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L’azzardo francese del nucleare «pulito»

Publie le martedì 25 gennaio 2005 par Open-Publishing

Dazibao

«Iter», il progetto sulla fusione nucleare che si annida in Europa: la
Francia ci scommette tutto ma l’accordo internazionale per finanziare il reattore
di ricerca è in alto mare. Pesano la concorrenza nipponica, appoggiata dagli
Usa, e le critiche piovute dalla comunità scientifica

di ANNA MARIA MERLO PARIGI

Il tempo passa ma l’accordo internazionale sulla costruzione del reattore di
ricerca sulla fusione nucleare «Iter» (International Thermonuclear Experimental
Reactor, «cammino» in latino) tarda a venire. Una guerra sotterranea Usa-Ue sta
frenando il varo del progetto. Le ultime informazioni dicono che un’intesa potrà essere
raggiunta nei prossimi mesi, anche se ora Mohamed Elbaradei, capo dell’Aiea (Agenzia
internazionale per l’energia atomica) chiede un periodo di moratoria sulla ricerca
nucleare (e l’Iter dovrebbe usare come combustibile, oltre al deuterio anche
il tritio, ora utilizzato in piccole quantità solo per bombe H). Ma a dicembre
a Rokkasho-Mura, in Giappone, sono già iniziati degli esperimenti sul trattamento
dell’uranio impoverito.

Non più mele, deuterio

Rokkasho-Mura è il sito in competizione con la cittadina francese di Caradache
(sud della Francia) per ospitare la grande macchina dell’Iter. I giapponesi,
per vincere la gara, hanno già investito molto per attrezzare il sito di Rokkasho-Mura,
un tempo noto solo per la produzione di mele. I francesi, che non vogliono farsi
sfuggire la localizzazione dell’Iter - che coronerebbe il loro know how in materia
nucleare - hanno promesso una busta di finanziamenti alquanto consistente.

Figlio di Reagan e Gorbacev

L’Iter in realtà è un vecchio progetto, lanciato nell’85, quando Ronald Reagan e Michail Gorbacev avevano voluto celebrare con un grande progetto il nuovo corso positivo delle relazioni internazionali. L’Iter avrebbe dovuto essere l’erede di una serie di macchine precedentemente concepite (Jet in Gran Bretagna, Torre Supra a Caradache, Tftr a Princeton) per studiare l’utilizzazione della fusione termonucleare con lo scopo di produrre energia. Nei fatti, ci sono stati vent’anni di tensioni attorno al progetto Iter: nel 99 gli Usa hanno abbandonato la partecipazione al progetto, per poi rientrare nel 2003 accanto alla Cina, mentre in Europa Francia e Spagna si sono a lungo contese il luogo di accoglienza del sito. Oggi la tensione continua, al punto che l'Europa - sostenuta da Russia e Cina - potrebbe essere tentata di costruire da sola la grande macchina, lasciando a guardare gli Stati uniti, seguiti da Giappone e Corea del sud. Unione europea, Russia e Cina hanno optato per Caradache. Usa, Giappone e Corea per Rokkasho-Mura. Finora le avances degli europei ai giapponesi - affidare loro una parte dei programmi scientifici con un contributo finanziario ridotto, in cambio della rinuncia alla candidatura di Rokkasho-Mura - non hanno raggiunto alcun risultato. Il costo del prototipo è faraonico: cinque miliardi di euro solo per la fase di costruzione, cifra che si raddoppierà per il suo funzionamento per vent'anni. La Francia ha promesso di portare il proprio contributo finanziario a 914 milioni di euro, cioè il 20 per cento del costo della costruzione, per ottenere Caradache. Potenza del gollismo Iter, difatti, risponde in pieno all'idea dei «campioni industriali» cara al neo-gollismo sfoderato da Jacques Chirac in questi ultimi tempi, che richiamano la grande politica industriale pubblica degli anni sessanta e settanta: stato finanziatore, ma insieme stato cliente (pur se la liberalizzazione del settore dell'energia promette, a termine, una privatizzazione anche del nucleare). Parigi punta sul fatto che gli Usa non si avventureranno da soli nell'Iter, unicamente in compagnia di Giappone e Corea, e che torneranno a partecipare al progetto internazionale, visto che George Bush ha dichiarato l'anno scorso alla rivista Nature che l'Iter costituisce «una priorità assoluta» per il dipartimento dell'energia statunitense. Ma il mondo scientifico esprime dubbi. Molti contestano l'idea di fondo, riassunta a fine 2003 dal primo ministro francese, Jean-Pierre Raffarin: «Questo progetto ci porterà l'energia del futuro, quasi inesauribile e senza nocività significativa, grazie all'abbanondante risorsa di idrogeno contenuto nell'acqua». Secondo i fisici Sébastien Balibar, Yves Pomeau e Jacques Treiner, il progetto, che consiste nel fare una fusione di un misto tra due sorte di idrogeno pesante, il deuterio e il tritio, «non è una fonte di energia inesauribile, poiché il tritio non si troverà nell'acqua di mare, né è una fonte pulita: produce dei raggi dieci volte più energetici di quelli che possiamo trovare anche nelle centrali nucleari a neutroni rapidi di oggi». I soliti scienziati guastafeste Smontato il «sogno di futuro» di Raffarin, oggi Balibar, Pomeau e Treiner aggiungono anche: «non conosciamo nessun materiale che possa resistere a una tale radiazione». Quindi, prima di prevedere la costruzione di una centrale a fusione termonucleare - quella che fa brillare il sole - «bisogna inventare un materiale che resista a questo flusso di neutroni». Inoltre, il tritio è raro in natura. Secondo questi scienziati, 10 miliardi di euro andranno solo per sovvenzionare «un grande strumento di ricerca fondamentale, nulla di più, che mira a studiare i gas caldi ionizzati». Nel frattempo, la Francia, per il momento ben isolata in Europa per la scelta del «tutto nucleare» (78% dell'energia prodotta è di origine nucleare, 58 reattori in funzione attualmente), ha dato il via libera alla costruzione di un prototipo dell'Erp (European Pressurized Water Reactor), il reattore nucleare di terza generazione, concepito negli anni90 da Framatome e da Siemens, ma il cui avvenire riposa solo più sulla francese Areva da quando la Germania ha abbandonato il nucleare.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/23-Gennaio-2005/art79.html

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