica ai rapimeti e alle uccisioni di occidentali. Ma altre interpretazioni sottolineano come il duplice omicidio potrebbe essere opera di servizi segreti intenzionati ad alimentare la tensione tra la comunità sciita (il 60% della popolazione) e quella sunnita (esclusa dal potere dopo la caduta di Saddam) le quali finora, pur con una strategia differente, hanno fatto fronte comune contro le forze d’occupazione.

Intanto sono stati liberati i 18 soldati della guardia nazionale irachena rapiti qualche giorno fa dalla guerriglia e per i quali si temeva una sorte simile a quella toccata a 12 nepalesi uccisi il 31 agosto scorso. Al Jazeera ha mandato in onda ieri le immagini dei 18 uomini, seduti e ognuno con una copia del corano portata al petto. Le Brigate Mohammad bin Abdullah - che domenica avevano minacciato di uccidere i militari se entro 48 ore non fosse stato rilasciato Hazem al Araji, un collaboratore di al Sadr - hanno rinnovato le loro minacce contro chiunque cooperi con «le forze occupanti». Questo sequestro di massa è stato risolto dall’intervento del leader radicale sciita al Sadr, che ieri mattina aveva condannato il rapimento, intimando ai carcerieri di liberare i prigionieri.

Il ministro dell’interno francese, Dominique de Villepin ha riferito che «tutte le indicazioni in nostro possesso venno nel senso giusto», ovvero quello della liberazione dei giornalisti Christian Chesnot e George Malbrunot. L’esercito islamico iracheno, che li tiene prigionieri da un mese, ieri ha fatto sapere che saranno liberati grazie agli appelli in loro favore fatti da Hamas, la Jihad islamica e l’Esercito segreto islamico iracheno. Per Simona Torretta e Simona Pari, le cooperanti italiane «sparite» da due settimane, è arrivato invece un appello per la liberazione da parte dei religiosi - sunniti e sciiti - di Nassiriya.

Nel paese la guerriglia continua a non dare tregua agli americani. Un soldato Usa è stato ucciso in combattimento a nord di Baghdad, mentre l’esplosione di un’autobomba a Mosul ha fatto tre vittime, tra cui forse due attentatori. Due iracheni, che lavoravano per la base aerea statunitense di Baiji (200 chilometri a nord di Baghdad), sono stati trovati assassinati a colpi di pistola in città. L’aviazione Usa continua a bombardare la città di Falluja, dove ieri avrebbe colpito a morte tre militanti di Tawhid and Jihad. Secondo fonti ospedaliere però i tre uccisi erano operai del comune che stavano riparando una strada.

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