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Le dimissioni di Malinconico

par Redazione Contropiano

Publie le martedì 10 gennaio 2012 par Redazione Contropiano - Open-Publishing
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Prime grane "etiche" per il governo che doveva essere e sembrare composto da persone "al di sopra di ogni sospetto". Il sottosegretario Malinconico va a dimettersi da Monti.

È in corso a Palazzo Chigi un incontro tra il premier Mario Monti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Malinconico, dopo le polemiche per le spese all’hotel Pellicano di Porto Ercole nell’Argentario pagate da Francesco De Vito Piscicelli.

L’incontro sarebbe stato chiesto la scorsa settimana dallo stesso Malinconico, che avrebbe portato con sè la nota diffusa ieri dall’Ansa con la sua ricostruzione dell’accaduto. Nella nota l’ex presidente della Fieg spiegava di non aver «mai fatto favori ai personaggi coinvolti» e di aver appreso «solo ora che Piscicelli avrebbe pagato di propria iniziativa e per ragioni a me del tutto ignote alcuni dei miei soggiorni presso la struttura alberghiera».

La storia è ormai stranota. E quindi vi proponiamo, per sintetizzarla, i pezzi pubblicati oggi da Il Sole 24 Ore e Repubblica, chiaramente in difficoltà per questa "scivolata di srile" del governo da loro voluto e sostenuto.

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Hotel pagato da Piscicelli: bufera su Malinconico

di Marco Ludovico

ROMA - Una lunga nota come ultimo tentativo di difesa, ma la posizione del sottosegretario Carlo Malinconico è sempre più difficile, tanto che ieri in serata non si escludevano possibili dimissioni. La vicenda emersa dall’inchiesta sul G8, ora alla procura di Roma, vede Malinconico non indagato, finora, ma comunque negli atti giudiziari: perché tra il 2007 e il 2008 avrebbe soggiornato più volte, secondo gli accertamenti dei carabinieri del Ros, in un lussuoso resort in Toscana a Porto Ercole, Il Pellicano, a spese di Francesco Maria Piscicelli, l’imprenditore – difeso dall’avvocato Marcello Melandri – che sta parlando in questi giorni con gli inquirenti romani e che farebbe parte della cosiddetta «cricca». A palazzo Chigi si sta valutando con molta attenzione la situazione del sottosegretario, lo sta facendo lo stesso Mario Monti. E anche Pierluigi Bersani ha chiesto «spiegazioni».

Sulla vicenda giudiziaria in corso, Piscicelli ha raccontato ai pubblici ministeri che la presunta regalìa sarebbe stata un favore per Angelo Balducci – l’ex potente presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici – che gli era stato chiesto da Diego Anemone per gli affari della cricca.

I nomi sono tutti quelli già noti nell’inchiesta partita dalla procura di Firenze, poi passata a Perugia e infine approdata nella capitale. Ieri, in serata, con una lunga nota all’Ansa Malinconico ha replicato alle accuse di questi giorni. «Da qualche giorno notizie di stampa hanno dato risalto ai miei soggiorni all’Argentario nel 2007 e nel 2008, fino al punto di forzare la realtà degli eventi» sostiene il sottosegretario. Che non nega il rapporto con Balducci: «Sono stato segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri fino al 7 maggio 2008. Ho conosciuto l’ingegner Balducci quando questi era presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, ben noto, stimato e considerato in tutti gli ambienti istituzionali. Solo diversi anni dopo, nell’ambito di una vasta indagine di polizia giudiziaria, è emerso un intreccio insospettabile di rapporti che lo coinvolgerebbe. Ma negli anni 2007 e 2008 tutto ciò era inimmaginabile».

