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L’estrema povertà colpisce un famiglia parigina su otto

Publie le mercoledì 12 gennaio 2005 par Open-Publishing

Dazibao


di Christine Garin

Più di 200.000 persone vivono con meno di 670 euro al mese. Secondo l’Insee,
un terzo dei senza dimora della capitale dichiarano di avere un lavoro. Le famiglie
monoparentali sono sempre più colpite.

Si puo’ vivere a Parigi, avere un alloggio, nutrirsi e spostarsi con 373 euro
al mese? Sono sempre più numerosi i Parigini che devono accontentarsi di queste
risorse ridicole, che equivalgono a meno della metà di un salario minimo. Questi
373 euro rappresentano l’entità media del RMI (Reddito Minimo di Inserimento,
NdT) versato nel giugno 2004 ai beneficiari di questo reddito minimo sociale
nella capitale.

Beneficiari il cui numero - 57 762 nel giugno 2004 - é esploso, aumentando del
7% negli ultimi sei mesi e del 12,6 nell’ultimo anno.

Tutti gli studi lo dimostrano. Le disparità sociali aumentano nella capitale, dove gli abitanti più ricchi dichiarano redditi dieci volte superiori a quelli dei più modesti, certi arrondissements, come il 18° e il 19°, sono ormai fra i venti comuni con i più bassi redditi dell’Ile-de-France. Conseguenza: l’estrema povertà e l’esclusione colpiscono ormai famiglie, spesso con bambini, e non più soltanto la popolazione maschile ed isolata dei "grandi esclusi", che costituiva, qualche anno fa, la maggioranza dei frequentatori dei centri di ospitalità d’urgenza e delle associazioni caritative.

Secondo uno studio pubblicato nel gennaio 2004, da l’Atelier parisien d’urbanisme (APUR), il 12 % delle famiglie parigine, cioè 210 000 persone, vivono con meno di 670 euro al mese, cioè al di sotto della "soglia di povertà" definita dall’Insee. Questi parigini poveri, concentrati per metà nel 18°, 19° e 20° arrondissement sono più numerosi a Parigi che in Ile-de-France.

Secondo logica, questa percentuale potrebbe persino essere rivalutata. Stabilita sulla base delle 360 000 famiglie tributarie della Cassa sussidi familiari (CAF) di Parigi, non comprende, in effetti, né gli studenti né le persone anziane di più di 65 anni, due categorie largamente esposte, anche loro, alla povertà. Inoltre la soglia di povertà, definita a livello nazionale, non tiene conto del costo dell’alloggio, molto alto a Parigi.

Le famiglie monoparentali e gli stranieri che non sono cittadini dell’Unione Europea sono le popolazioni più colpite. Un terzo delle famiglie monoparentali parigine è al di sotto di questa soglia di bassi redditi, e quasi la metà (48,2%) di quelle che hanno tre figli o più. Quanto alla famiglie straniere, un terzo è al di sotto di questa soglia.

La disoccupazione, che continua ad aumentare nella regione parigina, e la crisi degli alloggi nella capitale sono i due principali fattori di esclusione. Ma un fenomeno relativamente nuovo, sottolineato da tutti gli assistenti sociali, è apparso nella capitale. Come la quasi totalità delle grandi metropoli europee, Parigi si caratterizza per un tasso elevato di persone senza dimora che dichiarano di avere un lavoro. Una su tre, secondo L’Insee, è in questa situazione. La Missione d’informazione sulla povertà e l’esclusione sociale nell’Ile-de-France (Mipes) ha dedicato d’altronde, in giugno, una giornata di studi a questi nuovi "lavoratori poveri" dell’Ile-de-France.

Il direttore degli affari sanitari e sociali di Parigi, Philippe Coste, aveva, in quella occasione, attirato l’attenzione sull’aumento dei prezzi degli appartamenti a Parigi e sulla carenza di alloggi a buon prezzo "che obbligano certe persone in condizioni di vita precarie. Quindici o venti anni fa, aveva sottolineato, avrebbero potuto trovare un alloggio a Parigi, in camere o alberghi (...). Questa popolazione sta aumentando molto nei centri di ospitalità d’urgenza."

