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L’INCHIESTA DI COSENZA

Publie le giovedì 1 aprile 2004 par Open-Publishing

GIUSEPPE NARDI

La Procura della Repubblica di Cosenza ha chiesto il rinvio a giudizio
del leader delle tute bianche Luca Casarini, di quello dei disobbedienti
napoletani, Francesco Caruso, e di altre 11 persone.

Tutti e 13 sono accusati di cospirazione politica mediante associazione
finalizzata alla turbativa delle funzioni di governo, associazione a
delinquere semplice finalizzata ai reati di resistenza a pubblico
ufficiale e associazione sovversiva semplice.

La richiesta di rinvio a giudizio giunge al termine dell’inchiesta
coordinata dal sostituto procuratore di Cosenza, Domenico Fiordalisi,
sui presunti appartenenti all’area No global e sugli scontri in
occasione del G8 di Genova.

L’inchiesta prese le mosse dalla costituzione, avvenuta a Cosenza nel
maggio 2001, della «Rete meridionale del sud ribelle», un’organizzazione
all’interno della quale, secondo l’accusa, vi sarebbe stato un gruppo di
persone che avrebbero organizzato incidenti in occasione del G8 di
Genova, del luglio 2001, e del vertice svoltosi a Napoli.

A conclusione della prima fase di indagine, il 15 novembre 2002, 20
persone furono arrestate ed altre 22 furono indagate in stato di
libertà. Il pm, al momento, ha focalizzato l’attenzione sulle 13 persone
per le quali ha chiesto il rinvio a giudizio, mentre per le altre deve
ancora decidere.

Secondo la ricostruzione fatta dall’accusa, dall’analisi delle
intercettazioni telefoniche comparate con alcuni filmati sequestrati,
emergerebbe che il gruppo aveva organizzato gli scontri con le forze
dell’ordine in occasione del G8 di Genova allo scopo di impedire il
regolare svolgimento dell’ attività del vertice.

Le persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio, oltre
Casarini e Caruso, sono Alfonso De Vito, Antonino Campennì, di 39 anni,
di Parghelia (Vibo Valentia); Anna Curcio (33), di Cosenza; Claudio
Dionesalvi (33), di Cosenza; Salvatore Stasi (50), di Taranto; Francesco
Cirillo (54) ed il figlio Emiliano (25), di Diamante (Cosenza); Michele
Santagata (38), di Cosenza; Lidia Azzarita (31), di Napoli; Giuseppe
Fonzino (31), di Taranto; Vittoria Oliva (63), di Montefiascone (Viterbo).
Oltre ai reati associativi, alcuni indagati sono accusati poi di fatti
specifici relativi agli incidenti o ad episodi connessi. Casarini e De
Vito sono stati coinvolti solo successivamente nell’inchiesta. Nella
prima fase, infatti, i loro nomi non comparivano nell’elenco degli
indagati. Casarini è stato indagato in seguito ad una telefonata,
intercettata, con Francesco Caruso, antecedente al G8 di Genova e nella
quale si parla di alcune riunioni in programma allo stadio Carlini dove,
secondo l’accusa, si sarebbero organizzati gli scontri con le forze
dell’ordine.

L’ipotesi sostenuta dall’accusa dell’esistenza, all’interno della «Rete
meridionale per il sud ribelle», di un gruppo di persone che cospirò
politicamente per compiere attentati contro gli organi costituzionali in
occasione del G8 di Genova, è ripresa anche dal Tribunale del Riesame di
Catanzaro nelle motivazioni con le quali, il 10 novembre dello scorso
anno, accogliendo il ricorso di 18 indagati (due furono scarcerati dopo
l’arresto dallo stesso gip), ha annullato l’ordinanza, stabilendo, però,
l’obbligo di firma per Caruso, Cirillo e Santagata. Una precedente
pronuncia del Tribunale, che pure aveva annullato le ordinanze, era
stata poi annullata dalla Cassazione.

http://ilmattino.caltanet.it/hermes/20040401/NAZIONALE/ATTUALITA/POLLO.htm