Home > Israele vuole il caos in Palestina
di Mustafa Barghouti (segretario generale di Iniziativa Nazionale Palestinese e presidente del
Comitato palestinese di soccorso medico -PMRC-)
Il precipitare della guerra in Iraq, ha distolto, per un verso, l’attenzione generale da ciò che
avviene in Palestina, mentre dall’altro Sharon e Bush stabiliscono un asse di ferro tra criminali.
L’appoggio incondizionato degli Usa al piano unilaterale israeliano del "ritiro" da Gaza non è una
sorpresa, questa scelta dell’amministrazione statunitense, finalmente, toglie la maschera di
"mediatore" ad un Paese, gli Usa, che in realtà non hanno mai mediato alcunché. Il balbettio
dell’Europa, in ogni caso, non è meno ipocrita e non è il risultato del vertice Blair-Bush, ma di una
politica "unilaterale" della UE che ha portato recentemente a stabilire rapporti di partenariato
economico privilegiato con Israele. I "rimproveri morali" di Kofi Annan, non spaventeranno certo Sharon.
Certo, il segretario generale dell’Onu di rende conto, a differenza di Bush, che accettare
pienamente il "piano Gaza" significa portare all’esasperazione totale un popolo che letteralmente da solo
affronta un genocidio lento ma inesorabile.
I paesi arabi, dal canto loro, vittime del ricatto imperialista, che con il piano per il "Grande
Medio Oriente", che cerca di realizzare in tutta l’area gli obiettivi che in Iraq si cerca di
ottenere con la guerra, hanno saputo solo annullare la riunione della Lega Araba prevista per fine
marzo.
Ora le provocazioni israeliane hanno raggiunto l’apice con l’assassinio di Abdel Aziz Rantisi,
nuovo leader di Hamas, dopo l’assassinio dello Sheih Ahmed Yassin meno di un mese fa. Rantisi, l’uomo
deportato in Libano, che durante gli anni trascorsi sotto le tende nell’inospitale no man’s land
alfabetizzava i compagni di detenzione, era il leader della resistenza sicuramente più amato nella
Striscia di Gaza.
Eliminandolo Israele pensa di provocare una ulteriore frammentazione dei
palestinesi. Non possiamo prevedere quale sarà la reazione, ma sicuramente non è decapitando la direzione
palestinese che il dialogo sarà agevolato, tutt’altro. Il tentativo è quello di portare allo
sbando totale le organizzazioni della resistenza, che però finora, hanno dimostrato molta maturità
politica accelerando il percorso di rimessa a punto dell’unità nazionale palestinese.
L’articolo di Mustafa Barghouti, pur essendo stato scritto a marzo, ci permette di comprendere più
a fondo le vere ragioni che hanno spinto Sharon a doversi inventare il piano su Gaza. L’articolo
di Barghouti, inoltre, ci consente di capire perché i palestinesi non possono che proseguire la
resistenza, con ogni mezzo a loro disposizione.
Tratto da The Palestine Monitor, marzo 2004
(titolo originale: Sharon’s last ploy: So that we are not bitten from the same snake pit twice)
Traduzione del testo francese, diffuso da Solidarité Palestine il 6 aprile 2004, di Cinzia Nachira