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L’italo-imperialismo mugugna con gli Usa per l’Irak
Publie le mercoledì 31 marzo 2004 par Open-PublishingTrapelano motivi di scontentezza per i sub-appalti della "ricostruzione".
Leggendo con attenzione le dichiarazioni del vice-ministro Urso (del 23.3 scorso), di ritorno dalle missioni a Washington DC e ad Amman , entrambe dedicate a sostenere la partecipazione delle imprese italiane alla ricostruzione dell’Irak, si nota che tra Italia e Usa non scorre più tanto buon sangue.
"Molto soddisfacente - dichiara Urso - appare la situazione dal punto di vista della partecipazione delle imprese di piccola e media dimensione che si sono mosse con tempestivita’ e determinazione. Piu’ limitata e’ risultata la partecipazione delle nostre grandi imprese anche a causa dell’applicazione rigorosa degli standard statunitensi nei criteri di contabilizzazione e remunerazione dei contratti che di fatto ha scoraggiato molte imprese dal candidarsi al ruolo di prime contractor".
Traduzione: gli Usa concedono margini di profitto troppo esigui ai monopoli italiani, in quanto il grosso del bottino se lo tengono ben stretto!
L’intervistatore gli chiede: "Ministro, in Italia si ha la percezione diffusa che la partecipazione delle imprese italiane alla ricostruzione dell’Iraq sia stata al di sotto delle aspettative. E’ d’accordo con questa percezione?".
Urso: "Quando parliamo di partecipazione, distinguerei tra partecipazione delle Pmi e partecipazione delle grandi imprese. La partecipazione delle grandi imprese italiane alla ricostruzione e’ stata un po’ al di sotto delle aspettative generali; al contrario la partecipazione delle imprese di piccole e medie dimensioni e’ stata assolutamente straordinaria. Le Pmi hanno dimostrato un intraprendenza ed un dinamismo davvero formidabile e hanno mostrato di voler e sapere cogliere tutte le opportunita’ che questa ricostruzione aveva da offrire. A titolo di esempio posso dirle che sono a conoscenza di una piccola impresa emiliana che nel giro di pochi mesi e’ riuscita a duplicare il proprio fatturato grazie ad una subfornitura alla Halliburton."
Traduzione: gli Usa ci lasciano le briciole, e le nostre piccole e medie aziende si buttano a capofitto sotto il tavolo del banchetto per raccoglierle.
Domanda: "E’ possibile al momento quantificare la partecipazione italiana?"
Urso: "Sono almeno 35 le imprese italiane attualmente coinvolte nella ricostruzione, contro le 16-18 di appena tre mesi fa. La maggior parte delle nostre imprese e’ coinvolta nella fornitura di componentistica e attrezzature elettromeccaniche indirizzate sia ai prime contractors Usa che ai ministeri iracheni. Mentre un certo numero di imprese e’ coinvolta nella realizzazione di opere infrastrutturali nel settore elettrico ed idrico".
Domanda: "Ci puo menzionare qualche azienda?"
Urso: "La Gtt (ex Fiat Avio) al lavoro nella centrali elettriche di Dibis e di Daura; la Nuova Magrini Galileo che lavora con la Bechtel sempre nel settore elettrico; il Gruppo Trevi e la Unidro al lavoro nel settore idrico; la Chimec con la Kbr-Halliburton; la Ceia Spa per la fornitura di metaldetector a varie Ong e agenzie irachene; la Ficep per la realizzazione di infrastrutture; la Renco Spa e molte altre ancora ..."
Domanda: "Quali sono i settori dove gli italiani hanno più chance anche per i subappalti?"
Urso: "Nel settore Elettrico, Trattamento delle Acque e Trasporti. Che non a caso sono i settori dove le imprese italiane si sono gia’ aggiudicate dei subappalti o degli appalti diretti da parete dei ministeri iracheni. Si tenga presente che gli italiani hanno contribuito in maniera determinante alla costruzione del sistema Elettrico iracheno negli anni 60,70 e 80."
Intervistatore: "Quali sono le opportunita’ ed i vantaggi che derivano alle imprese italiane per il fatto di appartenere ad un paese importante della coalizione?"
Urso: "Il vantaggio principale e’ che le imprese italiane hanno la straordinaria opportunita’ di poter competere come prime contractor o come main subcontractor senza la concorrenza delle imprese Francesi, Russe e Tedesche che in passato sono stati tra i maggiori fornitori dell’Iraq. Subito dopo Russi, Francesi e Tedeschi si collocavano gli Italiani e gli inglesi che di fatto ora vengono a trovarsi in pole position. Detto questo pero’ non bisogna dimenticare che i contratti vengono assegnati su basi estremamente competitive e di fatto dobbiamo saper dimostrare di essere piu’ bravi degli Spagnoli, dei Polacchi, degli Australiani e degli altri membri della coalizione".
Non c’è bisogno di tradurre: più chiari di così!
Come abbiamo detto a suo tempo (v. L’Irak non ci sta), la guerra all’Irak era in realtà rivolta a Russi, Francesi e Tedeschi, per toglierseli dai piedi e lasciare via libera a Usa, Gb e alleati (in posizione subordinata).