Poi aggiunge: «Per effetto del rapporto istituzionale allora vedevo come tanti in Balducci un collega di prestigio. Ribadisco di non aver mai fatto favori a lui né lui mai mi chiese di fargliene. Non ho mai conosciuto Anemone. Piscicelli mi è stato presentato quando, nell’estate 2007, fui invitato da Balducci a visitare alcuni rustici ristrutturati dallo stesso Piscicelli, che però non risultarono di mio interesse». Malinconico spiega: «Andai per la prima volta al "Pellicano" nell’agosto del 2007. Ci tornai all’inizio del maggio 2008 in concomitanza con la fine del mio incarico di segretario generale. In quella circostanza chiesi a Balducci la cortesia di effettuare la prenotazione che, in quel momento, risultava difficoltosa, in un albergo e lui lo fece con riferimento al Pellicano. Ricordo di averlo ringraziato per questa cortesia il 30 aprile prima di partire». E qui la parte più delicata, in cui Malinconico di fatto ammette ripetuti soggiorni pagati da altri: «Si sa che pagai una parte dei soggiorni. Mi fu detto dall’albergo che per i precedenti soggiorni era stato provveduto. Ma senza specificare da parte di chi. Pensai fosse stato Balducci e ugualmente insistetti per non gravare su quest’ultimo. Non ci fu modo di riuscirvi, sicché irritato cancellai le permanenze successive e non tornai più all’albergo».

Secondo l’ex presidente della Fieg «solo ora, a seguito delle indagini (di cui ho avuto conoscenza indirettamente) e alle dichiarazioni rese qualche giorno fa alla stampa apprendo che Piscicelli avrebbe pagato di propria iniziativa e per ragioni a me del tutto ignote alcuni dei miei soggiorni presso la struttura alberghiera. È mia ferma intenzione – annuncia così Malinconico – rimuovere tutti gli effetti di episodi da me non voluti né sollecitati. Ho già proceduto, quindi, a versare all’albergo l’intera somma dovuta con bonifico bancario, comunicando all’albergo stesso che ogni precedente pagamento disposto da altri deve considerarsi inaccettabile e privo di effetti». Non solo: «Per completa trasparenza e come deciso dall’attuale Governo, a breve presenterò la mia dichiarazione patrimoniale e reddituale dalla quale emergerà la piena rispondenza tra il reddito professionale dichiarato e la situazione patrimoniale».

Attenzione a Palazzo Chigi anche sulla posizione di Filippo Patroni Griffi, titolare della Funzione Pubblica: Patroni Griffi negli anni scorsi ha avviato e vinto un lungo contenzioso con l’Inps per acquistare un appartamento vicino al Colosseo senza che fosse considerato «di pregio»: a prezzo, quindi, di gran lunga inferiore a quello di mercato. E nella causa contro l’ente di previdenza Patroni Griffi era difeso anche da Carlo Malinconico.

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Quei politici a loro insaputa
di FRANCESCO MERLO

Doveva cacciarlo senza aspettare che montasse la vergogna e sarebbe stata alta politica se Mario Monti l’avesse licenziato in diretta tv. E invece Fabio Fazio, tra mille comode domande non si è ricordato (oops) di Carlo Malinconico Castrota Scandeberg. Ora dicono che Monti abbia finalmente avviato la procedura di dimissioni del suo nobilissimo sottosegretario all’Editoria ma già questa è un’idea barocca, un espediente doroteo per prendere tempo. Pare che lo abbia convocato stamani, ma avrebbe dovuto mandarlo via subito, ed è una brutta pagina quella intervista celebrativa di ben 40 minuti senza la domanda che qualunque italiano avrebbe fatto: "Cosa aspetta a far dimettere questo sottosegretario che, come nei film di Totò sull’aristocrazia, scroccava il conto dell’albergo sulle amate sponde dell’Argentario, 16mila euro per una settimana, proprio alla famigerata cricca di Stato sui cui appalti esercitava allora potere e parola"?

Farlo dimettere prima che glielo chiedesse l’Italia, di sinistra e di destra, sarebbe stata una prova di eleganza. Meglio: non chiamarlo al governo sarebbe stata una certezza di serietà, tanto più che Malinconico, ex segretario generale della presidenza del Consiglio, ex presidente degli Editori, interrogato dai magistrati si era persino, come Scajola, fatto grullo per farci tutti fessi. Anche lui "non sapeva" che il conto gli era stato offerto. E quando l’ha "scoperto" si è (ohibò) indignato: "Allora ho deciso che non avrei più messo piede in quell’albergo!". Già, cos’altro poteva fare questa ennesima povera vittima della solita ferocissima banda dei saldatori di conti altrui?

