Home > La provocazione di Le Pen
di Rosa Moussaoui
Sapientemente calcolata, la provocazione di Jean-Marie Le Pen sulle colonne di
Rivarol, giornale fondato nel 1951 da collaboratori del regime di Vichy, si aggiunge
ad un lungo elenco di propositi revisionisti e negazionisti spesso condannati
dalla giustizia. Dichiarando che "l’occupazione tedesca [in Francia] non é stata
particolarmente disumana", che "ci sarebbe molto da dire sul massacro di Oradour-sur-Glane" e
tentando di discolpare gli agenti della Gestapo, Jean-Marie Le Pen resta fedele
a sé stesso ed alle sue convinzioni, scommettendo sulle ricadute mediatiche dei
suoi propositi nauseabondi.
"Prima di tutto, Jean-Marie Le Pen obbedisce ad una logica di convinzione, analizza
il politologo Jean-Yves Camus, specialista dell’estrema destra presso il Centro
europeo di ricerca e di azione sul razzismo e l’antisemitismo.
Non si "sgarra" per vent’anni su questi argomenti senza credere a quello che si racconta." Obiettivo dell’estrema destra, pretendendo di banalizzare i crimini del nazismo: rendere giustificabile, ovvero positiva, la politica di collaborazione di Pétain e del regime di Vichy. Rompere quello che considera il "supremo tabù" é un obiettivo politico perseguito con costanza e coerenza da un’estrema destra francese di cui il pétainismo é una delle matrici. Con le loro dichiarazioni revisioniste o negazioniste, i leaders frontisti credono di poter rovesciare la storiografia della Seconda guerra mondiale, riscrivere la storia e riabilitare cosi’ la loro corrente politica di cui pensano che sia vittima di una "storia ufficiale".
Neppure il momento scelto dal capo del Fronte nazionale per rovesciare i suoi propositi nauseabondi é anodino, ad alcuni giorni dal 60° anniversario della liberazione dai campi di concentramento e di sterminio nazisti. Questa commemorazione assume un rilievo particolare: sarà una delle ultime occasioni per i sopravvissuti per testimoniare quello che fu la barbarie nazista. "Eppure, andando più lontano di Bruno Gollnisch, che aveva espresso in novembre propositi revisionisti sulle camere a gas, Jean-Marie Le Pen corre un rischio, spiega Jean-Yves Camus: quello di scioccare una parte del suo elettorato che, senza essere ostile al regime di Vichy, non per questo pensa che gli occupanti nazisti fossero gente corretta."
Altro obiettivo di un Fronte nazionale in calo e deluso dai suoi risultati nelle ultime competizioni elettorali: rimettersi al centro del gioco politico-mediatico. "Sulla costituzione europea come sull’adesione della Turchia all’UE il FN, al quale fa concorrenza Villiers, non si sente molto, prosegue Jean-Yves Camus. Le intenzioni di Jean-Marie Le Pen sono dunque quelle di proiettare il suo partito sulla scena, in prima fila." Il calcolo é semplice: più la provocazione sarà grossa, più le reazioni si scateneranno, più Le Pen farà parlare di lui, sperando cosi’ di guadagnare visibilità. Il leader frontista, d’altronde, non ha tardato ad accusare i media di "manipolazione" che vorrebbe "far tacere [il Fronte nazionale] nel dibattito sulla Costituzione europea".
Rompendo un consenso forte nella società francese come nel mondo politico, l’FN, seguendo una strategia classica dell’estrema destra, spera anche di distinguersi da quella che chiama "la banda dei quattro" oppure "l’establishment".
Questo ritorno al nocciolo duro dell’ideologia di estrema destra mostra a quel punto questo partito non cambi e resti uguale a sé stesso, conclude Jean-Yves Camus. Le velleità di uscire dal ghetto manifestate da Marine Le Pen appaiono per quel che sono: un’operazione cosmetica."
Tradotto dal francese da Karl&Rosa di Bellaciao
http://www.humanite.presse.fr/journal/2005-01-15/2005-01-15-454784