Home > Israele: i missili dei padroni

Israele: i missili dei padroni

Publie le lunedì 5 aprile 2004 par Open-Publishing

I missili dei padroni

L’assassinio dello sceicco Yassin, capo spirituale di Hamas in Palestina, chiude un ulteriore capitolo nell’infinita scia di sangue medio orientale e ne apre uno nuovo. L’avvertimento suona sinistro nelle capitali arabe, e soprattutto a Ramallah, dove un’ormai spaurito Arafat attende di sapere se il governo israeliano lo ha condannato a morte.

C’e’ modo di uscirne? Date le attuali premesse e’ molto difficile, dacche’ le motivazioni dell’occupazione israeliana dei territori non sono giustificate solo dal sionismo dei partiti religiosi, bensi’ dall’economia.

Israele mantiene nei territori occupati circa 200.000 coloni che, su una popolazione di 6 milioni d’abitanti, sono circa il 3% della popolazione totale: non sarebbe quindi impossibile trovare loro spazio in Israele, dato che lo stesso Sharon ha spesso affermato di voler aumentare gli ingressi in Israele (soprattutto dalla Russia) per incrementare l’asfittica demografia israeliana. Se il problema reale non sono i coloni, allora, qual e’?

Israele e’ un paese con un apparato industriale basato principalmente sull’alta tecnologia e la ricerca: i giovani israeliani sono occupati prevalentemente nella produzione di beni ad alto valore aggiunto; lo stesso dicasi per l’agricoltura, specializzata ed intensiva. Manca pero’, in quest’idilliaca situazione, un tassello: chi svolge le comuni mansioni di basso livello tecnologico (e scarso reddito) nella societa’ israeliana? Semplice: i palestinesi.

Israele e’ riuscito, con questa strana convivenza di due stati in uno, dei quali il secondo e’ un non-stato, ad avere mano d’opera a basso costo ed in abbondanza: ogni giorno valicano il posto di frontiera di Erez migliaia di operai palestinesi. Inoltre, e’ mano d’opera frontaliera a tutti gli effetti, e quindi Tel Aviv non deve preoccuparsi degli oneri sociali come scuole, case e sanita’, per i quali deve arrangiarsi Arafat.

Per questa ragione Sharon non ha difficolta’ a ritirare i coloni da Gaza e, in futuro, potrebbe anche ritirarli parzialmente dalla Cisgiordania, ma quello che non concedera’ mai serenamente e’ un’effettiva indipendenza per i palestinesi. Anni or sono, fu tentata l’immigrazione d’asiatici (soprattutto tailandesi) ma il costo del lavoro palestinese e’ infinitamente minore: inoltre, cio’ creava problemi d’identita’, giacche’ dobbiamo rilevare che Israele e’ una nazione nata e cresciuta nell’identita’ ebraica.

La nascente autonomia palestinese, per di piu’, ha avuto sostegno non solo dai paesi arabi, ma soprattutto dall’UE, e questa e’ un’ulteriore buona ragione, per Washington, per affiancare Israele nel mantenere lo status quo e non concedere “spazi di manovra” alla diplomazia europea nell’area.

Gli omicidi mirati, e le corrispondenti vendette palestinesi, sono quindi l’arma migliore per mantenere uno stato di polizia nei territori, ed incassare in silenzio milioni di ore lavoro dai palestinesi, senza avere i problemi sociali e sindacali che ha qualsiasi paese sviluppato.

L’avvertimento per Arafat e’ chiaro: o l’autorita’ palestinese sapra’ esprimere leader che si limiteranno alle sole richieste d’autonomia, altrimenti, chi chiede la completa indipendenza ricevera’ lo stesso trattamento di Yassin.

da Malatempora