Beatrice Girard, direttrice di un centro di ospitalità e di reinserzione sociale (CHRS) dell’associazione Emmaüs, passage de Flandres, nel 19° arrondissement, conosce bene il fenomeno. In questo ex albergo, ristrutturato nel 1996, 17 piccoli bilocali di 30m2 ospitano 23 famiglie con bambini, per due terzi famiglie monoparentali. "Il sistema è bloccato, deplora. Sette famiglie sono qui da tre anni e solo due appartamenti si sono liberati l’anno scorso."

UN SISTEMA "PARALIZZATO"

I servizi sociali dei 20 arrondissements della città le fanno pervenire 30 domande di ammissione alla settimana, senza contare le telefonate, "almeno 10 al giorno" e le domande spontanee che è costretta a rifiutare. "Almeno una volta alla settimana, trovo davanti alla porta una donna giovane con uno o più bambini, che devo indirizzare ad un centro di ospitalità urgente". Il fenomeno è generale, a tal punto che centri d’accoglienza d’urgenza destinati alle donne hanno aperto le porte e che strutture d’accoglienza di giorno riservano loro, da poco tempo, un giorno la settimana.

Il CHRS, in fondo alla catena dell’alloggio subito dopo l’ospitalità d’urgenza, era stato concepito per accogliere persone in via di "reinserimento". In realtà è diventato, da tre o quattro anni, un rifugio per le famiglie semplicemente povere, fra le quali molte sono straniere.

L’anno scorso, per i suoi due posti che si erano liberati, 442 persone, senza contare i bambini, sono state indirizzate al Passage de Flandres. La metà disponeva di un lavoro o riceveva sussidi di disoccupazione, il 45% viveva in alloggi precari, gli altri erano per la strada, in alloggi occupati abusivamente o vagavano da un centro di emergenza a un altro.

"Gli appartamenti privati parigini si stanno chiudendo completamente per le famiglie a basso reddito, colpite in pieno da un frazionamento del lavoro, sinonimo di impoverimento", constata anche Joachim Soares, responsabile dello "Espace Solidarité, habitat" aperto quattro anni fa dalla Fondazione Abbé Pierre. "Vediamo progredire da due anni gli sfratti per vendita mentre il patrimonio di alloggi sociali è saturo e 50 alberghi spariscono agni anno".

Assessora all’esclusione(Verdi) del comune di Parigi, Mylene Stambouli riconosce che il sistema è "paralizzato" e che le persone in difficoltà "ristagnano in strutture di emergenza dove non hanno niente da fare". Rileva inoltre "una contraddizione". Oltre che di aiuti sociali comuni a tutti i dipartimenti, la capitale ha avuto a disposizione, nel 2004, un budget di 140 milioni di euro di "aiuti facoltativi" riservati alle persone anziane e portatrici di handicap (65,3 milioni di euro), alle famiglie (62,4 milioni di euro) ed ai "Parigini in difficoltà" (12 milioni di euro).

Ma quest’ultimo capitolo esclude di fatto le persone in grande precarietà e senza fissa dimora, che non possono esibire i tre anni di residenza stabile necessari. "E’ vero che i servizi sociali parigini sono piuttosto generosi, ma ci si limita a risolvere casi individuali, dice Joachim Soares. Il problema strutturale é l’alloggio. Con 100 000 richiedenti, i due terzi dei quali sono aldisotto dei limiti per gli alloggi sociali, il comune si dibatte in una tremenda contraddizione. Non puo’, nello stesso tempo, sistemare le classi medie e rispondere ai bisogni dei più precari."

Christine Garin


Il SAMU sociale sempre più richiesto

Ospitalità: nel gennaio 2004, Parigi disponeva di 11 049 posti di accoglienza per le persone in difficoltà, di cui 2 068 centri di ospitalità e di reinserimento sociale (CHRS) e 3502 in centri d’accoglienza d’emergenza. Per l’Ile-de-France, i posti erano 21 136.

Il numero di pernottamenti accordati dal Samu social é passato da 178 445 nel 1998 a 950 000 nel 2003, per l’aumento del numero di famiglie straniere che chiedono asilo. Per la sola notte del 1° gennaio, il Samu sociale ha ricevuto 7 856 chiamate e 209 sono state esaudite.

RMI: a Parigi, i 57 762 percettori del RMI sono in gran parte famiglie a basso reddito: 43,1% contro 37,5% a livello nazionale. Si stima che circa la metà sono alloggiati da parenti e 17% senza fissa dimora o alloggiati molto male.

Tradotto dal francese da Karl&Rosa di Bellaciao

http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-3228,36-393656,0.html