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ALESSANDRO DAL LAGO
La destra al governo più torva e incompetente d’Europa, quella italiana, ha incassato in pochi giorni un buon numero di rovesci: la contestazione interna dei democristiani, la cacciata di Tremonti, lo stallo della devolution, il voto in commissione contro il Cda Rai e, da ultimo, la sentenza con cui la Consulta dichiara in larga parte illegittima la Bossi-Fini (e non parliamo delle figuracce in politica estera, dello sfascio dei sistemi giustizia e scuola, del disamore del ceto imprenditoriale ecc.).
Come dire che la famosa rivoluzione berlusconiana sta fallendo proprio nei suoi aspetti più demagogici, quali l’allegra finanza e il taglio delle tasse, il federalismo, il governo dei media e l’uso degli immigrati come spauracchio pubblico. Ma la sentenza della Consulta, più delle altre falle che crivellano la barca di centrodestra, rivela il vuoto di capacità tecnica che si apre sotto gli slogan populisti e qualunquisti di questa maggioranza.
In sostanza, sono dichiarati illegittimi due punti: il primo è quello che prevede il carcere per una mera contravvenzione, cioè il mancato rispetto, da parte del migrante, dell’intimazione di espulsione. Il giudice non può che far scarcerare il migrante, perché la legge non consente la detenzione per quello che non è un reato penale. Il secondo, più sostanziale, è l’oggettiva disuguaglianza davanti alla legge dello straniero espulso, che di fatto non può ricorrere davanti al magistrato contro il provvedimento.
Che i «legislatori», cioè i tecnici di partito che hanno elaborato la Bossi-Fini sotto la supervisione politica della Lega e di An, siano incorsi in queste topiche la dice lunga sulla qualità del ceto che ci sta governando.
IL MANIFESTO