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“La Giornata della Memoria? Bisogna ripartire da Auschwitz”
Publie le martedì 25 gennaio 2005 par Open-Publishing1 commento

di Articolo 21
“La Giornata della Memoria si celebra il 27 gennaio. Ma i valori che esprime
vanno coltivati, difesi e divulgati quotidianamente, per tutto l’anno, 365 giorni
su 365. Solo così, come dice il premio Nobel per la pace Elie Wiesel, il nostro
passato non diventerà il futuro degli altri. Ecco perché dobbiamo ripartire dal
sessantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz e chiederci cosa ha
significato”.
Per Amos Luzzatto, presidente delle Comunità ebraiche italiane, sono giornate
intense. Incontri, seminari, cerimonie ufficiali, interviste. Eppure non si sottrae
all’invito di Articolo 21 a ragionare sul senso e sulle prospettive della Giornata.
Presidente, perché Auschwitz?
“Se noi oggi possiamo parlare dell’anniversario della liberazione di Auschwitz, allo stesso modo bisogna chiarire che non si tratta di una bella favola. Della serie: e vissero tutti felici e contenti. Bisogna ricordare a quante e quali condizioni tutto questo è avvenuto. Voglio dire che anche dopo la liberazione, centinaia di ebrei sono morti, spesso agonizzando. Non è dunque la storia a lieto fine che qualcuno vuole farci credere. C’è dell’altro e di lì bisogna ricominciare, per avviare un dibattito sereno ma onesto dal punto di vista storico e politico”.
Cosa vuole dire?
“La mia risposta prevede un ragionamento sul senso della memoria. A cosa serve? A chi giova? Cercare di coltivare la memoria, per evitare che altri stermini abbiano mai a ripetersi, significa anche ricordare cosa resta ai giorni nostri di quelle cause o motivazione che indussero Paesi alleati del Terzo Reich in Europa a procedere allo sterminio degli ebrei. Interrogarsi, discuterne, trarre le conseguenze può essere un esercizio in nome collettivo molto utile. A futura memoria”.
Non dimenticare è fondamentale, certo. E dopo?
“Affermare che un altro Olocausto non deve più accadere è molto bello. Ci mancherebbe. Ma cosa occorre fare nel tempo presente? Io partirei dalla difesa di tutte le minoranze, in ogni Paese del mondo del mondo. Rifletterei sulla portata devastante di ogni persecuzione di tipo religioso e sulla ventata di xenofobia che si avverte sempre di più nella società globale contemporanea. Rifletterei anche sul significato della parola ‘ebreo’ nel presente. Ecco perché la Giornata delle Memoria deve essere celebrata ovunque, ogni giorno dell’anno e non solo il 27 gennaio. Solo così ha un senso ricordare lo sterminio degli ebrei ad opera del nazifascismo”.
Messaggi
1. > “La Giornata della Memoria? Bisogna ripartire da Auschwitz”, 25 gennaio 2005, 22:31
C’E IL RISCHIO DI BANALIZZARE UNA COSA TREMENDAMENTE SERIA E TRAGICA COME LA MEMORIA DELL’ OLOCAUSTO, MA OGGI LA CLASSE POLITICA CHE GOVERNA L’ ITALIA E’ OGGETTIVAMENTE QUELLA CHE TRASPARE DALL’ EPISODIO DI CUI PARLA IL SEGUENTE ARTICOLO.
POSSONO, PER CONVENIENZA E PER QUESTIONI DI SCHIERAMENTO INTERNAZIONALE, FARE I "FILOISRAELIANI", MA QUELLO CHE SONO VERAMENTE POI NON RIESCONO A NASCONDERLO.
SAREBBE INTERESSANTE SENTIRE COSA NE PENSANO QUEGLI ESPONENTI DELLA COMUNITA’ EBRAICA ROMANA CHE, A PARTIRE DALLA COMUNE POSIZIONE FILO-SHARON, HANNO RITENUTO DI CANDIDARSI, PER LE ELEZIONI REGIONALI DEL LAZIO, CON LA "LISTA STORACE" DI CUI FA PARTE ANCHE L’EX ONOREVOLE (?!) DOMENICO GRAMAZIO.
Un silenzio lunghissimo, eloquente, sfacciato. Per un giorno intero nessun esponente della maggioranza, nessun dirigente di Alleanza nazionale, nessun portavoce del ministro degli esteri, ha ritenuto opportuno commentare le incredibili dichiarazioni rilasciate da Domenico Gramazio a Gerusalemme, subito dopo essere uscito dallo Yad Vashem, il memoriale della Shoah.
Gramazio, leader locale della destra sociale, sconfitto alle ultime Politiche, premiato da Storace con la nomina a direttore dell’Agenzia sanitaria regionale, noto nell’ambiente politico romano come «il pinguino», è andato a Gerusalemme per ribadire che lui le dichiarazioni sul fascismo come male assoluto «non le ha mai mandate giù». E che di una cosa è convinto: che la destra italiana non abbia avuto responsabilità nello sterminio di massa degli ebrei. Le leggi razziali? Un incidente di percorso, «il regime fascista le fece solo perchè trascinato dall’accordo della Germania con l’Italia». Anzi, «l’Italia anche fascista non condivise queste leggi e ricordo sempre che Almirante salvò alcuni ebrei dai quali venne aiutato nell’immediato dopoguerra».
La comunità ebraica, il centrosinistra e il candidato alla Regione Lazio Piero Marrazzo hanno immediatamente chiesto a Storace di dissociarsi. E a Gramazio di dimettersi. «Se ancora ce ne fosse stato bisogno – osserva l’europarlamentare Ds Nicola Zingaretti - quest’ultimo episodio dimostra che la destra al governo della Regione Lazio è foriera di valori e idee semplicemente pericolose. Non dimentichiamo, del resto, la recentissima adunata di nostalgici in un hotel romano per protestare contro il viaggio di Fini in Israele».
Ci sono volute ventiquattro ore prima che Storace rilasciasse una imbarazzata, laconica dichiarazione: «Che l’Italia negli anni del fascismo abbia conosciuto la vergogna delle leggi razziali e delle deportazioni è indubitabile. L’ho detto fin dal gennaio 2003, prima del viaggio di Fini a Gerusalemme e senza che nessuno avesse a che dire, e lo ribadisco oggi. E non possono essere le dichiarazioni di Domenico Gramazio a farmi cambiare idea». Né lui, presidente della Regione, proverà a farla cambiare a Gramazio, lasciandolo impunito, al suo posto.
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