A pagare i 16mila euro fu, nientemeno, Francesco Maria de Vito Piscicelli, esponente di un’altra "cavalierissima" famiglia caduta da cavallo. Il conte Ciccio Piscicelli è quello che la notte del 6 aprile 2009 rise beato alla notizia del terremoto dell’Aquila pregustando grandi affari sulla carne dei morti. Più recentemente portò mammà la contessa al ristorante in elicottero sulla spiaggia dell’Argentario (rieccolo), che è un altro luogo eletto dell’Italia all’arraffo, quella dei magici appuntamenti al tramonto, relax e aperitivi all’hotel Pellicano: "Mi raccomando, non è che si distraggono e gli fanno pagare il conto?" chiede allarmato Anemone a Piscicelli. E nel linguaggio "ahum ahum" della cricca, Malinconico diventa "M", ma è una "eemmee" masticata e mimetica che all’orecchio sospettoso del maresciallo suona invece chiara e rivelatrice. Insomma ottiene, nell’intercettazione, l’effetto contrario: "Va fatta una reservazione... per quel signor Carlo..., con la "M" il cognome, no?". Malinconico, appunto.

"Il signor Carlo M" in un primo momento aveva dichiarato di avere pagato: "Sono stato presentato all’hotel "Il Pellicano" dall’ingegner Balducci che ricopriva carica istituzionale (presidente del Consiglio dei lavori pubblici, ndr). Non conosco invece l’imprenditore Anemone. Ricordo comunque di avere pagato per i miei soggiorni a "Il Pellicano", pagamenti di cui sono in grado di recuperare le ricevute fiscali". Ma poi con i giudici preferì sfidare l’irrisione e ricorrere al candore pur sapendo bene che i verbali non sono sketch della commedia all’italiana. E va bene che Malinconico è un fine giurista, tecnico del diritto e multiprofessore, ma l’astuzia minchioneggiante come linea di difesa è la stessa adottata da Scajola, beneficiato a sua insaputa.

C’è anche la registrazione di una telefonata di Carlo M. a Balducci: "Pronto". E Balducci con tono accogliente e festoso: "Professore". "Ti chiamavo innanzitutto per il piacere di sentirti e per ringraziarti". "Che, scherzi?". "Perché poi Lillo oggi mi ha detto che... Insomma ti aveva... E tu avevi poi dato... Tutto a posto". "Ci mancherebbe". "Grazie veramente, benissimo". "Ottimo il tutto". Di che parlano? Boh. Sono telefonate di reticenza e di intesa, il galateo applicato al sotterfugio, l’inciucio educato: c’è un evidente sforzo di non dire quello che stanno dicendo. Fossero scritti, sarebbero pizzini con gli svolazzi. Anzi, visti i quattro quarti di nobiltà, pizzini in carta filigranata con lo stemma e con le cifre, come le mutande di Italo Bocchino all’Argentario.

E forse non parlano del soggiorno del signor Carlo M all’hotel Pellicano, forse Malinconico gli è grato per qualcos’altro. Sicuramente, visto il ruolo che ricopriva, era in conflitto di interessi. E quei 16mila euro, al di là dell’aspetto penale, sono un peccato mortale di stile e di decenza e dunque un campanello, un’orma da seguire con attenzione nella lunga carriera di un potente appartato , un potente "vero" verrebbe da dire, carriera di avvocato dello Stato, autore ricercatissimo di arbitrati borderline e geniali assistenze vincenti come quella che ha permesso all’altro sottosegretario, il suo amico Patroni Griffi (ancora un titolato) di comprare casa al Colosseo a un prezzo di evidente e dunque sospettabile favore. Certo, questa antropologia non esibisce la sgargiante spavalderia dei semivip e dei vip dei Parioli a Cortina. Malinconico è stato per tutta la sua vita professionale un tecnico dell’amministrazione, un professore e un magistrato. Ha esercitato il potere dentro i ministeri e la presidenza del Consiglio in ruoli vitali ma riposti, come richiederebbe la sua stessa antica nobiltà, discendente dagli eroi albanesi.

Non ti aspetti dunque che nell’educazione più raffinata ci sia la stessa Italia all’arraffo che stava dietro gli sguaiati arroganti e i furbetti, a riprova che lo stile sobrio - e lo dico per mettere in guardia me stesso innanzitutto - non è di per sé sinonimo di moralità. Gli annali della polizia sono pieni di delitti eleganti.

Ecco perché Fazio avrebbe dovuto fare la domanda sulle dimissioni necessarie di Malinconico e Monti avrebbe dovuto ammettere l’errore, la leggerezza, la macchia nell’immacolata fedina del governo che pretende di restaurare anche l’etica e il gusto nazionali, vuole aggiustare l’Italia e gli italiani. E meglio ancora bisognava chiedere a Monti come mai non si era accorto di nulla, come mai nessuno gli aveva detto quel che era stato pubblicato dai giornali, e primo fra tutti da Repubblica già nel 2010. Ma forse è adesso che Monti sta leggendo i giornali italiani, e meno male, visto che appena insediato dichiarò di leggere solo quelli stranieri. Ora forse si è abituato e dunque ha capito che la richiesta di dimissioni non è legittimata solo dalla convenienza politica di parte, che comunque è lecita. Forse c’è qualcuno, a destra o all’estrema sinistra, che specula e legittimamente strumentalizza l’idea, purtroppo per tutti noi convincente e vincente, che la colpa in politica è sempre del padrone e mai del cameriere. Ma Monti non può sottrarsi a questa logica della politica proprio ora che con la politica ha cominciato a sporcarsi, "parcondicionandosi" per esempio da Vespa a Fazio, e speriamo che il prossimo non sia "Cortinaincontra".

Tanto più che Malinconico è stato anche presidente della Fieg che è un sindacato padronale, una corporazione, come quella dei tassisti o dei notai, e nel governo che ha dichiarato guerra alle corporazioni è in pieno conflitto di interessi. È infatti il sottosegretario all’Editoria, vale a dire l’erogatore di sovvenzioni ai giornali. Ed è sottosegretario proprio di Monti, uomo di fiducia del capo del governo. Monti si liberi stamani stesso, di buon mattino, dell’uomo che più degli altri sottosegretari e più ancora di un ministro ha il diritto di decifrane il codice e il dovere istituzionale di rappresentarlo sempre e dovunque si trovi, anche all’hotel Pellicano all’Argentario, sul dolce e nobile declivio dell’Italia all’arraffo.

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  • Quello che mi fa inc..are è che ci vogliono sempre prendere per i fondelli( per essere educati). Malinconico prima sostiene di essere stato in questo albergo ma di non sapere chi avrebbe pagato il conto come se fosse una cosa normale che qualcuno a tua insaputa paga una decina di migliaia di euro ad un albergo dove stai alloggiando, poi cambia versione e sostiene di aver detto a Balducci di prenotare l’albergo come se Balducci fosse la sua segretaria o il titolare di una agenzia di vacanze e di " pensare" che forse aveva pagato lui ma sempre senza saperlo veramente nè chiedendolo a lui, poi che aveva cercato di pagare ma senza riuscirci sempre come se fosse una cosa normale e poi che tanto " non aveva fatto favori a questi imprenditori che avevano pagato dimostrando quindi di sapere chi erano.Ma veramente ci vuole prendere per il cu...?Un imprenditore regala decine di migliaia di euro per mera liberalità, senza aspettarsi cioè una contropartita?A me non è mai capitato che un noto imprenditore mi abbia pagato le vacanze in un lussuoso resort per "mera liberalità" ed a voi?Non ho fatto favori dice Malinconico, ma ci fa o ci è?Non sa che spesso, al suo livello, i favori sono sia positivi( per l’aggiudicazione di appalti) sia negativi( non bloccare appalti o non fare controlli)?michele

  • vorrei fare una domanda:Malinconico sostiene che per un (alto) dirigente pubblico non è reato accettare "regali" di decine di migliaia di euro da noti imprenditori che, guarda caso, vivono di ricche commesse pubbliche..ma allora cosa lo è?michele